mercoledì 2 febbraio 2011

I non richiesti consigli costituzionali del Fundador.


 Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Caro FS,
segnalo questo articolo di Gianfranco Pasquino, politologo dell'Università di Bologna, sull'ultimo domenicale di Eugenio Scalfari. Il giudizio non è tenero.
Giorgio
Caro Giorgio, grazie per il contributo di cui propongo, qui di seguito, l'inizio. FS
Dopo avere brillantemente esautorato, nel suo chilometrico editoriale di domenica scorsa, il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani incoronando al suo posto Walter Veltroni, autore, come non sempre gli riesce, di un’irresistibile affabulazione al Lingotto, luogo simbolo della cavalcata che fruttò a Berlusconi la più massiccia maggioranza parlamentare del dopoguerra, Eugenio Scalfari elargisce un non richiesto consiglio costituzionale al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Già nel passato, abitualmente contro Bettino Craxi, il fondatore di “Repubblica” aveva variamente dato vita virtuale, secondo il suo mutevole umore, a governi tecnici, ma soprattutto a governi dei “migliori”. (prosegue qui)

2 commenti:

capitan harlock ha detto...

io leggo in quest'ottica, di risposta ai consigli non richiesti nella lenzuolata di Scalfari di domenica, anche le parole di Napolitano di stamattina "Non è il mio compito interferire nella dialettica politica".

Fabio P. ha detto...

OT: Segnaliamo che anche oggi si è riprodotto il miracolo della comprensibilità di Arbasino. Cosa che succede sempre e solo quando tira in ballo la grana. Per la quarta volta negli ultimi mesi, il Casalingo di Voghera utilizza carta preziosa per protestare contro tutti quelli (due o tre al giorno, ohibò) che lo chiamano per chiedergli interventi e articoli del tutto gratuiti, mentre artisti, musicisti e cazzabubboli vari vengono lautamente pagati. E visto che per chiedere i soldi bisogna farsi capire, ecco che Arbasino diventa improvvisamente comprensibile. Ma non temete, alla prossima paginata sui musei di qualche capitale straniera si ricomincerà a non capirci la consueta cippa.