sabato 16 aprile 2011

PPR sostiene la candidatura di Vittorio Arrigoni al Nobel per la pace.


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8 commenti:

Frank57 ha detto...

Già iscritto e accanito sostenitore. Speriamo di riuscirci.

Carmen ha detto...

I premi nobel non possono darsi postumi.

Stefano ha detto...

Come si può candidare al Nobel per la pace uno cge definisce gli israeliani "ratti"?

Enrico Maria Porro ha detto...

carmen, sei sicura? se è così cambiamo la regola :-)

Carmen ha detto...

Sì, ne sono sicura: There is one posthumous Nobel Peace Prize, to Dag Hammarskjöld in 1961. From 1974, the Statutes of the Nobel Foundation stipulate that a Prize cannot be awarded posthumously, unless death has occurred after the announcement of the Nobel Prize. Before 1974, the Nobel Prize was also awarded posthumously to Erik Axel Karlfeldt (Nobel Prize in Literature 1931).

Frank scriveva una cosa giusta, non c'è stato il tempo di conoscerlo meglio questo italiano così bello, così poco medio, così incomprensibile.
Giustissimo il desiderio di salvarne il ricordo ma iniziative esagerate e un po' insensate non aiutano.

Frank57 ha detto...

@Carmen, perchè scrivi di "iniziative esagerate e un po' insensate"?
Come si potrebbe tutelarne il ricordo? Perchè tra breve cadrà nell'oblio per la generalità delle persone.
Io penso che occorrano segnali forti, soprattutto di coerenza e testimonianza delle persone. E Vittorio Arrigoni ha testimoniato fino al massimo sacrificio. Lui mi rende orgoglioso di essere italiano. Come ha osservato Enrico: "cambiamo la regola". O no?
Certo se poi penso che il Nobel per la pace è stato assegnato a Obama (già apprezzato per la sua elezione), magari sulla - come dire? - fiducia, in prospettiva, mentre ora appare un po' stridente, non sarebbe compatibile con ciò che ha fatto in vita Vittorio Arrigoni?
Però, visto che sei tra le partecipanti a questo blog tra le più attente e intelligenti, la tua valutazione merita la massima attenzione.

Gabriele ha detto...

Scusate, però. A me non me ne frega niente di sionismo e antisionismo e fregnacce assortite. E credo che Israele, con i dovuti toni possa benissimo essere criticato senza che sia antisemitismo (cosa che mi fa vomitare come parecchi degli anti-ismi).
Però ad Arrigoni va il mio massimo rispetto per le cose che faceva, un po' meno per quelle che diceva. E su Israele ne ha dette di pesantissime. Saranno state motivate dal suo temperamento e dalla rabbia per aver visto le violazioni della dignità umana che Israele sa attuare verso certa gente. Non discuto questo.
Discuto che la mia idea di un pacifista è un'altra, è quella di chi non sposa la causa di una parte, ma quella di tutti e di nessuno, cioè quella della pace. I palestinesi qualche colpa dell'attuale situazione l'avranno poi, no? Per Arrigoni no, mi pare di capire - e se non è così mi scuso - che le colpe stessero tutta da una parte e le ragioni tutte da un'altra, e difendesse questa tesi con toni accesi. Ma questo non è pacifismo, è attivismo politico. Dignitosissimo, rispettabilissimo, magari anche condivisibile (credo che Israele abbia la maggior parte delle colpa in questa situazione, ma non tutte), ma non è pacifismo. Pacifismo lo fa Emergency, che cura tutti i feriti senza badare di che parte siano.
Per cui non firmo un bel nulla per il Nobel in suo favore. Ne onoro e rispetto la memoria, come di chi è morto in certe situazioni (essendo stato amico di Baldoni parlo per dolore personale), ma non altro

Geppo ha detto...

Gabriele, il pacifista che hai in mente tu è un tonto e pure un ipocrita. Fingendo di non vedere le ingiustizie per perseguire un ideale di terzismo sul modello del Corriere della Sera («magistrale» in questo senso il corsivo dell’ineffabile Battista su Arrigoni), ossia di cerchiobottismo, non si promuove la pace.

Israele sta compiendo un genocidio, nel quale le forze in campo sono palesemente impari: da un lato le milizie di Hamas, che hanno l’unica arma del sacrificio di sé; dall’altro la mostruosa macchina da guerra israeliana: incrociatori, elicotteri Apache, droni, macchine di morte sofisticate e precisissime. Per non parlare del cinismo dei soldati, capaci di ammazzare a sangue freddo persino i bambini.

Solo di fronte a questa palese sproporzione di forze, non si potrebbe non parteggiare per la parte piú debole. Ma c’è di piú: allo squilibrio militare si aggiunge un embargo severissimo e odioso e continui bombardamenti, incursioni, violazioni territoriali, che rendono la vita dei palestinesi un inferno in terra. I palestinesi della striscia di Gaza non possono pescare nelle proprie acque territoriali se non a rischio della vita o, quando gli va bene, del sequestro del peschereccio, l’unico loro mezzo di sostentamento. I contadini che vivono nelle cosiddette «buffer zones» sono presi di mira dai cecchini. Gli abitanti della Cisgiordania sono pestati, uccisi, con il loro bestiame e le loro terre, dai coloni, con la connivenza del governo israeliano. Inoltre, debbono attraversare decine e decine di posti di blocco anche se trasportano feriti o malati da ricoverare in ospedale.

Questa è la situazione. Il terzismo in questo caso significa complicità coi crimini di Israele.