Cesare Segre scrive sul Corriere della Sera che la poesia “Lucca” di Ungaretti è bruttina. Sarà bello lui. Sarà bello parlare, come al solito e come sempre, insopportabilmente, di cibo.
non sono un poeta né un fine letterato, ma nemmeno a me la poesia è piaciuta. né dal punto di vista formale (quella metrica... bleah), né sotto il profilo sostanziale (mi comunica davvero poco). è come se ungaretti avesse dovuto svolgere un componimento intitolato alla sua città e non gli fosse giunto dall'animo in modo spontaneo.
e poi quella lucca che descrive è una lucca fuori dalla realtà. oggi forse non è più così (i prezzi in centro storico sono così elevati...), ma all'epoca in cui scriveva la poesia, la frase "in queste mura non ci si sta che di passaggio" non aveva proprio senso. sarà probabilmente un luogo metaforico, il distacco SUO (di ungaretti, intendo) dalla città di cui gli parlava la madre e che lui non conosceva ancora, ma davvero è una frase senza senso per il carattere dei lucchesi, di quei lucchesi inventori del detto "meglio un morto in casa che un pisano alla porta" proprio perché in quelle mura ci volevano stare e per sempre, non di passaggio.
1 commento:
non sono un poeta né un fine letterato, ma nemmeno a me la poesia è piaciuta.
né dal punto di vista formale (quella metrica... bleah), né sotto il profilo sostanziale (mi comunica davvero poco).
è come se ungaretti avesse dovuto svolgere un componimento intitolato alla sua città e non gli fosse giunto dall'animo in modo spontaneo.
e poi quella lucca che descrive è una lucca fuori dalla realtà. oggi forse non è più così (i prezzi in centro storico sono così elevati...), ma all'epoca in cui scriveva la poesia, la frase "in queste mura non ci si sta che di passaggio" non aveva proprio senso. sarà probabilmente un luogo metaforico, il distacco SUO (di ungaretti, intendo) dalla città di cui gli parlava la madre e che lui non conosceva ancora, ma davvero è una frase senza senso per il carattere dei lucchesi, di quei lucchesi inventori del detto "meglio un morto in casa che un pisano alla porta" proprio perché in quelle mura ci volevano stare e per sempre, non di passaggio.
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