Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Da una decina di giorni la rubrica di posta di Piero Colaprico (dorso milanese) è tempestata di lettere di gente che si lamenta di come scrivono male o sciattamente i giornalisti (tutti, compresi quelli di Repubblica). Ha iniziato una che si è lamentata dell'eccessivo uso di "mozzafiato", Colaprico l'ha rintuzzata e ne sono arrivate tante altre che protestavano per l'uso inflazionato o scorretto di "piuttosto che", "assordante silenzio" eccetera eccetera. Molto interessante.
Gabriele
3 commenti:
Quelli che dicono "piuttosto che" nel senso di "oppure" vanno subito rieducati sul posto con un grosso randello, insieme a quelli che dicono "e quant'altro" al posto di "eccetera". Il fatto che in genere si tratti di milanesi non è un caso, anzi è un'aggravante
Sul Venerdì (p. 111) la prosa agée di Piero Ottone ci restituisce il senso originario del "piuttosto che": "siamo vicino alla Grecia e al Portogallo PIUTTOSTO CHE alla Francia". Finalmente
Un vero piacere leggere questa lettera (e grazie a Gabriele per la segnalazione).
PPR ad honorem per il lettore.
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