Riassunto delle puntate precedenti.
Ieri Concita scriveva così nel consueto editoriale sull'Unità:
Vengo dunque piuttosto alle notizie cosiddette ufficiali, alle agenzie di stampa che rilanciano rielaborandole certe fonti anonime per dare per certo il passaggio di mano alla direzione di questo giornale. Il mio contratto non è 'in scadenza', come direttore non ho ricevuto comunicazione alcuna, l'unico titolato a darmi indicazioni in questo senso è il mio editore esattamente come è avvenuto all'atto della mia nomina. Lui e non altri.Sempre ieri, il Giornaledifamiglia pubblicava soddisfatto questa notizia in prima:
L'editore è naturalmente libero di affidare il giornale a chi crede in qualunque momento e se questo dovesse avvenire, al contrario di quel che abitualmente vedo ed ho visto accadere in passato, non griderei al sopruso né al martirio, lo troverei l'esercizio di un diritto. Chiederei come ho sempre chiesto per tutti in questi anni il rispetto delle regole: abbiamo attraversato lo stato di crisi aziendale rispettando con coscienza i patti che avevamo firmato, abbiamo combattuto le rendite di posizione, abbiamo messo in sicurezza i precari di antica gestione, non ne abbiamo creati di nuovi, abbiamo sostituito le maternità, abbiamo osservato con rigore la legge.
I contratti e le leggi valgono per tutti. Detto questo la mia vicenda personale non ha alcun interesse se non fosse per le voci a cui in questi anni il giornale che ho diretto ha dato voce. Una moltitudine di persone che abbiamo lasciato sempre completamente libere di esprimersi nella convinzione che il dialogo e non la censura avrebbero contribuito a fare più forte l'opposizione al regime mediatico affaristico di B.
Il confronto e non l'ortodossia. La critica e non la piaggeria. Abbiamo parlato a mondi diversi e sconosciuti ai giornali e alle segreterie di partito, abbiamo avuto risposta. E' a loro che mi rivolgo oggi. Questo giornale è vostro, finché io sarò qui sarà il luogo aperto del confronto. Mi auguro che continui ad esserlo comunque, qualunque cosa accada. Diciamo pure che sono fiduciosa. In ogni caso, come sapete e come noi sappiamo, il tempo dei diktat è finito: ci sarà sempre un posto dove trovarsi, sapremo sempre come e dove far valere i nostri diritti, reclamare la nostra dignità, esercitare la nostra passione.
Oggi, invece, sull'Unità il dolce editoriale è stato sostituito con un comunicato ufficiale che inizia così:
E adesso scatta l'operazione Porte aperte alla Renault (per gli amici Porte aperte alla Repubblica).
Intanto il primo sassolino l'ha lanciato proprio Concita che ieri, sulla sua pagina Facebook, ha postato un video in cui Penelope Cruz interpreta una canzone dal titolo "Volver". Traduzione: "tornare" (a Repubblica?).
(ringraziamo Riky per la collaborazione)
4 commenti:
Più che "Volver" è "A volte ritornano"...e con la De Gregorio è una di quelle.
Farà per un po' l'editorialista e poi zac!, come per incanto diventerà vice direttore...come se 4 già non bastassero...Si creerà l'ennesima claque e tutti contro tutti.
Se ne sentiva la mancanza.
Mi sento come il "Viandante sul mare di nebbbia" di Caspar D. Friedrich....
Rastignac
Caro rastignac, un ritorno coi fiocchi!
battaglie e tempeste scatenate sui vari blog per la Direttorissima
http://leonardo.blogspot.com/
http://www.francescocosta.net/2011/06/19/lunita-prima-lunita-dopo/
http://www.mantellini.it/
ma sono molto contenta che torni a Rep :-)
Mi dispiace che Concita debba lasciare l'Unità (un giornale che si indebolisce non rappresenta mai una buona notizia), anche se sono lieto di sapere che è sulla strada di ritorno verso casa.
Spero però che Ezio Mauro non la chiuda in una gabbia a scrivere editoriali (come pronostica l'amico Rastignac), ma la mandi in giro a raccontarci l'Italia odierna. Ne abbiamo un gran bisogno.
Riguardo ai vicedirettori, vorrei chiedere a Rastignac quali sono i settori del giornale che ciascuno di loro sovrintende. Giusto per capire almeno come sono ripartite le deleghe.
Sempre a proposito di vice-direttori, vorrei ricordare che ogni lunedì le edizioni locali di Roma e Milano sono ammorbate dalla fastidiosa rubrichetta "Capitali" di Cresto-Dina che veicola testardamente amenità a profusione.
Oggi, ad esempio:
Appia antica, nella notte di luna rossa. Di fronte alla tomba di Cecilia Metella ci sono un ragazzo e una ragazza. Sono accovacciati accanto alla porta della chiesa di San Nicola a Capo di Bove. Sussurrano, ma nel silenzio quasi assoluto della notte e del luogo le loro parole vanno lontano. Rimbalzano chiarissime nell’aria, chiunque appostato nei pressi le potrebbe rubare. I prati e i cipressi sembrano dipinti eppure c’è qui un non so che di selvaggio che regala un senso di estraniamento dal tempo che si vive.
Perché?
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