Aveva appena finito di dire, nelle sue prime dichiarazioni, che l’obiettivo del suo prossimo dicastero sarebbe stato quello di ricomporre i rapporti tra politica e giustizia. Parola di Francesco Nitto Palma, l’uomo cui Berlusconi ha deciso di affidare il ministero di via Arenula. Uno a cui non un solo ministro ha fatto gli auguri. Neppure il suo predecessore Angelino Alfano. Detto fatto. Il governo ha messo al Senato la fiducia sul processo lungo. Contro il quale, a palazzo Madama, ex magistrati del rango di Gerardo D’Ambrosio, Felice Casson, Silvia Della Monica, Alberto Maritati, Gianrico Carofiglio, tutti del Pd, un intellettuale come Pancho Pardi e un avvocato come Luigi Li Gotti dell’Idv, per due giorni hanno spiegato in aula le tremende contraddizioni. Ne basti una per tutte: se avvenisse un delitto o uno scontro gravissimo in uno stadio di calcio, le difese, nel corso del processo, potrebbero citare come testimoni tutti quelli che stavano vedendo la partita in quel momento.
Non basta. Dice Pardi che questa è “giustizia di classe”. E lo è, perché solo chi può permettersi avvocati alla Ghedini può anche avere maggiori chance nel dibattimento per farsi valere.
Ma è la coincidenza tra il nuovo ministro e l’ennesima fiducia al Senato su una legge ad personam per il Cavaliere che la dice su chi comanda. Solo Berlusconi. Gli altri, Guardasigilli compreso, sono solo marionette. Si mettano tranquille le toghe. Tutto continuerà ad andare per come va dal 2008. Male.
giovedì 28 luglio 2011
Da Alfano a Nitto Palma: tutto è cambiato, niente è cambiato.
Dal blog di Liana Milella su Repubblica.it:
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