giovedì 4 agosto 2011
Gli scheletri nell'armadio della direttora easy.
A proposito del ritorno di Concita De Gregorio a Repubblica, pubblichiamo questo articolo che abbiamo trovato sul blog Errori di Stampa:
La "direttora easy" torna a La Repubblica
“Concitina”, “Antonia Gramsci” e tanti altri soprannomi accompagnano la vita pubblica di Concita de Gregorio da quando ha preso le redini del giornale fondato da Antonio Gramsci, l’Unità che ha informato e caratterizzato gli attivisti del Partito Comunista Italiano per mezzo secolo scorso e che, dopo la nascita del Pd è stato considerato dagli stessi neo-democratici, una zavorra del passato, una “colata di piombo” inutile e troppo vetero comunista per essere rappresentativa del nuovo corso del centro sinistra italiano.
Concita a questo serviva, per svernare l’organo dl partito comunista e portarlo in vetrina con la veste di una pubblicazione fresca, leggibile ed "easy" come richiede il mercato. Attenta al precariato, sensibile alle tematiche femministe, sociali e di tutto ciò che riguarda il “maledetto” mondo del lavoro, Concita era vista anche dai redattori come una sorta di “Messia di genere”, che avrebbe salvato tutti, giornalisti, collaboratori e lettori. Così, però non è stato.
Ora lei se ne va verso La Repubblica, lasciando dietro di se solo tante speranze e poche cose fatte. La campagna editoriale per lanciare il nuovo formato era l’esatto contrario di quello che poi ha denunciato e bigottamente censurato nei comportamenti del Premier: una minigonna di jeans, con l’Unità nella tasca dietro e l’invito ad essere “easy”. Non solo. Visto che la Concita è sensibile ai temi del precariato, non ha mosso ciglio quando l’amministrazione ha deciso di chiudere le redazioni locali del giornale o quando addirittura su Roma hanno chiuso la cronaca locale. Che importa? Basta che il giornale abbia l’aria easy di una sinistra sbarazzina ma sempre impegnata sul sociale.
Collaboratori storici, precari veri dell’informazione, ancora aspettano che le vane promesse si trasformino in realtà e si materializzi il miraggio di esser considerato un giornalista anche da chi dà lavoro. Ma non è stato così. come in ogni luogo, e non fatto salvo il tempio della meritocrazia e del rispetto dei lavoratori, vanno avanti nomi legati ancora al passato del partito, del sindacato e del Parlamento. Poco importa se le pagine sono riempite da collaboratori sfruttati dal ”padrone“, tanto il giornale basta che sia easy.
E quindi, vista la malaparata e l’oggettivo fallimento del suo progetto milionario che ha mantenuto solo la precarietà preesistente, Concitina scrive un articolo (il 16 giugno, ndr) nel quale si lamenta di essere stata bloccata nel suo mestiere addirittura da Palazzo Chigi (se l’hanno chiamata lo saprà il nome del suo interlocutore. Lo dicesse). Perché lei lo sapeva da tanto dell’affare Bisignani. Recitata la parte della martire (ma bravissima perché fa la direttora con prole), se ne va a La Repubblica, lasciando un glorioso giornale colpito al cuore in nome dell'easy.
Francesco di Majo, 18/6/2011
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1 commento:
A parte le virgole a casaccio e qualche strafalcione ("dietro di se"), se davvero l'ha scritto il 18 giugno ha fatto un scoop!!!
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