sabato 6 agosto 2011

Gli schiaffoni di Repubblica a Berlusconi.

Su Repubblica di ieri, nelle pagine in cui si parlava della grave crisi economica che sta investendo il mondo e l'Italia in particolare, è stato un susseguirsi di schiaffoni e malrovesci indirizzati al premier. Ve ne segnaliamo i cinque più significativi.

Lo schiaffone del Diretùr in prima pagina:


Lo schiaffone di ellekappa a pagina 6:


Lo schiaffone di Liana Milella che conclude così il suo pezzo a pagina 11:


Lo schiaffone di Sebastiano Messina nel suo Bonsai di pagina 12:


Lo schiaffone dell'economista Nouriel Roubini a pagina 13:

Fossimo nei panni del premier, ci dimetteremmo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

http://blog.ilgiornale.it/porro/2011/08/05/che-succede-sui-mercati-2/

Anonimo ha detto...

Caro anonimo, troppo comodo linkarci sul blog di Porro, che tra l'altro sostiene che l'europa tutta ormai è "malata" e che "solo uno sprovveduto può legare la questione ai soli affari di casa nostra". Non è così.
Sostenere che le tensioni finanziarie in borsa non siano generate dalle pessime manovre finanziarie che gonfiano il debito pubblico, non favoriscono la crescita e aumentano sempre le tasse è la più grande bugia che si possa dire a un lettore. Che i mercati non credono alla recente manovra approvata che avrebbe dovuto "salvare l’Italia", è palese. Non è un caso che lo spread BTP/Bund ha chiuso questa settimana a 390 punti, mentre avrebbe dovuto scendere almeno a 250 per fare un sospiro di sollievo e dire "pericolo scampato". Perché non ci credono? Perché è una manovra fatta quasi esclusivamente di aumenti di tasse senza tagli di spesa, e che quindi deprimerà la crescita, condizione fondamentale per calmare il debito pubblico. Non solo, ma questi aumenti di tasse colpiranno più i poveri e la classe media.Si poteva tagliare qualcosa per evitare di aumentare le tasse? Certo. Tipo i tagli ai costi della politica quali l'abolizione o riorganizzazione delle province (lasciando solo la parte amministrative ed eliminando quella politica); taglio dei parlamentari (non degli stipendi ma del loro numero); dei vitalizi per gli ex parlamentari; tagli degli stipendi ai livelli più alti della burocrazia statale e poi le pensioni: anticipando la misura per il pensionamento della donne e inserendo una forma di indicizzazione delle pensioni in base alla crescita del PIl come succede in Svezia. Per non parlare delle superpensioni che vengono erogate senza alcun collegamento con i contributi versati.
Invece niente. Il Parlamento ha varato una manovra che non elimina le distorsioni del mercato, che non taglia l’alimentazione ai parassiti del Paese, che non liberalizza, che non privatizza. Resta tutto come prima, l’unica differenza è che chi meno ha, paga più tasse. Alla faccia della manovra che "avrebbe dovuto salvare l'Italia". Ma di cosa stiamo parlando?

Enrico Maria Porro ha detto...

Vorrei precisare che il Porro a cui fa riferimento il secondo anonimo, non sono io, ma il mio omonimo vicediretùr del Giornaledifamiglia.