Barbapapà ha scritto un commento sull'articolo di Elsa Fornero apparso sabato scorso sulla prima pagina di Repubblica.
Caro Feticista Supremo,
Mario Missiroli, celebre direttore del Corriere della Sera degli anni Cinquanta, amava ripetere che “niente è più inedito della carta stampata”. Repubblica ce ne ha fornito una prova sabato scorso, quando ha sparato in prima pagina un articolo di Elsa Fornero sulla riforma della previdenza, scritto prima della sua nomina a ministro del Welfare.
Perché dico questo? Perché le idee espresse dalla Fornero in questo articolo (metodo contributivo pro-rata per tutti, uscita flessibile dal lavoro tra i 63 e i 70 anni con meccanismi di disincentivazione/incentivazione) sono le medesime da lei pubblicizzate nel corso di questi anni, a partire dalle colonne del Sole 24 Ore. Ancora la scorsa estate, nel pieno della crisi del debito sovrano italiano, la Fornero aveva ribadito più volte queste proposte. Talmente convincenti che sono state successivamente riprese sia da Scalfari che da Giannini in due editoriali, senza particolari elaborazioni al riguardo (nel senso, che non si sono sforzati di spiegare il senso dell’applicazione del metodo contributivo pro-rata).
Ancor più surreale il tutto se si pensa che dall’insediamento dell’Esecutivo Monti le idee della Fornero sono state quotidianamente riportate da tutti i giornali, Repubblica compresa, con corredo di commenti delle parti politiche e sociali.
Esilarante poi il fatto che il giorno dopo il giornale abbia comandato la brava e incolpevole Annalisa Cuzzocrea a recuperare al riguardo un po’ di pareri sparsi dei partiti e dei sindacati, come se l’articolo avesse improvvisamente rivelato idee nuovissime…
Insomma, idee presenti nel dibattito politico italiano da diverso tempo sono state sparate da Repubblica sabato scorso come fossero una novità assoluta.
La verità è che Repubblica, sulla questione pensioni, è passata da una divulgazione molto sintetica delle proposte, che dava per scontate una serie di informazioni preliminari, alla riproposizione, a mo’ di megafono, della posizione del ministro lasciando a quest’ultima il compito di coprire le lacune informative del giornale.
E’ uno scoglio ancora troppo imponente da superare per Repubblica, quello dell’informazione sulle questioni rilevanti che dovrà affrontare il governo Monti. Non riesce, il nostro giornale, a trovare un giusto equilibrio tra la auspicata semplicità espositiva e la volontà di essere esaustivi su temi complessi. Basti pensare al dossier, che campeggia sul sito internet da sabato scorso, sulle proposte del Governo sui vari macro-temi: 10-20 righe e via andare che non rendono giustizia alla complessità dei temi e alla importanza degli interessi in gioco (esempio: le rendite di posizione da smantellare con le liberalizzazioni). Ma perché non si chiede ad un giornalista serio e preparato come Maurizio Ricci di occuparsi per bene di ciascuna questione? Troppo complicato?
Avrei anche da ridire sul silenzio con cui sono state accolte le nuove tensioni sui titoli di Stato italiani: nessun aiuto informativo ai lettori-risparmiatori negli ultimi giorni. Diversamente da quanto sta meritoriamente facendo il Corriere della Sera. Ma preferisco fermarmi qui, per carità di patria.
Barbapapà
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