Saverio Tutino e Lucio Magri erano giovani e belli. Di Saverio sono stato amico, di Lucio no, avemmo rivalità sdegnose che il tempo avrebbe mostrato buffe e sprecate. A dividerci c’erano dieci anni e altri dieci, un’enormità, allora, una bazzecola poi. Quando ci si commuove per la morte di persone con cui abbiamo condiviso, oltre a un lungo tratto di tempo, il proprio pezzetto di mondo, si diffida sempre che sia perché è alla morte nostra che pensiamo, se non a rallegrarci della vita che a noi resta, come se fosse la contropartita statistica di quelle che se ne vanno. Però è anche il contrario, che il capriccio dei turni di commiato, diventati così frequenti, spinge a immaginarsi negli altri e a prendere qualche distanza da sé. Che cosa penserei di me se fossi un altro e se fossi morto io. Questo relativismo compensa l’egoismo del lutto, e suscita una fraternità, come non succede, chissà perché, nei confronti degli altri di cui si creda che stanno bene, da parte di chi creda di star bene, per ora, per fortuna.
mercoledì 30 novembre 2011
Gli eroi son tutti giovani e belli.
Dalla Piccola Posta di Adriano Sofri su Il Foglio:
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1 commento:
che bello
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