mercoledì 2 novembre 2011

Repubblica Palermo e la vicenda Cacciatore.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Caro PPR,

mi chiamo Giacomo Cacciatore, ho 43 anni, vivo a Palermo, sono scrittore (Einaudi, Mondadori, Dario Flaccovio, ecc.) e giornalista pubblicista. Ho collaborato con l’edizione cittadina de “La Repubblica” dal 1999 al 2007 circa, scrivendo per il giornale innumerevoli corsivi e storie, due romanzi estivi a puntate e una rubrica di interviste. I pezzi a mia firma sono consultabili nell’archivio online del quotidiano, sezione palermitana. Ho sospeso la collaborazione dal 2008, per motivi personali. Il giornale ha continuato tuttavia a tenere conto del mio parere in qualità di voce “narrante” e critica della città, interpellandomi per consigliare libri di autori siciliani e pubblicando di recente un mio intervento su un dibattito letterario. Mi sono riproposto qualche mese fa per tornare a collaborare. Il nuovo caporedattore (nel frattempo se ne erano avvicendati due) mi ha invitato a inviare degli articoli e io, fiducioso del merito acquisito nel tempo, della fidelizzazione e dell’apprezzamento dei lettori, nonché dell’esperienza acquisita nel “raccontare” la città, ho inviato per due volte dei pezzi in redazione. In entrambi i casi il succo della risposta è stato questo: non si sarebbe trattato né di commenti, né di articoli di cronaca e neppure di racconti brevi di storie cittadine. Potevano forse essere adatti a una rubrica, nella quale il “titolare” intrattiene un colloquio periodico con i suoi lettori, ma il giornale non disporrebbe di rubriche del genere (cosa non vera, preciso io). Si concludeva con un “mi dispiace” che tagliava la testa al toro. Così ho pubblicato in sunto sul mio profilo Facebook l’ultima mail inviatami dal caporedattore in risposta agli articoli che avevo proposto e, per un confronto, gli articoli in questione. Desideravo che fossero le persone che mi hanno letto e che mi leggono a giudicare se quei pezzi davvero non parlassero di Palermo o fossero così amorfi negli intenti e nei temi da risultare improvvisamente inadatti al giornale e ai suoi lettori. A margine, ho invitato i miei contatti a inviare una mail di contestazione in redazione, ma solo se ritenevano ingiusta la scomparsa della mia firma dal quotidiano. Nel giro di poche ore la casella de “la Repubblica” di Palermo ha ricevuto numerosi messaggi. E sta continuando a riceverne. Quello che è cominciato come un mio confronto con i lettori su Facebook si è trasformato in una piccola – e inedita – “class action” in cui, per la prima volta nella nostra città, i lettori stessi rivendicano la presenza sul giornale di una voce alla quale sono affezionati. Non penso certo a una mia “reintegrazione” nel quotidiano (che ritengo pressoché impossibile): ricominciare a collaborare non mi cambia la vita, sto lavorando a un nuovo romanzo, svolgo attività di sceneggiatore, collaboro con una rivista, Einaudi ha appena ripubblicato un mio scritto, lo scout di un’altrettanto grossa casa editrice mi ha chiesto un testo. Quel che mi importa, invece, è che i fruitori del quotidiano si siano mossi per reclamare il loro diritto a trovare su quelle pagine ciò che è di loro interesse. E’ un bell’esempio di democrazia e meritocrazia che si oppone all’opinabilità di un giudizio (legittimo, ma pur sempre personale e quindi soggetto a critiche) che esclude in modo reciso la partecipazione di un giornalista alla vita di una redazione con la quale ha collaborato così a lungo. E’ ovvio che su “la Repubblica” Palermo, a oggi, non c’è traccia di quelle mail.

34 commenti:

Lea ha detto...

Ma chi è questo? Non mi sembra molto normale. Presuntuoso e con un preoccupante concetto di sè... Grazie, signor Cacciatore, le faremo sapere. La chiamiamo noi.

Anonimo ha detto...

A me sembra uno che ama Repubblica, che ha dato tanto e per molti anni a quel giornale e che ha un buon curriculum.

Gabriele ha detto...

Per quel poco che posso conoscere come funziona un giornale, già uno che si lamenta su social network che gli sono stati rifiutati degli articoli - qualunque sia il motivo - non si rende esattamente simpatico agli occhi di una redazione. Figuriamoci uno che organizza un mail bombing perché tornare a scriverci

Anonimo ha detto...

Io ho letto i pezzi pubblicati da Repubblica a firma di Giacomo Cacciatore e li ho trovati incisivi, interessanti e mai banali. Mi piace anche come scrittore e la sua penna vale molto più di tanti pseudo scrittori ben pubblicizzati dalle loro case editrici. Non può che dispiacere che per ovvie manovre interne, forse scevre da scelte economiche del giornale, il lettore sia stato privato di tale contributo. E' anche condivisibile e comprensibile il dispiacere di Cacciatore per le giustificazioni, amene, che hanno seguito tale esclusione.
Nessuno dubita che il valore di Cacciatore sarà apprezzato e richiesto da altre parti.

Giacomo Cacciatore ha detto...

@gabriele: non ho mai detto che voglio tornare a scriverci. Però apprezzo l'affetto che i miei lettori mi stanno dimostrando con l'invio delle mail al giornale.

Angela ha detto...

E' mio il commento postato alle 10:39 e pubblicato, per errore, come anonimo da chi, invece, si assume la paternità di ciò che dice e scrive.
Ho recuperato dall'archivio di Republlica un pezzo di Cacciatore. Un mini racconto profetico sul precario Scaduto (potrebbe sembrare sulla scadenza dle precario!)
"Il precario Scaduto alla ricerca del suo paradiso
14 agosto 2004 — pagina 13 sezione: PALERMO
Angela Falcone

Anonimo ha detto...

Ciao Lea,
vorrei dirti che, come è utile conoscere a fondo i propri difetti per esasltare i propri pregi, allo stesso modo è assolutamente necessario conoscere i pregi altrui per identificarne e criticarne i difetti. Non penso dunque che sia preoccupante il fatto che Cacciatore abbia un "presuntuoso" concetto di se quanto che tu, non conoscendolo, ne critichi a priori addirittura il carattere, o, peggio ancora, lo fai conoscendolo e quindi, forse anche con dolo. In ogni caso permettimi di darti un consiglio: se già non l'hai fatto, vai a leggere qualcosa del signor Cacciatore, sai com'è, potrebbe iniziare a piacerti, tanto che, la prossima volta potresti scrivere di qualcuno con cognizione di causa. (fulvio buccheri)

Miriam ha detto...

Sono d'accordo con Gabriele, e osservo che il mail bombing si sta spostando su questo sito adesso. Cacciatore dice che non vuole tornare a scrivere su Repubblica e che sono i suoi lettori a chiederglielo. I lettori di che? Di Facebook? O dei suoi libri che, vedo, non sono certo dei bestsellers? E' uno scherzo vero? Ditemi che è una campagna virale per pubblicizzare un nuovo detersivo e ci facciamo tutti una bella risata.
Le class action sono una cosa seria, non si mettono su per i capricci di uno che vuole scrivere non si sa cosa a nome di non si sa chi.

Giacomo Cacciatore ha detto...

@Miriam (o Lea). Io non rido per niente, perché si parla del mio lavoro. A nome di che cosa, chiedi. A nome di questo.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica?query=giacomo+cacciatore&view=archivio&fromdate=1984-01-01&todate=2011-11-02&mode=simpleall&author=giacomo+cacciatore

P.S. questa dei bestseller l'ho già sentita. Salutami Stephen King, a pranzo.

Giacomo Cacciatore ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Miriam ha detto...

Mi chiamo Miriam e non Lea.
Se davvero conoscessi Stephen King non mi sognerei di salutartelo.
P.S.
Ti avevano già comunicato che i tuoi libri non sono bestsellers? Allora dovresti cercare di evitare figure come quelle che stai facendo.

Lea ha detto...

Per Fulvio: No, in effetti non lo conosco Cacciatore, ma non è questo il punto. Se uno che si definisce scrittore arriva ad invocare una class action tra i suoi amici di fb per pietire un po' di attenzione da Repubblica, vuol dire che è alla canna del gas. Sarò sincera, mi sono vergognata per lui.
Ha ragione Miriam (che non sono io), le class action sono una cosa seria.

Anonimo ha detto...

Gentile Miriam
da quello che scrivi devo dunque supporre che la tua cultura (o sarebbe meglio dire "conoscenza")si basa unicamente sulla lettura dei bestseller ?
Ebbene, come ben saprai (ma a questo punto ci credo poco) la traduzione del termine inglese è : "articolo più venduto" (anche se "seller" significa pure "traditore"), non certo miglior libro. Con la stupidità dilagante (ma non è certo il tuo caso) non mi meraviglia il fatto che possano diventare bestseller editoriali articoli che con la buona lettura hanno ben poco da spartire, tant'è che, qualsiasi classifica dei bestseller di sempre, contiene ai primi posti i libri delle serie herry potter e il signore degli anelli oltre a testi sacri di vario genere; insomma non proprio libri che reputo ottime letture (ma questo è un parere personale che certamente discorderà col tuo...troppo sottile?). Cara Miriam un bestseller è semplicemente un libro che si vende di più per precise scelte editoriali, scelte che, ovviamente devono tenere conto del mercato e basta!
Do un consiglio anche a te, continua a leggere soltanto i bestseller e a postare questo genere di commenti, nessuno, di certo, avrà mai dubbi sul tuo valore. (fulvio)

Anonimo ha detto...

Ma nessuno dei commentatori/detrattori ha pensato che quella di Cacciatore sia la giusta risposta all'arroganza di chi dirige la redazione palermitana di Repubblica? Prendere in giro la professionalità di qualcuno è solo il segno del disprezzo che si ha per quell'individuo. Quindi, fa bene Cacciatore ad alzare la testa e sfoderare la sua penna. Chiedere ad un ragazzino alle prime armi degli articoli e poi non rispondere è un comportamento che tutti avrebbero deprecato, e magari qualcuno avrebbe pure scritto un piccato post sul proprio blog denunciando lo sfruttamento e la precarietà (bla, bla, bla...). La cosa assume toni ancor più fastidiosi quando a ricevere questo trattamento è un professionista. Bene, il ragazzino non ha la possibilità di alzare la voce, lo scrittore sì.

Barbapapà ha detto...

A me pare assolutamente normale e legittimo che un giornale, un nuovo caporedattore nello specifico, decida di non avvalersi più della collaborazione di uno scrittore. E’ soggettivo? E’ opinabile? Certo, come tutte le scelte che operano quotidianamente i giornali.
Che il moto di ribellione dei lettori sia stato sobillato dal protagonista anziché emergere spontaneo, mi lascia abbastanza perplesso. E poi che il silenzio dell'edizione locale su tale vicenda debba essere considerato indizio di un deficit di democrazia e meritocrazia di Repubblica mi pare affermazione contestabile.
Per cui, al di là della comprensibile delusione di Cacciatore (non mitigata, a quanto pare, dalle molteplici attività in cui è impegnato e dai positivi riscontri che il suo lavoro sembra ottenere), non capisco di cosa stiamo parlando.

Da Cacciatore, piuttosto, mi sarei aspettato un ringraziamento a Repubblica per avergli dato il privilegio di collaborare alle pagine locali all’età di 32 anni quando, a giudicare dalla scheda di Wikipedia (che suppongo sia stata curata dallo scrittore in persona), non sembrava vantare grandi titoli a sostegno di tale collaborazione.
Quanta dell’attenzione che lo scrittore ha ricevuto in seguito dal mondo editoriale è spiegabile anche con la visibilità garantita da una vetrina così prestigiosa e certamente non accessibile a chiunque?

Anonimo ha detto...

@Barbapapà
Un nuovo caporedattore può e deve decidere i suoi collaboratori, può e deve anche estinguere vecchi rapporti. Ma il chiedere degli articoli e poi liquidarli con il mezzo sorrisetto di chi è conscio solo della poltrona sulla quale le sue sante chiappe poggiano, è ben altra cosa. La discrezionalità, le scelte professionali, nulla hanno a che vedere con l'arroganza (con o senza barbatrucco ). (tepepa)

Giacomo Cacciatore ha detto...

@barbapapà: i miei ringraziamenti li ho fatti al giornale sulle quarte di copertina di alcuni dei miei libri, anche nella loro traduzione estera. Ossia laddove pensavo che potessero avere maggiore visibilità. E li ho fatti di persone e per iscritto diverse volte a un caporedattore che mi accolse e mi "lanciò": Giustino Fabrizio. Lui sa quanto gli sono grato. Mi chiedo poi se un giovane debba ringraziare a vita, anche quando giovane non è più tanto, senza osare chiedersi mai quanto il giornale possa aver tratto vantaggio dalla sua scrittura, anche minimo, in termini di riscontro di lettori. Di certo, e questo conferma il mio sussulto di dignità - da alcuni liquidato come presunzione - una collaborazione retribuita è un mutuo scambio di utilità, non un soccorso a senso unico. Se Repubblica ha ritenuto opportuno pubblicarmi per anni, è possibile ipotizzare che io abbia lavorato bene? Questo non passa per la testa quasi a nessuno? Si dà sempre per scontato che un giornale faccia beneficenza? Del valore di chi scrive non si tiene mai conto, tranne che non sia un nome altisonante?

Ipazia ha detto...

La lettura di questi commenti è degna di una tesi universitaria in Sociologia. Una faida pro o contro le scelte editoriali di Repbblica che, oggi, hanno come capro espiatorio Cacciatore, domani chissà. Si chiede a Cacciatore di ringraziare in maniera reverenziale Repubblica per il sotegno e la fiducia accordatagli quando era un ragazzo trentenne e sconosciuto, dimenticando che anche Repubblica dovrebbe elargire a Cacciatore un ringraziamento per la collaborazione ricevuta in un normale rapporto di prestazioni corrispettive.
Simpatiche le username usate, forse, addirittura, surreali. Come la vicenda che ci sta appassionando.

Elsa ha detto...

Io nella lettera di Cacciatore a PPR ci vedo un grande e antico amore per Repubblica, oggi mutato in giusta delusione.
E ci vedo gli stessi tormenti di tanti collaboratori esterni che, come è noto, sono una quantità enorme e alimentano i giornali con la loro prestazione d'opera tanto fondamentale quanto precaria e in molti casi mal ricompensata anche in termini economici.

Barbapapà ha detto...

Caro Cacciatore, grazie per le precisazioni.
Ecco, quando hai raccontato la tua esperienza di collaboratore di Repubblica avevi dato per scontato che questo senso di gratitudine fosse noto al pubblico cui ti stavi rivolgendo per la prima volta. Tutto qui. Era solo una questione di completezza informativa.
Il resto, ovvero il mutuo vantaggio tratto dal rapporto di collaborazione etc etc, è un'ovvietà, come la lunga durata della tua collaborazione testimonia.
Saluti e in bocca al lupo.

Tiberio ha detto...

Ma in tutto ciò Sebastiano Messina ha colpe?

Anonimo ha detto...

Personalmente non condivido alcunché della tesi di Cacciatore.
La Repubblica avrà ben il diritto di stabilire cosa pubblicare e cosa no.
Il fatto che il signor Cacciatore abbia, in passato, redatto degli articoli ritenuti, allora, degni di pubblicazione, non significa, automaticamente, che gli attuali articoli debbano esserlo altrettanto.
Se la direzione ha ritenuto che i nuovi articoli non sono interessanti, amen. Se ne faccia una ragione il Signor Cacciatore.
Ma c'è un secondo salto logico, nell'agire di Cacciatore: dice che affinchè "fossero le persone che mi hanno letto e che mi leggono a giudicare" ha istituito una sorta di class action tra i propri amici di facebook. E no! In questo modo non ha chiesto ai lettori di Repubblica di giudicare, ma ai propri amici! Ha chiesto a 300 (tanti sono i contatti di Cacciatore su FB) tra amici e parenti di mandare una mail di protesta a Repubblica! E' una cosa ben diversa...

miriam ha detto...

Io ne ho 1.200 di amici su Fb. Come minimo mi devono fare capo della redazione siciliana!!!

nestore comi ha detto...

fosse successo al corriere lo sentivi quel comunista del feticista supremo.
tutti così d'altronde ti fanno la bella faccia e poi...
guardate quel vendola li a 14350 euri al mese.. ma va a cag@re...

bette ha detto...

Mi chiedo su quali basi si fondi l'affermazione "Nel giro di poche ore la casella de “la Repubblica” di Palermo ha ricevuto numerosi messaggi. E sta continuando a riceverne".
Sulla casella di posta elettronica della redazione, penso ci possano mettere gli occhi solo persone che della redazione fanno parte.
Non saranno piuttosto "stati inviati numerosi messaggi"? Numerosi quanto?, tra parentisi.
Ma anche per sapere che un messaggio è stato spedito, bisogna mettere gli occhi su ciascuna casella.
Ecco: se il pezzo l'avessi letto su un giornale, questo avrei pensato.

Giacomo Cacciatore ha detto...

Rispondo a tanti.
Il fatto che a spedire le mail siano stati anche amici, parenti, colleghi, conoscenti o gente con cui ho solo contatti su Fb e che mi ha contattato perché mi ha letto, li esclude dal novero dei lettori? Sono anche acquirenti del giornale.
Che abbiano scritto lo so, perché la maggior parte di loro mi ha gentilmente inoltrato la mail che ha inviato.
Noto con curiosità due cose: 1) è istruttivo, a tratti illuminante, seguire l'andamento dei commenti a un testo su un blog. Da alcuni interventi si evince una mentalità scoraggiante. È più facile (forse istintivo) rendere onore all'"istituzione" (in questo caso una testata giornalistica) che ascoltare le ragioni dell'individuo. Di più: si dà per scontato che il singolo, in contrasto con l'"istituzione" - dunque "non organico", nudo di autorità - sia privo di qualità, non legittimato alla rivendicazione ma obbligato al sussiego. Il contestatore (io, in questo caso) pecca di ubris: non rende onore al sistema, non è stato abbastanza scaltro da farne parte, e per questo è tracotante. Va fustigato. Siamo un popolo che ha bisogno di divinità prepotenti. Quando non si trovano in chiesa, le si cerca su una poltrona di capo. I comuni mortali non hanno diritto di espressione e devono solo adeguarsi. Per fortuna alcuni non la pensano così; 2) spiace constatare che, dei vari detrattori nessuno si è probabilmente soffermato a leggere non dico con attenzione la lettera, ma almeno uno dei pezzi da me scritti per Repubblica in tanti anni, e ai quali si può accedere con il link nel corpo del testo. Anche per capire da vicino se io abbia avuto una storia professionale consolidata nel giornale.
Infine ribadisco, e non vorrei ripeterlo fino alla nausea, che la mia lettera a PPR non mira affatto a farmi reintegrare tra i collaboratori di Repubblica. Sarei un idiota se lo ritenessi possibile e se usassi una protesta del genere per ottenere un risultato di quel tipo. Come in amore, non inseguo chi non mi ama più, ma mi prendo il diritto di recriminare nei confronti di un abbandono che ha ragioni per me incomprensibili. Con il vostro permesso.

Gabriele ha detto...

Non conosco Cacciatore, sarà bravissimo e non ne dubito. Dopodichè ripeto, i giornali - tutti - hanno la libertà di decidere cosa fare delle proprie collaborazioni. Se rinunciano a qualcuno sarebbe sicuramente più educato spiegargli perché, ma se non lo fanno amen, bisogna accettarlo, piaccia oppure no. E uno così bravo non dovrebbe aver problemi a trovare altri giornali su cui scrivere. Si saluta e si inizia un'altra storia, esattamente come quando finisce un amore e se ne trova un altro.
Squadernare tutto su social network è poco gradevole, chiedere alla gente di spedire email al giornale non lo è per niente. E di certo non fa cambiare idea al giornale - qualunque motivo, condivisibile o no abbia avuto - anzi lo convince ancor di più di aver fatto la scelta giusta.
Se Cacciatore è così bravo (e ripeto non lo dubito) si trovi un altro giornale, o continui a esternare su Facebook e nei suoi libri. E lasci Repubblica libera di farsi del male rinunciando al suo contributo: anche l'autolesionismo è un diritto

Giacomo Cacciatore ha detto...

Aspetta che qualcuno giochi col tuo culo e con il tuo lavoro e poi ne riparliamo. Chiuso il discorso. Sono stufo di leggere cazzate.

Adriana ha detto...

Io sarei proprio curiosa di leggere uno degli articoli che sono stati respinti da Repubblica Palermo. Caro Giacomo Cacciatore, perché non ne posti uno e fai giudicare anche a noi - visto che ormai ci hai coinvolti in questa querelle - se ci avrebbe fatto piacere oppure no leggerli sul nostro giornale? Dai, che ormai vogliamo vedere cosa ci siamo persi... Chiedo troppo?

Anonimo ha detto...

Gentile Cacciatore, il suo commento "sono stufo di leggere cazzate" la qualifica.
Probabilmente noi lettori di Repubblica non ci siamo persi niente.
Vito

Monica ha detto...

Cosa c'è di recriminabile, agli occhi di alcuni, nel comportamento di Cacciatore? Cosa, eziologicamente, ha scatenato la diatriba e la sfilata di commentatori? Perchè attaccare, e sul piano personale, taluno sol perchè, anche attraverso una piazza virtuale, chiede un contributo alla comprensione di un comportamento incomprensibile ed ermetico? Se la risposta del giornale, nella persona di chi ha assunto il ruolo di portavoce, fosse stata eziologicamente corretta, certamente non ci sarebbe stato seguito. E, certamente, Cacciatore avrebbe preso atto di dover considerare chiusa la parentesi Repubblica. Purtroppo, le disfunsuioni sociali ci hanno abituati a vedere dall'unica prospettiva che appare comprensibile alla moltitudine. <>. Banale, fatua e scarna considerazione di chi è abituato a vedere e pensare con gli occhi di chi giustifica l'immobilismo e l'immobilità dei capi, di coloro che hanno il comando, il potere. E' un Paese per vecchi. L'unico fatto positivo. La traccia che di tutto questo rimarrà nell'etere a vantaggio di chi potrà avere un'altra prospettiva.

Anonimo ha detto...

A Monica ... hai scritto le parole che non sono stato capace di mettere assieme io...grazie! (fulvio)

Daniele Billitteri ha detto...

Leggo con ritardo tutta la questione che comunque conoscevfo per il fatto che, lo dichiaro subito, sono amico di Giacomo. Ma anche di tanti colleghi di Repubblica da Fabrizio lentini a Enrico Bellavia, da tano Gullo a franco viviano e tanti altri. Persone con molte delle quali ho lavorato fianco a fianco per anni e alle quali voglio molto bene. Sul merito della questione penso che ci muoviamo come una palla dentro il flipper che sbatte tra tanti respingenti ognuno dei quali fa il suo mestiere. Le ragioni di giacomo sono degne di considerazioni , il diritto dei vertici della Repubblica di palermo di accettare o meno una collaborazione sono, ovviamente, intangibili. Secondo me Giacomo è bravo e la sua collaborazione darebbe lustro al giornale. Ma se il giornale intende farne a meno anche Giacomo se ne deve fare una ragione, per quanto amara. E spero per lui che trovi soddisfazione altrove. Con buona pace di tutti.
Quello che invece mi lascia molto perplesso è il modo di reagire di tanti che ho l'impressione esercitino un cinismo degno di miglior causa trincerandosi, il più delle volte, dietro un confortevole anonimato che ci impedisce di sapere se tanto livore abbia almeno un'umana origine, che so, nella difesa di una posizione che si sente minacciata dai brontolii di giacomo. Ma tant'è: mi adeguo alle caratteristiche del mezzo.
Dovrebbero fare altrettanto i tanti che sono intervenuti criticando quella che hanno chiamato Class Action e che invece altro non è che l'uoltimo modo, finora, di sfruttare gli strumenti che la ICT, la tecnologia dell'informazione e della comunicazione, ci mettono a disposizione. I social network funzionano così. Sono luoghi dove i pensieri non passano, imperversano, dove nessuno si fa i cazzi suoi per definizione e tutti quelli che li frequentano accettano questa regola, di essere - perdonatemi - come le buttane di amsterdam che stanno in vetrina.
Non c'è nulla di male, è un modo per meswcolare la polenta, per farne scaturire umori e odori. E' un mezzo, uno strumento. Fa bene? Fa male? Certo , se non esistessero i coltelli, nessuno morirebbe accoltellato, ma i panini li ingoieremmo interi. Nessuna class action, dunque. E Repubbica si accollerà 1, 10, 100 mail in difesa di Giacomo. E Giacomo si accollerà 1, 10, 100p silenzi in risposta. Paziensa: è così che funziona. Ma dire: "Grazie signor Cacciatore, le faremo sapere, la chiamiamo noi" per irridere chi ha pensato di raccontare dei suoi sentimenti traumatizzati (a torto o a ragione), beh, quella mi pare una maniera per dequalificare il dibattito facendo ricorso a un'antica sapienza del polemista presuntuoso: la carognata. Non ne abbiamo bisogno. Spero che questo dibattito continui con levità di toni e senza dita negli occhi. Non rileggo, scusate i tanti refusi, scusate il disturbo. Io sono Daniele Billitteri, giornalista palermitano.

Giacomo Cacciatore ha detto...

Grazie, Daniele. Sei un gran signore.