sabato 31 dicembre 2011
2012. La Repubblica che vorrei.
Caro Feticista Supremo,
come sempre accade, ci stiamo tutti quanti preparando all’arrivo del nuovo anno. Da inguaribile ed esigente feticista del nostro amato giornale ho ragionato sulla Repubblica che vorrei, ovvero sui cambiamenti che mi piacerebbe vedere sull’edizione cartacea (cui rimango pervicacemente affezionato) e di cui abbiamo spesso parlato in questo blog.
1) I titoli di prima pagina. Io capisco che i limiti del formato obblighino il giornale a sintesi estreme, ma questo vincolo non impone affatto quelle fastidiose forzature gridate, a volte ansiogene, che non di rado caratterizzano il giornale e che sono assolutamente non in linea con quanto richiesto ad un quotidiano di qualità. Qualche giorno fa, ad esempio, campeggiava un titolo “Pensioni -30%” che non lasciava alcuno spazio alla comprensione immediata del problema. Vorrei più moderazione nei toni e uno sforzo qualitativo maggiore sulla sintesi. Chiedo anche una moratoria: basta con l’orribile: “Il pugno del…”, non se ne può più;
2) Utilizzo delle grandi firme. Basta con l’utilizzo convenzionale (meglio dire: sottoutilizzo) dei giornalisti di chiara fama, pigramente e comodamente appollaiati in redazione a scrivere pensosi e superflui editoriali sul mondo che non va. Li si mandi in giro per l’Italia a consumare la suola delle scarpe per raccontare quello che accade. Qualche nome? Concita De Gregorio e Curzio Maltese;
3) Cronache politiche. Come scritto più volte, l’era del governo tecnico richiede un approccio informativo completamente diverso sull’azione politica. In queste settimane stiamo già apprezzando alcuni cambiamenti, ma è bene ribadirlo: basta con i retroscena che durano lo spazio del mattino, romanzati con tonnellate di presunte dichiarazioni virgolettate, basta con le interviste incentrate sul nulla, basta con il chiacchiericcio autoreferenziale della politica politicante. Si reintroduca il pastone politico per sintetizzare la giornata politica e ci si focalizzi intensamente sui temi concreti che interessano la vita dei cittadini;
4) Esteri. Rinnovamento dei corrispondenti, riaprendo anche alle donne, e ricalibratura della loro missione. Non è pensabile che siano solo eventuali pensionamenti a dettare i tempi del cambiamento. Si teme forse, con la sostituzione di nomi ben introdotti, di perdere le entrature nel milieu politico-economico-sociale del Paese ospite? Ma non dovrebbe essere l’appartenenza a Repubblica a garantirle? Basta, poi, con l’utilizzo di figure professionali così importanti per diffondere l’aria fritta che circola nel mondo.
5) Economia. La crisi del debito sovrano ha messo in discussione il baricentro dei risparmi degli italiani: i titoli di Stato. Repubblica, come scritto tante volte, accusa un deficit clamoroso rispetto al Corsera in termini di attenzione al tema degli investimenti personali che interessa la stragrande maggioranza dei suoi lettori. Vorrei un’attenzione sistematica e ragionata sull’argomento, con un’apertura al dialogo con i lettori (che può essere molto formativo, vedi Sole 24 Ore). Si parta da Affari & Finanza, istituendo finalmente una sezione dedicata, e da lì si proceda verso l’edizione nazionale. Bisogna prepararsi per tempo ad un 2012 che si preannuncia molto difficile;
6) R2. Questa sezione del giornale andrebbe abolita, essendo un corpaccione schizofrenico che accumula bulimicamente argomenti senza un filo rosso a guidarne la sequenza. In alternativa, si richiede almeno massima severità nella selezione dei temi: tutta l’insopportabile fuffa che circola sotto il nome di Costume & Società e che immancabilmente appesta R2 ed una parte della sezione Attualità sia convogliata altrove, nei tanti inserti del giornale ad esempio. Liberiamo spazio per raccontare in profondità la società italiana: Repubblica vanta tante redazioni locali, sfruttiamole al meglio per arricchire l’edizione nazionale.
7) Recensioni cinematografiche. Ne stiamo discutendo da tempo immemorabile in questo blog. E’ ora che anche Repubblica si convinca che la sezione di critica cinematografica deve essere affidata in toto ai professionisti Nepoti e D’Agostino, come avviene nei giornali seri. Se la competenza torna ad essere un tratto distintivo del Governo del Paese, non vedo perché Repubblica non debba fare altrettanto al proprio interno. Unica eccezione: Natalia Aspesi ai Festival;
8) Sport. Riportiamo la sezione alla missione delle origini, raccontare lo sport in maniera diversa, meno concentrata sul cronachistico racconto del calcio di Juve/Inter/Milan (per quello ci sono i quotidiani sportivi) e più attenta alle storie apparentemente minori, ma spesso emblematiche del nostro Paese (come quelle che ci riporta domenicalmente Gianni Mura nella sua rubrica). Eppoi, più spazio, continuità e dignità nel trattamento riservato agli altri sport;
9) Inserti. L’attività di lancio o ristrutturazione degli inserti negli ultimi anni si è caratterizzata per un’apprezzabile e riuscita attenzione all’aspetto grafico, ma per modesti (quando non nulli) esiti in termini di contenuti. Che sia R2Cult o RClub ci si è sempre trovati di fronte ad un prodotto pigro, convenzionale, qualitativamente discutibile, come se l’idea del restyling fosse di per sé sufficientemente appagante da non richiedere un ulteriore sforzo di innovazione. La Domenica rimane l’unica vera iniziativa di successo negli ultimi anni. Possiamo ripartire da lì?
10) Qualità della scrittura. Refusi, imprecisioni, sgrammaticature: questo blog ha documentato e documenta incessantemente la distratta attenzione riservata dal giornale alla lingua italiana e all’accuratezza delle informazioni riportate. Pretendiamo un controllo di qualità severissimo. Io ammiro l’attenzione che al Post di Luca Sofri pongono verso questo aspetto, è così difficile importarla a Largo Fochetti?
Auguri di Buon Anno a tutte le donne e gli uomini che lavorano a Repubblica.
Con un’esortazione per il 2012: stupiteci!
Barbapapà
ps: questo è il quarto contributo di fine anno dei collaboratori (e non) di PPR.
I primi tre sono stati quelli di Nonunacosaseria, Il GECO e MUDD.
ps2: Se volete mandarci il vostro contributo, mandate una mail a enricoporrochiocciolafastwebnet.it o postatelo direttamente in un commento. Saremo lieti di pubblicarlo.
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2 commenti:
Non c'è un punto che NON sia condivisibile del decalogo di barbapapà. in particolare, sul ritorno del pastone politico (punto 3) aggiungerei che la reintroduzione del genere sul "Venerdì", attuata in occasione dell'ultimo restyling, potrebbe fare da apripista a un pastone fisso anche nel quotidiano: un modo per vedere meno pagine di fuffa e soprattutto meno italibocchini etc etc ...
Approvo totalmente tutti i punti. speriamo che - anche piano piano, come da prassi in questo Paese - qualcosa si smuova e si rimuova (mi riferisco a tutti i "corpaccioni scizzifrenici").
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