A pagina 13 l'intervista più breve della storia: 2 domande a Norma Rangeri, direttore del manifesto, sui fondi editoria.
Imperdibile Concetto Vecchio (a pag.41) versione guida Espresso alle prese coi consigli culinari in giro per taverne della Valpolicella.
Bartez invece, nella sua consueta rubrica, parla dei libri autoreferenziali partendo da "Perché scrivere" di Zadie Smith senza sapere che sotto il suo colonnino hanno piazzato la pubblicità dell'autoreferenzialissimo "Perché amiamo scrivere" di Duccio Demetrio.
Infine un dubbio: perché Pantucci nel pezzo su Foster Wallace scrive "syllaba" rendendo plurale un sostantivo ("syllabus") che ha tutta l'aria di non essere neutro ma maschile?
MUDD
Grazie MUDD, finisco io segnalando l'ennesimo markettone di due pagine a Steve Jobs e alla Apple, con la pubblicazione di un racconto della sorella-scrittrice di Jobs, Mona Simpson.
Un pezzo impossibile da leggere per intero, scritto malissimo e in cui non si dice nulla. FS
10 commenti:
A questo proposito: ma nessuno dice niente dell'uno-due di markettone alla Apple piazzato dalla Repubblica negli ultimi due giorni? Una, la succitata articolessa inutile e dannosa della sorella dello Steve Jobs. Due, la paginata di oggi in cui ci si racconta di com'è bello vedere i ragazzini che giocano con iPod, iPad e iStaminchia. A questo punto c'è davvero da sperare che Apple sia un socio occulto di De Benedetti, altrimenti regalare tutta questa pubblicità gratis è veramente da fessi
della markettona di ieri della sorella di jobs ne abbiamo parlato proprio in questo post...
Infatti ho detto "la succitata articolessa"
Io mi riferivo all'effetto marketta
Il pezzo di Mona Simpson è l'elogio funebre pronunciato al funerale di Jobs. A due mesi dalla morte è magari un po' datato.
Anche perchè, nel frattempo, la biografia di Steve Jobs di Isaacson ha contribuito a ridimensionare la figura di visionario/profeta/padreterno descritta a pochi giorni dalla morte.
Per quanto riguarda le marchette, Repubblica le fa nella speranza di vendere abbonamenti al quotidiano su ipad&C.
Brava Carmen. Infatti. Anche io ho pensato che pubblicare l'elogio funebre come "qualcosa di inedito" era un po' una presa per i fondelli. Al di là delle forma, effettivamente un po' zoppicante, contestualizzandolo fa il suo sporco lavora agiogarfico.
Per ciò che riguarda la marketta (in aziendalese, Product placement) ormai non si salva nenache più il cinema, figuriamoci i giornali affamati di liquidità.
Altro che "publiredazionali" d'antan. D'altronde hanno fatto uno "scambio merci". Lo spot dell'iPad che fa tutto mostra la testata di Rep metre lo si sfoglia. O no?
A casa mia si chiama "una mano lava l'altra".
Certo MUDD (lo so che ci contavi): syllabus è maschile della seconda. In italiano, comunque, quella cosa si chiama programma. Come in: "questo libro è nel programma del prof. X".
Io non soffro eccessivamente l'invadenza della Apple negli articoli dei giornali, ma quello odierno della De Luca ha colpito negativamente anche me. Assolutamente illeggibile e ingiustificato (tranne economicamente, come è stato opportunamente rilevato).
A peggiorare il tutto, poi, l'inserimento di quella sorta di cornice grafica in cui sono riportati "Gli oggetti" hi-tech (vizietto che risale ai tempi della prima versione di R2Cult). Quasi a voler ribattere all'accusa di markettona Apple limitandone parzialmente lo spazio dedicato.
Ha ragione Kriss: questa è la versione giornalistica del product placement. A difesa delle vecchie pubblicità redazionali c'è da dire che almeno erano ben identificate e delimitate rispetto all'informazione vera.
Da non trascurare un'altra perla dell'edizione odierna. L'imbarazzante articolo di Elena Dusi sullo... sbadiglio! Ovviamente, della serie Uno-Studio-Dice-Che.
Alcuni di questi commenti sui redazionali - così come quelli sugli allegati alle riviste - dimostrano una vasta ignoranza degli usi invalsi nelle riviste femminili. Dove i primi continuano a pervadere ogni spazio, sia libero, sia già (almeno in potenza) occupato. E i secondi producono un flusso costante di pratici - detto senza ironia - accessori, passando per i campioni di profumi e di cosmetici e giungendo in alcuni casi fino agli assorbenti per signora.
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