L'ottimo Nonunacosaseria, ha scritto in anteprima il prossimo editoriale di Marco Travaglio.
“Servizio pubblico”, il programma di Michele Santoro andrà in ferie fino a dopo befana, ma io sono ugualmente in grado di anticiparvi l’editoriale che leggerà in quella circostanza Marco Travaglio e che sarà dedicato all’articolo 18.
Ebbene sì. E’ uno scoopone epocale che sfida le leggi spazio-temporali e il futuro per tutto il resto ignoto.
Ma ecco il testo, in anteprima di ben venti giorni per i miei ventiquattro lettori.
L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è tornato in cima alla lista delle priorità del governo dei non eletti, votato dalla Casta dei nominati dei partiti.
Lo vogliono abolire – così dicono – per dare maggiore opportunità di lavoro ai precari e ai disoccupati. La sensazione è però che la loro idiosincrasia sia, tout court, per l’articolo 18. Ad esempio, del codice penale: “sotto la denominazione di pene detentitve o restrittive della libertà personale la legge comprende: l’ergastolo, la reclusione e l’arresto”. E infatti la ministra della giustizia Paola Severino – anzi: Paola Morbidino – come secondo atto del suo lavoro (il primo è stato quello di far finta di rimuovere da capo dell’ufficio legislativo la signora Augusta Iannini in Vespa) ha escogitato soluzioni fra il demenziale e il tragicomico per evitare che l’articolo 18 del codice penale venga rispettato.
La realtà è che tra il governo B. e il governo M. ogni scusa è buona per scongiurare il vero cambiamento e azionare meccanismi gattopardeschi che, fingendo di cambiare tutto, lascino le cose come stavano. In fondo, da Forza Italia a Salva Italia non si saprebbe come riassumere meglio il berlusconismo. Lo stesso ministro dell’ambiente Clini dopo essersi detto favorevole al nucleare, agli Ogm e alla Tav, poteva completare l’opera – anzi: la Grande Opera – dicendosi favorevole al ministro Prestigiacomo. E infatti dal governo della banca Mediolanum siamo passati al governo della Banca Intesa. Forse con Intesa intendevano l’Intesa tra PdL e PD, sempre più PD meno Elle. Governo dei banchieri che ha tutto l’interesse a non fare una vera lotta all’evasione: l’evasione è nel DNA delle nostre classi dirigenti e intellettuali. In America chi evade 100 dollari finisce dentro e quando esce diventa un paria. Da noi il poveraccio che evade è un evasore, il Vip è un pacifista. Davvero non capiamo come questo governo di banchieri possa opporsi, per esempio, all’alta velocità. Non c’è più, a sostenere l’esecutivo, l’acuto Roberto Cota, il quale, con lo sguardo penetrante tipico della triglia lessa, rispondeva con supercazzole, ma c’è il PD, passato da falce e martello a calce e trivello. Opere che ci sono costate centinaia di migliaia di euro, contribuendo al boom del debito pubblico.
Ma per fortuna il ministro Morbidino ha annunciato una legge anticorruzione. Basterebbe prendere la Convenzione di Strasburgo del 1999 e copiarla paro paro e se poi si volesse risparmiare tempo, l’anno scorso il Fatto Quotidiano preparò con l’aiuto di giuristi e giudici un articolato di legge che prevede di unificare corruzione e concussione. Aumenta il divario tra retribuzioni e inflazione, ma aumenta anche la corruzione: e non è una semplice coincidenza, ma vaglielo a spiegare a chi siede comodamente in Parlamento con tutti i suoi privilegi. Per loro, l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è sempre valido.
Per tutti gli altri casi, però, la Casta è proprio allergica all’articolo 18. Prendiamo l’articolo 18 del codice di procedura penale. Prevede che la separazione dei processi è disposta per tutta una serie di motivi. Non sappiamo cosa la troika Al Fano-Bersani-Casini escogiti nottetempo, forse una sospensione non solo delle regole democratiche, ma anche di ogni controllo indipendente, ma tutto va ben madama la marchesa. Dopo mesi in prima pagina, lo spread è scomparso dalla grande stampa, che quando proprio non può fare a meno di nominarlo, lo attribuisce a misteriosi complotti e trappole dei mercati. Tutto pur di non dire che i mercati non si fidano né dei tecnici, né di un Parlamento di cialtroni e di amici di personaggi discussi. Cuffaro, Romano, Cesa, Naro: bisogna riconoscere che Casini, uno dei tre che compongono la troika, ha intorno a sé una formidabile concentrazione. E’ sfortunato nelle amicizie, è attratto dal borderline, oppure c’è qualcos’altro che dobbiamo sapere? Per tacer di Bersani e dei compagni Pronzato e Penati.
E chiudiamo con le Mills balle blu. Che la sentenza Mondadori del 1991 che annullò il lodo arbitrale e sfilò il primo gruppo editoriale italiano a Carlo De Benedetti consegnandolo a Silvio Berlusconi fosse scandalosa, dovrebbero saperlo tutti: sul Fatto Quotidiano lo abbiamo denunciato più volte, così come abbiamo rimarcato il ruolo di Craxi nell’intera vicenda. Ma su questo, i neoalleati di B. preferiscono sorvolare. Del resto, chi fu a esentare gli edifici della Chiesa dal pagamento dell’Ici aggirando i paletti imposti dalla Cassazione? Un decreto del 2006 firmato dall’allora ministro dello sviluppo economico. Che non era il cardinal Ruini, e nemmeno Bertone. Era Pier Luigi Bersani.
(per i successivi editoriali, prendere il primo capoverso e metterlo al posto del secondo, il quarto e metterlo al posto del terzo, il terzo al posto del quinto, il quinto al posto del primo, il secondo al posto del sesto, il sesto al posto del quarto; non dimenticare almeno un accenno alla Casta e uno a Craxi e qualche critica al PD; aggiungere un paio di riferimenti al Fatto Quotidiano, due o tre calembour sui nomi citati, una o due battutine stile Spinoza e il più è fatto. Quotidiano).
Nonunacosaseria
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