Sul Nemico, per dirne uno, scrive questo:
...Il Corriere della Sera, per esempio, mi appassiona: è al tempo stesso il quotidiano più storicamente importante e “autorevole” del paese, quello con grandi possibilità di crescita ed evoluzione e grande duttilità, e però anche quello più legato a un’idea antica dei propri lettori. Il che vuol dire due cose: una è che – abbastanza giustamente – il Corriere immagina i propri lettori come molto “antichi” essi stessi, l’altra è che – meno saggiamente – alcuni dei suoi linguaggi e scelte sono invece proprio anacronistici e perdenti nella prospettiva di rinnovare una comunità di lettori che per ragioni biologiche presto si esaurirà...
...Cosa stia facendo il Corriere – restando su questo caso di studio – non lo so e non ho la presunzione di saperlo: fior di teste ci staranno lavorando da tempo e per esempio l’apertura della Cultura oggi è dedicata a una storia che riguarda la Rete, narrata con linguaggi da estranei alla rete (“cyber poliziotto globale”, “popolo del web”, “007″). Quello che il lettore percepisce è un tentativo di conservarsi l’unico capitale che c’è – i lettori anziani – e di sperare che si rinnovi (con lo stesso meccanismo berlusconiano di coltivazione di una cultura anacronistica di cui si nutrono e che li legittima) in generazioni più giovani interessate all’ennesimo trisnipote dei Kennedy da attrarre con dosi accessibili di modernità. Ed è una faticaccia, degna di attenzione e rispetto.Qui il pezzo completo
2 commenti:
Ohibò, Abebà?
Aghost
ah, bè... bah!
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