martedì 10 gennaio 2012

Osservatorio Angoscia.

Son tre giorni che lo diciamo, nauseati. Che brutto effetto vedere il nostro giornale con le prime 8-10 pagine dedicate alla crisi e infarcite di dossier e di tabelle che mettono i brividi.
Deve aver avuto la stessa sensazione anche Mario Lavia di Europa, tanto da farne un pezzo in cui denuncia apertamente come sono cambiati i quotidiani ai tempi del Monti:
Domenica Repubblica ha dedicato le prime sei pagine agli approfondimenti economici, quelle successive alla grande cronaca e poi agli esteri. Questo, Repubblica: cioè il giornale più “politico” fra i grandi. Corriere della Sera e Stampa già da settimane sono fatti così. E non parliamo poi del Sole 24 Ore che ha questa vocazione nel suo dna. È la crisi, bellezza. Domina le nostre esistenze, detta legge anche alla stampa.
Non vi sembra passato un secolo dalle paginate con le intercettazioni – ricordate quelle meravigliose frasi smozzicate, infarcite di errori sintattici e parolacce? – o i verbali di interrogatori, o le ricostruzioni delle seratine arcoriane a base di lap dance, infermiere varie e vecchi signori? Oggi, no. Le paginate ci sono sempre, ma illuminano decreti e progetti, ospitano grafici e tabelle sul mitico spread o l’età pensionabile, la riforma degli Ordini o la liquidità delle banche. Roba fino a poco tempo fa indigeribile per il grande pubblico, confinata nelle pagine interne, quelle che il lettore medio salta(va), roba da addetti ai lavori. Leggi, commi, tabelle: ma li leggessero i commercialisti, i notai, i banchieri. prosegue qui

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sì, però io non ho ancora capito il loghino di Rep nelle pagine della crisi: un tondo con il tricolore con sotto un tondo più piccolo con una freccia zigzagante che sale. Cosa vuol dire?