martedì 17 gennaio 2012

Piemontesità.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Ciao Pazzo,
questo passo erano giorni che volevo riportarlo a PPR. Mandarlo stasera assume carattere di omaggio a entrambi, a Bocca e a Lucentini nel giorno della scomparsa di Fruttero.
Da una che nella sua vita è stata abbastanza piemontese da "allargare le "e" ai limiti della galassia" (sempre Fruttero, p. 42).
Bette
"Era venuto a casa nostra a intervistare Lucentini e me quando uscì La donna della domenica, un romanzo che non destava alcun interesse presso la cronaca letteraria ma che era invece un "caso" di buon appeal giornalistico; e Bocca era già un giornalista di chiara fama.
Non ricordo le sue domande né le nostre risposte, ma ricordo vividamente la sua vivida camicia rossa che sbocciò quando si tolse la giacca. Era di seta, di un rosso arancio sgargiante, e gli faceva degli sbuffi un po' dappertutto. Borbottò con un filo di deprecazione che se l'era comprata, o gliel'avevano regalata, in Estremo Oriente, a Bagkok o Singapore. Ma intanto la portava, un pugno nell'occhio di clamorosa contraddizione con i suoi modi volutamente un po' grezzi, di irriducibile cuneese, di rude partigiano che s'infila la prima cosa che trova in giro. Un navigato poseur, che con quello strabiliante capriccio di fiamma lasciava intendere di non essere tutto lì, tutto d'un pezzo, compatto come un contadino della val Varaita".

Carlo Fruttero, Mutandine di chiffon, Mondadori 2011, p. 122

Nessun commento: