Vorrei oggi assegnare il premio Traduzione dell'Anno a Giacomo Papi. Che nella sua rubrica su "D" (del 10 dicembre 2011, certo, ma la pila dei supplementi della Repubblica che tengo accanto al water per le letture in seduta ha tempi di smaltimento sempre più lunghi) scrive che "l'era digitale si chiama così per lo spropositato utilizzo delle dita a cui obbliga". Che (a parte la goffaggine della frase) è la traduzione a capocchia peggiore da quando da ragazzino avevo sentito durante "Mixer" che il frisbee si chiama così perchè quando vola fa friiisssssbiiiiii. Papi, senti me: si chiama "digitale" perchè qualcuno quando ancora di "digitali" c'erano solo gli orologi con i numerini ha tradotto ad minchiam la parola inglese che deriva da "digit", cioè cifra. La parola esatta da usare sarebbe "numerico", come infatti fanno in francesi.
Probabilmente la colpa è quello stesso cretino che ha deciso di non tradurre "mouse" in "topo", e che è parente di quelli che docono "foruordami la meil" e "daunloda il fail".
Fabio P.
3 commenti:
@ fabio p.
ma non è che lavori come autore di Diego Bianchi in arte Zoro??
sei trooooooppo geniale!
mi fai sganasciare!
@Francesca, Fabio P. è ormai nel pantheon di PPR.
@ Frank
a pieno titolo!
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