lunedì 5 marzo 2012

Lucio e Marco.



Ecco chi è Marco Alemanno per i giornali italiani:
“il compagno di Lucio” – Il Fatto Quotidiano

“il compagno degli ultimi anni di vita” – Il Sole 24 Ore

“la persona che più è stata vicina a Lucio negli ultimi anni di vita” – Libero

“gli è stato vicino negli ultimi anni” – Repubblica

“legato a Dalla da un profondo affetto di anni” – Il Tempo

“legato a Dalla da lunghi anni” – Il Giornale

“intimo amico negli ultimi anni legatissimo a Lucio Dalla” – Il Messaggero

“l’amico più intimo” – Il Secolo XIX

“l’amico più intimo” – Il Corriere

“l’amico più intimo” – La Stampa

“l’amico di Lucio” – Il Resto del Carlino

“l’amico di Lucio” – L’Unità

“il corista” – Avvenire
Fonte: bybblog

9 commenti:

ilaria ha detto...

Oggi Serra ci svela che tutta questa ipocrisia era proprio finalizzata a far sì che il funerale si svolgesse con rito cristiano. Dell'ipocrisia dei giornali (compreso il nostro) invece non parla.
Vorrei però ricordare a Serra che Bologna (città che conosco benissimo) è la città più gay friendly d'Italia (istituzioni comprese) e quindi non è un caso che la curia abbia chiuso un occhio, in un'altra città sono sicura che questo funerale non si sarebbe mai svolto in chiesa e che il suo compagno mai e poi mai avrebbe potuto prendere l'eucarestia.

Anna ha detto...

ieri Marco Alemanno ci ha trafitto il cuore, le nostre lacrime per Lucio si sono unite a quelle per questo ragazzo, per la sua perdita, per la dichirazione di Amore più struggente che forse abbiamo mai ascoltato.
Un pensiero di Luce e di Bene per Marco, un forte abbraccio a questo ragazzo che ci ha scosso il cuore. e solo dirlgi che un Amore così bello e grande come ci ha permesso di percepire è imperituro e continua in altro modo, ancora più profondo e intimo.
Ciao

Anna ha detto...

ho letto ora il pezzo di M. Serra. Notevole. E però come dice bene Francesca, zitti e mosca sulle proprie magagnate. E quindi appare quasi un articolo, seppur veritiero e denso, anche un po' "riparatore" dell'assenza che anche rep ha avuto nel dare a cesare quel che di cesare era ed è. E nel dare a noi un po' di sana coerenza nei giusti tempi.

anna ha detto...

pardon Ilaria, mi riferivo al tuo commento...ho confuso i nomi delle pipierrine.....!ciao!

kriss ha detto...

Insomma una cosa un po' così
Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti e fra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

Incrocino gli aereoplani lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano i guanti di tela nera.

Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed il mio Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: avevo torto.

Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai nulla può giovare.

fabio p ha detto...

Guarda che "Quattro matrimoni e un funerale" l'abbiamo visto anche noi (Auden, lo so)

Anonimo ha detto...

@ fabio p, lo immaginavo ... ma lo trovo sempre bellissimo

x ha detto...

Michele Serra ha paragonato Alemanno ad un vedovo....
e ho già letto sul Nemico della questione "eredità"... e di come, non essendoci eredi diretti, in assenza di testamento (cosa che mi pare alquanto improbabile, con il tesoro che Lucio in tanti anni di carriera avrà accumulato), al convivente, secondo la legge.... non spetti nulla...

x ha detto...

06/03/2012

"Lucio e Marco"

di Marco Travaglio

Lucio Dalla fa miracoli anche da morto.
Il funerale proprio il 4 marzo nella sua Piazza
Grande. L’abbraccio di tutta Bologna e di un
bel pezzo d’Italia dentro e fuori San Petronio,
dopo due giorni interi passati ad ascoltare le sue
note sparse nell’aria della sua città. E soprattutto il
saluto finale di Marco Alemanno, il suo giovane
innamorato, che ha straziato ma anche rinfrescato
l’atmosfera della vecchia basilica, strappando
l’unico applauso non stonato (per il resto, gli
applausi in chiesa sono sempre stonati): l’applauso
liberatorio per un gesto che ha squarciato il velo di
tanta ipocrisia e anche, diciamolo pure, di tanta
omofobia. Non so se fosse previsto – nel rigido
cerimoniale fissato dalla Curia bolognese, così
rigido da negare a tutti noi persino un ritornello,
una nota delle sue canzoni – che Marco leggesse,
oltre al testo del brano “Le rondini”, anche il suo
ricordo personale degli ultimi anni vissuti accanto a
Lucio: quel ricordo che si è concluso con un
“gra z i e ! ” urlato e commosso proprio sotto l’a l t a re .
Può darsi che si sia trattato di un fuori programma
che ha colto di sorpresa anche qualcuno dei preti
concelebranti avvolti nei paramenti
viola-quaresima. Certo era voluto l’af fettuoso
accenno che padre Bernardo Boschi, amico e
confessore di Lucio, ha dedicato a Marco
nell’omelia (“questo tonfo... quasi crudele, vero
Marco?... ci ha lasciati tutti più soli, più tristi”). Ma,
sia che la cosa fosse prevista, sia che fosse un fuor
d’opera, meglio così: è stata una benedizione anche
per chi, come il sottoscritto, pensa che la vita
sessuale di una persona sia un fatto privato, salvo
che la persona stessa non decida di metterlo in
pubblico. Su questo hanno detto e scritto in tanti,
dopo l’aspra invettiva-provocazione di Aldo Busi.
Ma, comunque la si pensi, è un fatto che Lucio
Dalla abbia condiviso gli ultimi anni della sua vita (i
più sereni, fra l’altro, per unanime riconoscimento
degli amici più cari) con un giovane uomo: Marco
Alemanno, appunto. Quel che è accaduto in San
Petronio, anche se non voluto fino in fondo, fa bene
alla Chiesa: le scrolla di dosso un’imma gine
sessuofobica e omofoba che tanti dolori ha
provocato a molti credenti omosessuali e
soprattutto ai loro famigliari e che ancora, al
funerale di domenica, è echeggiata nelle parole di
monsignor Gabriele Cavina, numero tre della Curia
bolognese, che ha presentato Alemanno come
“colla boratore” di Dalla e ha rammentato il dovere
della confessione e della penitenza per non
“accostarsi all’Eucarestia in peccato mortale”. Un
precetto che molti han trovato superfluo e
soprattutto stonato, in quel contesto. Ma il piccolo
miracolo di San Petronio fa bene anche al mondo
dell’informazione che, se possibile, riesce talvolta a
essere più ipocrita e omofobo persino di certe
gerarchie ecclesiastiche, ossessionate dal sesso e
digiune d’amore. Prima che Marco ci liberasse con
un semplice grazie da tante tartuferie, molti
giornali, tv e siti web l’avevano presentato come
“amico”, “collega”, “stretto collaboratore” e altri
ridicoli e imbarazza(n)ti giri di parole per non usare
la più bella e la più semplice delle espressioni:
compagno innamorato. In prima fila, in basilica,
c’erano politici di destra e di sinistra che per anni
sono stati al governo o in Parlamento e non sono
riusciti, anzi sono riusciti a non dare all’Italia una
legge che riconosca i diritti minimi a due
innamorati di sesso “sba gliato”. Conoscendo Lucio,
quei politici sapevano tutto di lui e di Marco: a loro
quel che è accaduto in San Petronio non ha rivelato
nulla. Se ora, usciti di chiesa e tornati in Parlamento,
la presentassero e la votassero tutti insieme, quella
legge che manca solo all’Italia, compirebbero un
gesto semplicemente doveroso, soprattutto per i
non famosi. Un gesto tutt’altro che coraggioso,
perché ci vuole un bel coraggio a non compierlo.
Sarebbe l’ultimo miracolo di Lucio.