La prima pagina di Repubblica del 18 dicembre 1992 con la notizia dell'avviso di garanzia a Bettino Craxi. E' il culmine del ciclone di Tangentopoli, meglio conosciuto come Mani Pulite. Solito editoriale del Fundadòr, solita vignetta di Forattini e un'intervista ad Umberto Bossi del rimpianto republicone Guido Passalacqua. Il titolo dell'intervista: "Provino a fermarci". Ci sono riusciti, caro Umbi. Ci hanno messo vent'anni ma ce l'hanno fatta.
L'espressione Mani pulite designa una stagione degli anni novanta
caratterizzata da una serie di indagini giudiziarie condotte a livello
nazionale nei confronti di esponenti della politica, dell'economia e
delle istituzioni italiane. Le indagini portarono alla luce un sistema
di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano detto Tangentopoli[1]. Furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio.
Le inchieste furono inizialmente condotte da un pool della Procura della Repubblica di Milano (formato dai magistrati Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, Gherardo Colombo, Tiziana Parenti, Ilda Boccassini e guidato dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli e dal suo vice Gerardo D'Ambrosio)
e allargate a tutto il territorio nazionale, diedero vita ad una grande
indignazione dell'opinione pubblica e di fatto rivoluzionarono la scena
politica italiana. Partiti storici come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Italiano, il PSDI, il PLI sparirono o furono fortemente ridimensionati, tanto da far parlare di un passaggio ad una Seconda Repubblica.
Testi da Wikipedia.
Immagine tratta dalla pagina Facebook di Largo Fochetti.
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