mercoledì 18 luglio 2012

Diritto di replica (parte seconda).

In merito alla vicenda Coen-Hollande, pubblichiamo questa ulteriore precisazione da parte del diretto interessato:
Caro Enrico, 
ho aggiunto una copiosa prefazione al blog, avvertendo i lettori che si tratta di una riscrittura e perché è stata fatta. Ho espresso le mie ragioni e credo che un'operazione simile non sia mai stata fatta prima d'ora. Questo perché non sono un copia incollatore ma ho dato fiducia a chi mi aveva passato il materiale su Hollande, che, come mi ti ho spiegato, mi era parso credibile e dunque utile nell'economia del blog. Guarda caso, sono comparsi strani lettori che mai prima d'ora avevano bazzicato il mio blog. Ora, il fatto che tu stia più o meno dalla mia parte non mi ferisce più di tanto perché io non sono uno abile nel lavorare su Internet, anzi, sono piuttosto maldestro. Quindi, se non ho avvertito i lettori che era riscritto, è perché non sapevo che fosse una "regola". Appena l'ho saputo, ho provveduto. Credo quindi che sia corretto parlarne, viste le debite "avvertenze" e le altrettante debite "spiegazioni". Il testo è chiaro. Rispecchia non la storia di una tentazione, ma lo spirito di uno abituato ad agire tempestivamente, almeno giornalisticamente, cercando di scrivere bene. Non so "vendermi", in ogni senso. Mi urtano certi commenti spicci, fascistelli: per fortuna ho dalla mia una tonnellata di articoli e servizi che la dicono lunga sulla mia professionalità e sulla mia buona fede. Se sbaglio, mi correggo. E lo dico pubblicamente. Se sono indotto a sbagliare, lo racconto. Pubblicamente. Se penso che nonostante tutto, l'errore sia stato un non errore, lo spiego. Pubblicamente. 
Cordialmente. Leonardo Coen

14 commenti:

mad283 ha detto...

"Questo episodio conferma ciò che da qualche tempo ritengo sempre più vero: l’unica informazione valida sul web è quella che forniscono i siti dei giornali e delle riviste che possono disporre di strumenti e di redazioni adeguate."
Eh sì, proprio...

Carmen ha detto...

Personalmente non rimprovero a Coen l’avere rimaneggiato l’articolo a sostegno di un proprio pensiero su Hollande, ma davvero mi stupisce l’ingenuità nell’aver considerato attendibile il pezzo in questione. Con un’attenuante però: se si riceve una notizia da una persona conosciuta e fidata, e non si conoscono i meccanismi del web (e le bufale che vi girano), è facile prenderla sul serio.

Mi permetto di dare, educatamente, due consigli a Coen:

Saranno in pochi a leggere il lungo post di spiegazioni (io stessa l’ho letto in diagonale). In casi come questi un rapido “Scusatemi, ci sono cascato come uno sciocco” smorza le polemiche e genera simpatia (TUTTI ci siamo cascati, per questo siamo diventati così scafati).

Non badi più di tanto al commento di Paolo Attivissimo e si faccia un giro nella sezione antibufala del suo sito. Attivissimo da anni fa un lavoro encomiabile per sviluppare lo spirito critico degli internauti.
Ha un blog su una piattaforma di grande visibilità, non può permettersi di essere maldestro

Con affetto immutato
Carmen

mad283 ha detto...

Carmen, secondo me il problema non è tanto che Coen c'è cascato (se la gente non ci cascasse, non ci sarebbe bisogno del blog di Attivissimo), il problema vero per me è che lui non ha "rimaneggiato" un articolo altrui, l'ha proprio copiato parola per parola. E' quella la cosa grave, perché poi le topiche le prendiamo tutti: non rispettare il lavoro altrui (nemmeno quello di un amico freelance che gli manda le informazioni via mail) è una cosa che trovo scandalosa, in questo mestiere. E il non riconoscere da parte sua questo errore è una cosa altrettanto grave.

iperkrusty ha detto...

Mah.....
Nella sezione commenti dell'articolo incriminato, un utente (miprisco) diventa l'emblema di tutto l'accaduto.
Prima del pandemonio, ne scrive uno, tranquillo, per elogiare il post di Coen mentre dopo, accortosi della bufala, ne scrive un altro per chiedere le scuse di Coen.
Sbaglierà? Non credo.
Inoltre il post, ora, è diventato un pachiderma che nemmeno ho provato a leggere (tra l'altro in seconda revisione).

Ma, veramente, cosa ci voleva a scrivere un altro post di tre righe con scusatemi ho fatto una cappella, mi cospargo il capo di cenere......mah
Ho sbagliato talmente tante volte (in tutti i campi) che ormai sono diventato un campione mondiale di scuse.
L'essere un giornalista professionista rende impossibile scusarsi? I lettori chiedono solo questo....

mad283 ha detto...

Marco, io frequento questo blog solo da qualche mese, ma (come ho scritto nell'altro post su questo argomento) non ho mai visto un giornalista di Repubblica venire qui e chiedere scusa (poi magari ci sono stati e io non li ho visti): si sono sempre arrampicati sugli specchi criticando chi li criticava (l'ultimo Franceschini a proposito di "Wall Street"), per cui è ovvio che tengano lo stesso comportamento anche coi lettori non feticisti. Quindi evidentemente sì, l'essere un giornalista professionista rende impossibile scusarsi.

Dylan ha detto...

La toppa è peggio del buco. Caro Coen sei indifendibile, chiedi scusa ai tuoi lettori e non rigirare la frittata.

Daniele ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Gabriele ha detto...

La merda pestata da Coen è notevole, specie perché lo fa un giornalista che ho sempre trovato grandioso per qualità di scrittura, talento, capacità di ricerca notizie e versatilità quando era inviato, cioè quando i fatti andava a vederli e viverli in prima persona.
Ciò detto, boh. Si tratta di un post infelice in un blog poco scritto (questo mese tre post, anche se uno bisvalido, a giugno due) e poco letto, anche se legato a un grande giornale come Repubblica.
Mi sembra che il popolo del web tenda a dare troppa importanza a quello che viene scritto sul web: avete presente i miliardi di pagine che vengono scritte ogni giorno? Per la legge dei grandi numeri ci sono maree di minchiate lì dentro, inevitabile. Se stiamo a seguire e a dare retta a tutte non se ne esce più vivi.
Per cui, dai Leo, hai sbagliato e più di una volta in questa vicenda, ma dopodiché per stavolta ti perdoniamo per acquisiti meriti professionali passati, pontifica un po' meno e morta lì.

devan ha detto...

Ma davvero nessuno (da Coen ad Attivissimo, passando per questo sito) si è accorto che il pezzo (plagiato) era una burla / satira / pesce d'aprile fuori stagione (fate voi)? O pensate davvero che sia vagamente verosimile che (per esempio) 175 nuovi enti di ricerca vengano aperti... il 15 di agosto? O forse è la fine del mondo che si avvicina?

Anna ha detto...

Mi rifaccio a Gabriele, notando che cmq la cappellata l'ha fatta sul suo blog (ok ospitato sul sito Repubblica, ma sempre blog è)mica sulla prima pagina di Repubblica on line o cartacea. Detto questo, un blog è spazio di discussione e ci stavano, proprio per il ruolo che ricopre di giornalista professionista, un "ops, scusate ho sbagliato". Capita anche ai migliori. Invece, ricuocere per altre due volte la frittata così, dilungandosi in spiegazioni ridondanti e non necessarie, anche se su un blog, ha scalfito un poco la sua figura. E, come ricordato, i commenti del lettore "miprisco", sono la fotografia nitida del sentire via via emerso tra una bufala accertata, copia/incollata in qualche modo, e una scusa non pervenuta.
E quoto ancora Gabriele, che riporto
"Per cui, dai Leo, hai sbagliato e più di una volta in questa vicenda, ma dopodiché per stavolta ti perdoniamo per acquisiti meriti professionali passati, pontifica un po' meno e morta lì"
e sottoscrivo.

mad283 ha detto...

Anna, però il fatto che l'articolo non sia sulle pagine principali del sito de la Repubblica non significa che non faccia parte del giornale. E' vero che è una sezione poco letta, ma questo non vuol dire che il direttore di testata non abbia responsabilità su ciò che viene scritto (né che l'autore non sia pagato per scrivere). La serietà professionale bisogna metterla quando si scrivono le brevi come quando si scrive un fondo in prima pagina, altrimenti come si può pretendere che i giornali "seri" siano riconosciuti come tali dai lettori?

Anna ha detto...

Allora son proprio partita da presupposti sbagliati perchè pensavo che di un blog, anche se ospitato in repubblica, fosse responsabile solo il tenutario, non la testata tutta.
E sul fatto che i giornalisti fossero pagati per scrivere nei blog pure mi sbagliavo da quel che scrivi, perchè ero straconvinta che lo facessero aggratis. ok, grazie delle delucidazioni. ciao

mad283 ha detto...

Eh no, se un giornalista ha un suo blog scrive quello che vuole quando vuole a proprie spese, ma visto che scrivere è il suo lavoro se lo deve fare per qualcun altro pretende giustamente di essere pagato. Poi il direttore ha la responsabilità ultima persino sul famigerato colonnino di destra, figurati su un blog editoriale. Tra l'altro va detto che di repubblica.it sono condierettori Vittorio Zucconi e Giuseppe Smorto, non Ezio Mauro (che però credo sia direttore responsabile di tutto l'ambaradan).

Anna ha detto...

Guarda che davvero pensavo che scrivessero gratis sui blog e che fossero liberi di scriverci quello che volevano. Per me i blog di rep.it sono sempre stati blog e basta, gratis e liberi dai controlli dei vari direttori, pur se tenuti da giornalisti di testata(anche se non sempre sono giornalisti professionisti, come il prof Odifreddi se non sbaglio, che pure ha un blog lì).
Non ho mai pensato che Vittorio Zucconi, come direttore di rep.it fosse responsabile di quello che scrivono i colleghi o altri professionisti nei loro blog di rep.it. Mi sono sbagliata di brutto, non conoscendo le regole dei blog di testata.
Grazie delle info.
ciao, alla prossima