L'ottima Ilaria ci segnala
questo post apparso sul blog del
republicone Concetto Vecchio che sta scatenando fiumi di commenti (256 al momento in cui scriviamo):
Non si poteva non voler bene a Rosy Bindi alla fine degli anni Ottanta,
quando in mezzo a tutti quei parrucconi democristiani, spiccava per
freschezza, purezza d’ideali, impertinenza, libertà di giudizio, e mette
davvero una certa tristezza, paragonare ora le due immagini – quella di
allora, e quella di adesso – e ritrovarla come ingrugnita,
strenuamente tesa a tenersi il posto, a non mollare la presa, e dice
pure vaffa in diretta tv. È come se non volesse prendere serenamente
atto che il mondo attorno a sé è cambiato, che non tutte le stagioni
sono uguali nella vita degli uomini, anche degli uomini politici. Rosy
Bindi è stata la più feroce oppositrice alle primarie. Non le voleva.
“Le nostre regole non le prevedono per la scelta del candidato premier”
tuonava il 12 maggio. “Non se ne vede l’utilità”. “Non affidiamo la
soluzione di tutti i problemi del nostro partito alle primarie”,
rincarava la dose l’8 giugno, sostenuta dai Fioroni, dai Marini. “Renzi
non può candidarsi, sta forzando lo statuto” sentenziava il 24 giugno.
Il 16 luglio le chiesero se Renzi sarebbe stato in grado di relegarla in
un cono d’ombra, lei, insieme a Veltroni, D’Alema, Franceschini,
Letta. “Ma quale cono d’ombra! Noi siamo assolutamente indispensabili!”.
Ecco, diceva proprio così: in-di -spen-sa-bi-li. Davvero merita
un’altra ricandidatura?
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