Sono stupita dalle parole che Eugenio Scalfari dedica non tanto e non solo alle mie idee sulla crisi italiana ma, direttamente, con una violenza di cui non lo credevo capace, alla mia persona.

Violento è infatti l'uso che fa di Altiero Spinelli, del quale nessuno di noi può appropriarsi: chi può dire come reagirebbe oggi, di fronte alle rovine d'Italia e dell'Europa da lui pensata nel carcere dove il fascismo l'aveva rinchiuso, e difesa sino all'ultimo nel Parlamento europeo? Non ne sono eredi né Scalfari, né il Presidente della Repubblica, e neppure io. Il miglior modo di rispettare i morti è non divorarli, il che vuol dire: non adoperarli per propri scopi politici o personali. Mi dispiace che Scalfari abbia derogato a questa regola aurea.

Quanto al Movimento 5 Stelle, io dico che va ascoltato: non è solo l'Italia peggiore che ha votato per lui a febbraio. Senza la sua scossa il discorso pubblico continuerebbe a ignorare la crisi dei partiti, i modi del loro finanziamento, l'abisso che li separa dalla loro base. Mettere M5S sullo stesso piano di Marine Le Pen o di Alba Dorata più che un errore è una controverità. È anche un gesto di intolleranza verso chi la pensa diversamente. In proposito vorrei dire un'ultima cosa: è inutile e quantomeno scorretto accusare Grillo di condannare alla gogna i giornalisti, quando all'interno d'una stessa testata appaiono attacchi di questo tipo ai colleghi.

Cara Barbara, come ti avevo promesso ieri, io ho già dimenticato le cose per me sgradevoli che ho ascoltato nella trasmissione di Travaglio e quelle che tu hai scritto su Grillo sul nostro giornale. L'unica cosa che non dimentico è il mio antico affetto nei tuoi confronti.