giovedì 30 gennaio 2014

Da Gianni a Gino.

L'attenta Francesca C. ci segnala un bel pezzo di Gianni Mura sul grande Luigi Veronelli, detto Gino.

Il pezzo è apparso sul dorso milanese di Repubblica.


Per i pipierrini "non lombardi" ecco le prime venti righe del pezzo. 
Il resto potete chiedercelo via mail.

Il 2 febbraio non è una data scelta a caso. Luigi Veronelli, Gino per gli amici, il 2 febbraio del ‘26 era nato. E Bergamo, dove andò ad abitare nel 1970 in Città Alta, gli intitola una piazza, in Città Bassa, vicino alla stazione. Era nato a Milano, nell’Isola. Il nonno era fornaio, il padre aveva una piccola industria chimica in piazza Archinto. Fu lui a far assaggiare a Gino e al gemello Gianni un bicchiere di vino (Barbera dell’Oltrepo, probabilmente) il giorno della Prima Comunione.
Due birbe, lui e Gianni, tant’è che prima del liceo li spedirono in collegio nella Bergamasca, a Celana. Poi a Milano, liceo Parini, il compagno di banco di Gino era Giangiacomo Feltrinelli. E la cosa di Milano che amavano di più era la libreria Hoepli: guardare bene le vetrine, entrare, sfogliare, discutere su come si poteva cambiare il mondo.
Dalla facoltà di ingegneria dirotta su filosofia. Quello è il suo pane. È molto vicino a Lelio Basso e Giovanni Emanuele Bariè, insegna filosofia teoretica e diventa editore nel ‘56. Pubblica cinque collane, dalla poesia alla filosofia, e tre riviste. Solo quella di gastronomia funziona. E su quella, grazie a un incontro
con Carnacina, e più tardi a Italo Pietra che lo ingaggia al Giorno, costruisce una storia molto luminosa.

Gianni Mura - Repubblica Milano

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