giovedì 6 novembre 2014

Stefano Folli, il Trapattoni della nota politica.

Lo chiama così il sito blitzquotidiano.it che in un pezzo apparso oggi scrive:

Stefano Folli passa dal Sole 24 Ore a La Repubblica. Stefano Folli è a buon diritto una “firma” del giornalismo politico italiano. E quindi da importante giornale a grande giornale. Tutto ok, auguri e in fondo…affari loro. Però, però…Però Stefano Folli è anche a pieno merito una firma del giornalismo politico più tradizionale che c’è. Tradizionale, accorto, misurato, sempre “in grisaglia”, fin da giovane e da decenni.

Succede quindi anche che la scelta aziendale de La Repubblica è quella di avvalersi, con metafora calcistica, del “Trapattoni della nota politica”. Una firma che ha vinto campionati e coppe, ma del calcio che c’era. E questa scelta aziendale in tempi di politica parlata che non parla più non solo al paese ma neanche ai lettori di quotidiani, incuriosisce. Incuriosisce perché la dice lunga sulla volontà di adattamento dell’informazione politica all’habitat contemporaneo.

2 commenti:

Barbapapà ha detto...

Un'analisi scentrata, a mio parere. Il problema non è certo Folli, ma tutto quello che gli sta attorno: lo sterile ed effimero racconto del barnum politico romano. Quello è il vecchio, non certo l'analisi politica (eppoi, che questa politica sia oramai poca cosa non è certo colpa del notista).

Anonimo ha detto...

Quoto il redivivo Barbapapà