mercoledì 17 dicembre 2014

La dotta citazione del Diretùr.

 Dotta citazione del Diretùr nella Reunio del 16 dicembre scorso:
“Un caffè, quello che Steiner chiama il profilo dell'Occidente”
Secondo George Steiner l'Europa è innanzitutto un caffè pieno di gente e di parole, in cui si scrivono versi, si cospira, si filosofeggia e si pratica la conversazione civile. Steiner è tormentato dal
sopravvivere anche ai giorni nostri di ciò che chiama l'incubo della storia europea: l'odio etnico, lo
sciovinismo nazionalista, i regionalismi sfrenati e la resurrezione dell'antisemitismo. Ma anche
dall'omologazione culturale verso il basso derivante dalla globalizzazione, che sta cancellando la
grande varietà linguistica e culturale che era il patrimonio migliore del vecchio continente. La frase
più dura di tutto il libro è una protesta contro la banalità e la volgarità dei prodotti culturali di
consumo: "Non è la censura politica che uccide la cultura: sono il dispotismo del mercato di massa,
le ricompense di una fama commercializzata"
http://www.ibs.it/code/9788811694151/steinergeorge/una-certa-idea.html


I parafulmini devono essere saldamente infissi nel terreno. Anche le idee più astratte e speculative
devono essere ancorate nella realtà, nella materia delle cose. Che dire allora dell'idea di Europa?
L'Europa è i suoi caffè, quelli che i francesi chiamano cafés. Dal locale di Lisbona amato da Fernando Pessoa ai cafès di Odessa frequentati dai gangster di Isaac Babel. Dai caffè di Copenhagen, quelli di fronte ai quali passava Kierkegaard nel suo meditabondo girovagare' fino a quelli di Palermo. Non si trovano caffè archetipici a Mosca, che è già la periferia dell'Asia. Ce ne sono pochissimi in Inghilterra, dopo una fugace moda nel Diciottesimo secolo. Non ce ne sono nell'America del Nord, con l'eccezione dell'avamposto francese di New Orleans. Basta disegnare una mappa dei caffè, ed ecco gli indicatori essenziali dell'«idea di Europa».
Il caffè è il luogo degli appuntamenti e delle cospirazioni, del dibattito intellettuale e del pettegolezzo. Lo frequentano il flâneur, il poeta, il metafisico con il suo taccuino. È aperto a tutti, e
al tempo stesso è un club, una massoneria di identità politiche o artistico-letterarie.
https://it.wikiquote.org/wiki/George_Steiner


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