martedì 18 agosto 2015

Piuttosto che.

Riportiamo questo simpatico scambio di battute tra il redivivo Barbapapà e MUDD:

Barbapapà ha scritto:

"Coraggio, siamo all'ottantesima foto di Baricco". Ahahah! Bellissima, Feticista Supremo! Si, una delle cose più inutili degli ultimi anni, questo stillicidio quotidiano di foto. Baricco deve scrivere di più su Repubblica, non esibirsi in altri, discutibili ruoli...

Segnalo, pur tardivamente, che il grande Clerici si è con mia somma sorpresa allineato all'uso scorretto ma ahimè imperante del "piuttosto che" in funzione disgiuntiva. Nell'articolo sui 10mila ace messi a segno da Karlovic, pubblicato lo scorso 13 agosto, il nostro amatissimo Gioanin ha così scritto:

"La soverchiante importanza dell'Asso – se così posso chiamarlo – non è stata tale sinché il gioco è rimasto nella fase delle racchette di legno. Si ricordano record improbabili, causa i sistemi di misurazione, che vengono attribuiti a Bill Tilden (vincitore di Wimbledon nel 1920, ‘21, ‘30 e di sette titoli USA), piuttosto che, nel dopoguerra, a Jack Kramer (Wimbledon ‘46, ‘47 e USA ‘47 ) e Gonzalez (USA '48 e ‘49)". 

Gianni, che succede?!

MUDD ha scritto:

essendo anche io molto sensibile all'avanzata del "piuttosto che", mi sento di dissentire con il mitico Barbapapà: da premettere che è un uso davvero odioso, ma io me ne sono fatto una ragione pensando al precedente di "ovvero", che ancora oggi nel lessico giuridico (utilizzato come "oppure") ha il valore diametralmente opposto a quello odierno ("cioè, vale a dire"). l'italiano è una lingua anomala, forseto dovremo abituarci al "piuttosto che", in entrambi i casi:
1) piuttosto che non farlo (puristi)
2) piuttosto che ad altri obbrobri (sperimentalisti e Gianni Clerici)

Barbapapà ha scritto:

Grande MUDD, senpre brillante! Ma noi non possiamo e non dobbiamo cedere. Perché ad ogni presidio abbandonato le orde barbariche punteranno altri totem della nostra lingua fino alla corruzione totale. Già dobbiamo difenderci quotidianamente dall'importazione di inglesismi e orribili derivazioni fonetiche ("deliverare", "schedulare", "forwardare"... aargh!)... 
E questo senza voler negare l'evoluzione, necessaria direi, di una lingua.

Segnalo che Stefano Folli è uno dei pochissimi ad utilizzare "ovvero" nell'accezione "antica".

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