martedì 1 dicembre 2015

Appunti della Sera: buona dolce settimana a tutti.

Direttoreide/1: come sarà la Repubblica di Marione?
Segnaliamo questo interessante pezzo di Elia Dall'Aglio apparso sul sito Gli Stati Generali.


Direttoreide/2: il Diretùr da Fazio
Intervistato ieri sera a Che tempo che fa, il commosso (a tratti) Diretùr, ha affermato che aveva preparato una lista di dodici nomi, tra cui i quattro vice (immaginiamo anche altri collaboratori, pensiamo alla dolce Concita che avremmo visto ottimamente, ed è probabile che ci fosse anche il nome di Calabresi) per la sua successione. Oltre ai dodici libri che racconteranno i primi 40 anni di "Repubblica". (Ringraziamo Frank per la segnalazione)


Direttoreide/3: i commento dei lettori
Pubblichiamo due commenti in risposta a quello di Alberto Minardi pubblicato negli Appunti sparsi di ieri:

Quello di Minardi è un delirio totale. Affermare che Repubblica sia "il giornale più strenuamente oppositore di Renzi" significa non averci capito niente, essere in malafede o avere seri problemi di comprensione del testo. Non è che gli editoriali (sempre più schizofrenici e papacentrici) di Scalfari definiscano la linea del giornale eh. Basta aver letto con un minimo d'attenzione la cronaca politica da quando Renzi è al governo, i vari Casadio, Tito, De Marchis e compagnia.
Gatecrasher

Forte vedere come l'uscita di scena di Mauro abbia scatenato i detrattori di Repubblica che sperano nella sua fine. Sono scettica su Calabresi (perchè non un direttore fra chi già fa parte del giornale?) ma ovviamente i giudizi li lascio a quando lavorerà a pieno regime alla nostra. Detto questo, spero che ancora una volta gli omuncoli rancorosi siano zittiti dai fatti.
Simona


Maumol ringrazia
Ecco il tweet di ringraziamento di Maurizio Molinari su Twitter



La dolce settimana
Cone ci ricorda Rai Radio 3 su Twitter, Concuta De Gregorio curerà la rassegna stampa di Prima Pagina per tutta la settimana. Sciambola.



A volte ritornano
Come ci ricorda il futuro Diretùr Calabresi sulla sua newsletter mattutina, Domenico Quirico, due anni dopo il rapimento, torna a scrivere dalla Siria:

Domenico Quirico è tornato in Siria, due anni dopo la fine del lungo rapimento in quel Paese: 155 giorni in mano agli estremisti islamici. Voleva tornare per vedere, capire e raccontare cos'è rimasto di quella terra. Il suo è sempre un racconto attento, personale, intenso. È entrato in Siria dal Libano: alla frontiera si è trovato davanti a questa scena:

Nel comando delle guardie, lustre divise nere aquile d’oro sulle spalline, quando digitano il mio nome sul computer, compare, sinistramente lampeggiante, una scritta rossa. Gli sguardi dei soldati si fanno di colpo scuri, ostili. Un tonfo sanguigno della memoria, come quando un gesto, un oggetto sommerso nelle alghe del passato, riappare nella sua verità di forme e paura. Lunghe telefonate, poi, provvisorio, cade il tampone liberatore sul passaporto.

Nel Paese ha incontrato il volto di Bashar al-Assad, il presidente sul cui futuro si interrompono regolarmente i dialoghi diplomatici, su ogni lampione: "c’è una costante volontà di riaffermare: siamo qui, non ce ne andremo". Le parole di Quirico vanno lette, tutte d’un fiato.



Bastardi cristiani
Questo titoletto su Libero di ieri ci era sfuggito. Grazie a @nonleggerlo per la segnalazione.




Osservatorio cassonetto 
Domani, in regalo con Repubblica, c'è RClub. Ma anche no.




Dai calembour ai rebus
Quelli di Tuttosport si sono improvvisamente risvegliati.


1 commento:

illustrAutori ha detto...

Il pezzo di Dall'Aglio più che interessante mi sembra desolatamente ricco di luoghi comuni e conformista: scambiare Marione per "abbastanza filogovernativo" solo perché ragiona, entra nel merito e si pone quesiti etici nel secondo mestiere più vecchio del mondo (in Italia ancora più prezzolato e ideologico che altrove) e arrivare a dirgli "non portasse quel cognome" con un "discorso che vale ugualmente anche per Ambrosoli e Tobagi" squalifica immediatamente tutto le restante argomentazioni. Allora meglio Paolo Mieli che è rimasto uno dei 3-4 (su 757!) a scusarsi con la famiglia per quell'indegno documento... https://it.wikipedia.org/wiki/Lettera_aperta_a_L'Espresso_sul_caso_Pinelli