mercoledì 16 marzo 2016

Appunti e ritagli del giorno: più che uno scoop, un boomerang. E un sacco di altra roba.

L'intervista-scoop di Calabresi e Di Feo al presidente egiziano Al Sisi ha scatenato numerose polemiche su internet e su Twitter in particolare. Basta dire che l'hashtag Al Sisi è rimasto per ore nelle tendenze. Ecco cosa scrive, per esempio, Massimo Mantellini sul suo blog:

L’intervista del direttore di Repubblica al generale egiziano non ha molto di giornalistico. È un gigantesco spot alle relazioni fra i due Paesi che il caso Regeni ha messo in (minima) tensione. Il prolungato silenzio di Matteo Renzi al riguardo, di cui ho già scritto estesamente, ne è il corollario triste e prevedibile.
Quali informazioni aggiunge del resto a quanto già sappiamo l’intervista di oggi? La risposta è semplice: nessuna. Era inevitabile e lo si poteva immaginare fin dall’inizio. Non ha senso intervistare il dittatore. Chiedereste a Videla, con tono gentile, come mai quegli aerei pieni di desaparecidos partivano in direzione oceano in piena notte? Dove andavano, signor Generale? Per quali ragioni? Ci dica, ci dica.
Repubblica nelle scorse settimane ha mandato al Cairo alcuni suoi bravi giornalisti a indagare. Qualcosa hanno scoperto ma quello è l’unico spazio giornalistico possibile: uno spazio di dignità, autonomia e rispetto. L’intervista ad Al Sisi non ha nulla a che fare con questo. È propaganda, una cosa triste, una mezza schifezza. Mi spiace molto.

E di seguito una selezione di Tweet. Ma ripetiamo: è solo una selezione.







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E a proposito di #CanoneCalabresi, leggete qui cosa scrive Italia Oggi.




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E adesso un piccolo, ma davvero piccolo, narcisismo: la pagina Facebook di Pazzo per Repubblica ha raggiunto i 1000 mi piace. Sticazzi.















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Questo è lo straordinario incipit anatomico di Maurizio Crosetti di cui vi parlavamo stamattina nei feticismi del giorno.




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Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Caro Pazzo,
sarebbe ora che Repubblica lanciasse un nuovo inserto culturale. La versione domenicale è davvero povera dal punto di vista strettamente culturale (o strettamente - ma chiedo troppo, magari - libresco), se soprattutto la paragoniamo al miglior inserto domenicale (Alias, de Il manifesto), ad uno solitamente interessante (La lettura, del Corriere), e uno più o meno interessante (la versione domenicale de Il sole 24 ore).
G.Rizza

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Per la rubrica La maledizione delle didascalie, segnaliamo i dipenenti al posto di i dipendenti.



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Questa è la lettera del giorno.



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Il nostro collaboratore Frank, ci segnala che questa mattina nelle "all news" di Radio Capital è intervenuta in audio la republicona Anna Lombardi inviata a Chicago per le primarie americane. Inoltre, Andrea Scanzi (abituale ospite del mercoledì di Riccardo Quadrano e Jean Paul Bellotto) dopo un tweet critico (di un paio di settimane fa) nei confronti del diretùr Vittorio Zucconi è stato censurato ed eliminato. E mentre mercoledì scorso si era abbozzato e, con un certo imbarazzo, giustificata l'assenza di Scanzi, stamattina si è disinvoltamente proseguito con un altro collegamento telefonico.  Se essere permalosi ci può stare (ma fa parte del codice genetico dei giornalisti?), la censura da parte di chi ne denuncia spesso la presenza non mi sembra un inno alla coerenza. Sarebbe bastato spiegare. Peccato. 

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Ecco l'automarketta del giorno: Andrea Bajani che recensisce il nuovo libro di Antonio Monda L'indegno.



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Spazio adesso agli scoop del sito di Libero, che si candida di diritto al Premio Pulitzer.



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Questo invece è il tweet pubblicato oggi da Tuttosport in risposta ad un altro tweet del Bayern Monaco. Ogni commento è superfluo. E l'hashtag #viaibinarinazisti sta spopolando.



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Osservatorio necrologi.



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Infine ecco le copie medie diffuse mensilmente dei principali quotidiani italiani (da DataMediaHub).


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