giovedì 4 agosto 2016

Lo scivolone di Corrado Zunino sulla Barbagia. Lui prontamente si scusa

I fatti sono andati più o meno così: su Repubblica di ieri è apparso un articolo firmato da Corrado Zunino a compendio del pezzo di Bianchin e De Riccardis sulle violenze ai bambini in un asilo di Milano gestito da una coppia, sardo lui e campana lei.

A un certo punto del suo pezzo, Zunino tira in ballo la Barbagia, offendendo i suoi abitanti.

Il pezzo incriminato è questo.


Numerose le reazioni dei sardi sui siti e sui social network, che si sono sentiti toccati dalle parole con cui Zunino descrive la Barbagia.

Abbiamo preso, come esempio, un articolo apparso sul sito Tottus in pari in cui si accusa pesantemente il giornalista di Repubblica:

Dodici parole che offendono i sardi e la Sardegna.  Successivamente omesse dall’articolo online, seguite dalle scuse di Zunino su Twitter, ma ancora presenti sul quotidiano in cartaceo. Vergognosamente presenti. Vergognosamente false, provenienti da chi certo conosce altre cose ma non la cultura della Sardegna e della Barbagia. Le parole si trovano contenute nell’articolo di Zunino in merito ai maltrattamenti subiti da alcuni bambini presi a urla, morsi e botte da due energumeni, uno dei quali sardo. Questo porta sino ad estendere l’accusa di comportamento violento nei confronti dei minori a tutti i sardi, specie quelli provenienti dalla Barbagia per intenderci. Giusto.  Perché in Barbagia si sequestra.  Si uccide. Si violentano i bambini. Si porta poco rispetto verso le donne. E de s’ istranzu? Non de faeddamus? S’ istranzu lu abbaidana de travessu in Barbagia. Segundu custu Zunino. Ma costui cosa conosce della Sardegna e della Barbagia? Sa, Zunino, che in Barbagia le donne ed i bambini sono intoccabili?  Studi la cultura di quegli ancestrali luoghi selvaggi, narrati con maestria dalla Deledda e scopra Zunino che forse in nessuna parte della Sardegna come in Barbagia, vige ancora come allora il matriarcato e la cura dell’infante. Vige la norma che si arrivat s’ istranzu, apparizzamus finat pro isse. Li abberimus sa domo. In quanti lo farebbero? Partimus chin isse su manigu. Io non provengo dalla Barbagia, sia chiaro.  Ma ogni settimana ci passo. E ci lavoro. Perché se esiste il mal di Sardegna, il mal di Barbagia ti prende sino alle parti più intime. Una volta che la conosci, senti forte il bisogno di tornarci. Quel dialetto, quei modi, quei cibi… Ti accolgono e ti stringono a sé. Una cultura secolare tramandata da generazioni, che resta immutata nonostante il progredire o forse il regredire della civiltà attuale. E’ in Barbagia che si trovano peraltro numerosi i centenari e i laureati.  Enciclopedie viventi e cervelli, patrimonio dell’umanità. Si rechi Zunino in Barbagia… E senta di persona queste sensazioni.  E veda di persona come si vive in Barbagia… E poi ne scriva un altro di articolo su Repubblica.  Nel quale faccia le scuse ai sardi per le sue parole con la medesima enfasi ed il medesimo risalto col quale oggi ci ha offeso. E’ il minimo che possa fare.

Zunino riconosce subito l'errore e prontamente si scusa prima sul suo profilo Twitter e poi con una lettera apparsa oggi su Repubblica. Gli fa eco Mario Calabresi che, sempre su Twitter, si associa alle scuse.




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