martedì 24 ottobre 2017

Siamo tutti Anna Frank.

Oggi Repubblica pubblica in prima pagina una foto di Anna Frank con le maglie di alcune squadre di calcio italiane.

Il calcio unisce e cancella le vergogne.

Chapeau a Repubblica e al suo direttore Mario Calabresi, autore dell'editoriale che riportiamo integralmente più sotto.



L’idea che l’immagine di Anna Frank possa essere utilizzata per insultare qualcuno è talmente arretrata e grottesca da squalificare per sempre chi l’ha pensata. Quel volto è nei cuori di ogni studente che abbia letto il suo Diario e l’abbia avuta come ideale compagna di banco: quella ragazzina ci ha raccontato non la sua morte ma la vita, i sogni, le speranze, il futuro sebbene si trovasse nel cuore della notte dell’umanità. Grazie a lei generazioni hanno compreso cosa è stato il nazismo, cosa abbia significato vivere nascosti, essere deportati e morire in un campo di sterminio.

Quando ieri sera al giornale abbiamo visto la sua foto con la maglia della Roma, usata da un gruppo di ultrà della Lazio per infamare gli avversari, ci siamo indignati come tutte le volte che ci troviamo di fronte alla banalità del male. Ma questa volta abbiamo pensato che è necessario fare un passo in più.

Come è diventato possibile che Anna Frank sia considerata un modo per offendere? Ribaltiamo i piani, restituiamole il suo valore, trasformiamola in un omaggio, non lasciamola sola e in mano all’ignoranza. E allora Anna Frank siamo tutti noi, può e deve avere la maglia di ogni squadra, essere parte della nostra vita. Ogni club dovrebbe farne una bandiera, per rispondere senza esitazione alla deriva degli estremisti delle curve.

Soprattutto oggi che non solo una parte delle curve degli stadi ma una parte della società sta diventando ricettacolo di razzismo, antisemitismo e xenofobia. Perché Anna è la ragazzina che non ce la fa a sopravvivere fino alla Liberazione. Il suo Diario è la trama di una vita spezzata, che diventa parte della vita di tutti noi. Riprendiamocela, non lasciamola nelle mani di chi vuole calpestarla ma continuiamo a leggerla e a dedicarle strade, scuole e biblioteche.

Mario Calabresi

3 commenti:

Piero Sannia ha detto...

Anni fa, qualcuno descrisse alla perfezione il fenomeno dello sfottò fascistoide che stava dilagando nel web e in tv e che oggi ci dà questo schifoso rigurgito razzista degli ultrà laziali: http://goo.gl/0t8ND

Simona ha detto...

Sono decenni che in alcune curve ci sono cori e striscioni razzisti e fascisti, croci celtiche, svastiche e saluti romani. Di Canio, ex giocatore della Lazio osò perfino il saluto romano in campo verso la sua curva che, evidentemente, sapeva avrebbe apprezzato. Io lo avrei radiato immediatamente. Tutto questo sdegno sa tanto di ipocrisia, basti pensare a Agnelli che sente sempre i cori degli altri e mai quelli dei suoi tifosi. Il diario di Anna Frank va fatto leggere a scuola, fin dalla 5^ elementare, non prima delle partite che sa solo di propaganda e fuffa. Fra due giorni non se lo ricorda più nessuno. L'antifascismo deve essere militante tutto l'anno, non a giorni alterni e soprattutto i fasci non si sdoganano in tv. Io intanto stasera sarò allo stadio, buona giornata a tutti. Ciao Pazzo.

Frank ha detto...

Il mondo del calcio adotta i suoi anticorpi di circostanza.
Tipo Siniša Mihajlović che ha affermato di non sapere chi sia Anna Frank e per questo disintegrato da Maurizio Crosetti a "Circo Massimo", semplicemente ricordando la sua mai rinnegata amicizia con il macellaio serbo Arkan.
Impeccabili i due MC, ma temo che non servirà a niente, anche per l'inadeguatezza dei mezzi di contrasto: lettura di una pagina del diario (fatta dallo speaker con i calciatori in campo e figuriamoci l'attenzione riservata) e consegna del libro ai bambini che li accompagnano nel loro ingresso.
Vedrò questa sera cosa accadrà per la serie A (ad Ascoli tifosi decerebrati come i laziali).
Raccomando, ancora, Lotito che sclerava (sempre a "Circo Massimo") e la significativa e ovvia indifferenza di ieri della comunità ebraica.
"Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare e cito Gino Bartali (Giusto tra le nazioni) non a caso.