mercoledì 17 gennaio 2018

Crollo quotidiano (cose che non avremmo mai voluto sapere).

Novembre 2017 è stato per le vendite in edicola dei quotidiani italiani un mese molto negativo. Il calo delle singole testate oscilla fra il 5 e il 20 per cento. Solo Il Giorno sembra in ripresa. PerRepubblica la situazione è tale che scrivendo mi vengono le lacrime agli occhi‎.
Inizia così il pezzo sulle vendite dei quotidiani firmato da Sergio Carli per il sito Blitz Quotidiano:


Ecco un altro sconfortante passaggio del pezzo di Carli:
Guardate le tabelle qui sotto e piangete con me. Le difficoltà di Repubblica sono evidenziate dal confronto fra ottobre e novembre 2017. Sono state vendute rispettivamente 163.238 e 165.004 copie, un miglioramento di meno di 2 mila copie. Gli altri giornali hanno perso tutti qualcosa, da un mese all’altro. Inversione di tendenza?Effetto nuova grafica? Sembra proprio di no. Stando alle dichiarazioni ufficiali, il lancio del nuovo design ha dato 100 mila copia il primo giorno, 50 il secondo e via a scendere. 150 mila diviso 30 fa 5 mila copie medie al giorno. Se ne sono rimaste meno di 2 mila vuol dire che il calo da n mese all’altro ha superato quello del concorrente diretto e che la nuova grafica, alla fine, avrà effetto zero.


Qui nella nostra umile redazione di PPR siamo tristemente abbattuti e sconfortati.

Temiamo purtroppo che ci sia un fondo di verità in questa inquietante analisi di Sergio Carli. 
Cosi come crediamo che lo spazio di lettorato repubblicano sia sempre più esiguo. 

Noi non abbiamo ricette da suggerire. Il giornale è graficamente bello e stimolante, ma forse manca quella diversità in grado di attrarre nuovi lettori. 

Le cifre sono impietose e non sono giustificate dal solito refrain della Rete cannibale e dei giovani che non leggono. Diciamolocon franchezza: i dati sono preoccupanti e non fanno presagire per il futuro prossimo niente di buono. 

Non è in discussione la qualità del prodotto che è alta , ma lo spazio ideologico in cui muoversi, quella sinistra così declinata è diventata una sorta di prigione in cui siamo noi stessi feticisti di Repubblica (o pipierrini che dir si voglia) siamo “prigionieri”.

Questi sono solo spiccioli di pensiero utili ad interrogarci sul nostro nebbioso futuro e a questo punto ci chiediamomi anche se la scelta di Mario Calabresi, al di là delle specchiate virtù di equilibrio e conoscenza della macchina, sia stata quella giusta.

Feticista Supremo

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Pazzo, il sito Blitz è di proprietà dell’ex ad dell’Espresso. Non prestarti ai veleni. Il momento è difficile per tutti i giornali.

Gianni Corti ha detto...

Confessione: ho smesso di leggere Repubblica perché ogni articolo ha il tono saccente di chi vuole educarti, senza però avere la profondità e la brillantezza intellettuale di certi quotidiani inglesi (The Guardian) e americani (New York Times). La grafica non ha mai inciso sulle vendite. Se ci contavano, sono proprio alla frutta. La soluzione? Mandare a casa Serra, la De Gregorio, Augias e tutti i giornalisti omiletici: sono troppi, sono tristi, hanno stufato, sono il vero problema del giornale. Servono penne fresche e più curiose della vita per come è. Basta pistolotti. PPR mi piace perché è concreto. Continuate così. Grazie.

annalisa c. ha detto...

+ Anonimo: commenta i dati, se ne sei in grado, non chi li riferisce. Attaccare il mittente invece del messaggio è una fallacia logica detta argomento ad hominem e la usa chi non vuole entrare nel merito delle questioni perché gli è difficile farlo.

Anonimo ha detto...

Buongiorno,
concordo in parte con il ragionamento di Gianni Corti. Si potrebbe discutere anche sulla "brilantezza" di alcuni quotidiani esteri: il Guardian è in crisi (oltre 50 milioni di deficit) ed è passato da lunedì ad una nuova formula grafica (ma guarda un po'...) abbandonando il formato berlinese per un più economico tabloid (serve per utilizzare rotative standard).
Il malessere -diciamo così- è diffuso. Di sicuro per un buon giornalismo, come dice Gianni Corti, servono idee e penne fresche

Simona ha detto...

La crisi è globale ahimè, ma non capisco perchè fanno le pulci solo a Repubblica che, se pur di poco, almeno non perde a differenza degli altri. Qualunque sia il motivo, il principale è che siamo rimasti in pochi a comprare il giornale. Lo dimostra anche la crisi delle edicole.
Poi boh...c'è una pochezza e una superficialità diffusa, vedi dibattito politico, e anche i giornali stanno seguendo l'onda.

Anonimo ha detto...

Ma a chi può venire in mente di comprare un giornale in cui Giannini ripete le stesse cose da trent'anni, Augias e De Gregorio fanno la morale per vecchi centenari, in cui la cultura è tutto tranne che cultura, in cui gli esteri sono inesistenti, in cui Rampini e Zucconi raccontano un'America che esiste solo sulle pagine del New York Times. Un giornale che non si sa se un giorno sostiene Renzi, l'altro Veltroni, il terzo la Boldrini, in cui Saviano sembra un santo mentre è solo un povero pischello. Ma perché uno dovrebbe fare lo sforzo di andare in edicola e pure pagare per averlo? La grafica "gentile" e politicamente corretta di Franchi è l'ultima pugnalata nella schiena: con una grafica così, tutte le vacche sono grigie (di nome e di fatto), niente ha più importanza, tutto è livellato verso il bello e il basso

Occam ha detto...

Simona mi ha preceduto, concordo con lei. Non solo Rep. non perde, ma guadagna (seppur poco). Ma di cosa stiamo parlando? All'ultimo Anonimo mi sento di dire: «Un giornale che non si sa se un giorno sostiene Renzi, l'altro Veltroni, il terzo la Boldrini» è un giornale obiettivo, secondo me

Unknown ha detto...

E chiamatela NUOVA grafica!

Gabri ha detto...

Il mese di novembre 2016 eravamo in piena campagna referendaria e credo che questo spieghi il forte calo delle vendite di tutti i giornali se si compara il mese di novembre 2017 con quello dell'anno precedente.
Tutti i quotidiani sono in forte crisi di vendita, non solo in Italia, si sa, ma Repubblica è il giornale che più di tutti, per il modo in cui da sempre (bene o male che sia) occupa lo spazio del dibattito pubblico, si presta ad essere criticato e preso di mira quindi tutti si soffermano sulle copie perse da questa fregandosene degli altri quotidiani.
L'esiguo aumento delle vendite portato dalla nuova grafica naturalmente da modo ai detrattori di prendere in giro certe operazioni e per criticare un certo stile, ma obiettivamente vorrei che qualcuno mi indicasse un giornale italiano che abbia una grafica migliore di Repubblica. Il mondo ormai è fatto di esperti di tutto e chiunque si sente di poter dire la sua anche sulla grafica di un giornale, gente che fino a pochi anni fa non aveva nemmeno mai pronunciato la parola grafica ora è in grado di disquisire anche di questo argomento, non avendo nessuna competenza, ma sentendosi comunque forte delle proprie idee, tanto così va il mondo. vale tutto.
Probabilmente il giornale avrebbe bisogno di nuove editorialisti, i nuovi scenari politici e la crisi della sinistra stanno di certo scombussolando il giornale (lo si dice da tanto, anche qui sul blog).
Altro aspetto: il giornale costa 1,50 € nei giorni feriali. 2,00 € il venerdì il sabato. 2,50 € la domenica. In totale fanno 50 € al mese, magari mi sbaglio ma tra i lettori di Repubblica c'è anche qualcuno che non può più permettersi di spendere 600 euro all'anno nell'acquisto di un quotidiano (io sono fra quelli). Probabilmente non è il problema maggiore, ma non credo sia secondario. Si parla sempre di giovani che non leggono i giornali, ma se il prezzo continua a lievitare bisognerà essere benestanti per permettersi ogni giorno un quotidiano cartaceo.

annalisa c. ha detto...

+ Gabri: scrivi di "gente che parla di grafica senza averne competenza". Tu che ne sai, che chi parla di grafica qui su PPR non ha nessuna competenza? Invece di attaccare le persone, replica nel merito di ciò che scrivono.
+ Anonimo 2 e Simona: avete replicato alle obiezioni sui contenuti fatte da Gianni Corti dicendo che tutti i giornali, anche il Guardian, sono in crisi. E che anche il Guardian ha rifatto la grafica. Su quest'ultimo punto, va precisato che il rinnovo grafico è solo una conseguenza del cambio di formato, fatto per risparmiare: non cercano di risalire nelle vendite con la grafica nuova. Sul primo punto, che tutti i giornali siano in crisi non entra nel merito di ciò che dice Corti: e cioè che gli articoli di Repubblica hanno tutti il tono del predicozzo e serve un ricambio generazionale. Quando si replica, va fatto nel merito, sennò si mena il can per l'aia.

Gabri ha detto...

annalisa non ho attaccato nessuno, solo espresso una opinione ;)

in ogni caso sono ben felice di poter fare delle belle discussioni relative Repubblica qui sul blog, quindi ben vengano anche i suoi appunti. scambiare idee in maniera civile è sempre positivo :)

per quanto riguarda l'argomento grafica riprendo semplicemente cose di cui qui si è parlato abbondantemente, conversazioni già fatte. francesco franchi è uno dei migliori grafici italiani e, gusti a parte naturalmente, chi abbia un minimo di dimestichezza con il mondo della grafica e dell'editoria sarebbe in malafede se dicesse che il suo lavoro per il giornale non è un buon lavoro. ripeto: gusti a parte.

per quanto riguarda gli articoli e il loro tono. in alcuni casi può essere vero, ma anche gli altri giornali perdono copie. è un problema che va oltre i contenuti e i motivi sono tanti (anche il costo dei giornali, come ho detto sopra). gli articoli di Repubblica avevano il tono del predicozzo anche quando le vendite erano ben maggiori, ma evidentemente ai lettori quei predicozzi andavano giù, ora no. è probabile che vadano cambiati i toni, ma la maggiore difficoltà è trovare i contenuti giusti per questo periodo storico.
il ricambio generazionale c'è già stato con Calabresi e Cerno, ma forse non è bastato o forse non era quel che serviva...

ultima cosa. se il problema fossero solo i contenuti e la linea politica del giornale i lettori potrebbero orientarsi verso un sacco di altri giornali, ma non lo fanno dal momento che tutti i giornali perdono copie. significa forse che ci sarebbe spazio per un nuovo giornale di sinistra o centro sinistra? che non bastano Repubblica, La Stampa, Il Fatto, Il Manifesto. le vicende editoriali degli ultimi anni dimostrano il contrario.
mi viene da pensare che alcuni lettori se ne siano andati anche per altri motivi, anche per la mancanza dell'esigenza di leggere un giornale, non solo per i contenuti.

Enrico Maria Porro ha detto...

Il Foglio ha una media di 8-10 pagine al giorno. Repubblica una cinquantina. Forse il problema sta anche nella troppa roba da leggere. Uno si chiede: perché devo comprare un giornale che, per mancanza di tempo, poi non riesco neppure a leggere? Io stesso ho questo problema: vedeste la pigna di Repubbliche che ho sulla scrivania...

annalisa c. ha detto...

+ Gabri Certo, ben venga la discussione sui temi, caro Gabri. :-) Noto però che continui a ragionare per petizioni di principio: "Franchi è un è uno dei migliori grafici italiani". E quindi non può sbagliare? Non è solo questione di "gusti", come la metti tu: alcuni pipierrini che sono intervenuti hanno danno giudizi tecnici da grafici, non da semplici utenti. Magari tu non te ne intendi, ma altri sì.
Che i lettori se ne siano andati per motivi diversi da quelli personali raccontati da Corti può essere, ma resta il fatto che quella di Corti è una testimonianza importante perché è la prima volta che leggo le motivazioni di un lettore, e non le supposizioni di altri "sui lettori". Che i predicozzi abbiano stancato mentre prima andavano bene è ovvio: una cosa stanca se viene ripetuta all'infinito, nonostante il passaggio del tempo e i cambiamenti sociali. Se un giornale non riesce a evolvere, fa la fine dei dinosauri. Qui parliamo di Repubblica perché ci teniamo, anche se i suoi problemi sono di tutti i giornali. Che i problemi ce li abbiano tutti non significa che Repubblica stia trovando le soluzioni giuste. O che debba rassegnarsi, tanto è un problema di tutti.
La questione vera l'ha posta De Benedetti ieri dalla Gruber: in questo Paese, la politica si faceva su Repubblica, ovvero Repubblica era determinante. Anche quando CdB doveva salvarla dal fallimento. Oggi Repubblica è irrilevante.

Gabri ha detto...

<>
trovo sia abbastanza vero, ma fatico a credere che in questo periodo storico ci sia ancora la possibilità di essere incisivi e determinanti. penso che una campagna come quella delle dieci domande, oppure qualcosa come i post-it gialli e via dicendo al giorno d'oggi non avrebbe comunque la stessa presa che ebbe allora.

logico che Repubblica non debba rassegnarsi, non penso nemmeno lo stia facendo. vedremo cosa riserva il futuro. è brutto da dire, ma se vincessero Berlusconi e Salvini gioverebbe molto al giornale trovarsi a dover fare opposizione.

mi intendo di grafia e ribadisco che il lavoro fatto da Franchi sul giornale è lodevole, gusti a parte, naturalmente anche criticabile, ma non mi si dica che non è di qualità.

Unknown ha detto...

Penso ci sia poco da stupirsi: 1) la crisi dei quotidiani è generale; 2) la sinistra non esiste più, se la proposta politica si riduce a PD e LeU, i lettori non sanno che pesci prendere, ed il giornale non aiuta perchè si trova nella stessa situazione dei lettori; 3) Calabresi è inadeguato a dirigere un giornale come Repubblica, il vero declino è cominciato con l'abbandono della direzione da parte di Mauro; 4) L'esodo delle firme negli ultime anni è stato impressionante, i nuovi arrivati non possono coprire quei vuoti; 5) Nessuno corregge gli articoli o i discorsi del Fundador: qualcuno dovrebbe provare a, come dire, limitarlo; 6) Se il Fatto non avesse a sua volta fatto la scelta suicida di optare per il M5S, avrebbe sottratto ancora più collaboratori, oltre ai tanti che già hanno preso quella strada: 7) La nuova grafica è confusionaria e decisamente cimiteriale, molto meglio la vecchia, bastava ridurre il numero delle pagine (almeno una ventina erano superflue). Non cambio quotidiano perchè davvero non saprei che leggere, ma capisco quelli che, meno affezionati, hanno da tempo smesso di comprare Repubblica.

Fulvio Aquino ha detto...

La mia modesta opinione: tutti vero quello che è stato già scritto ma il punto centrale a mio avviso è l'assenza di una vera integrazione sito web e giornale. I contenuti online sono sciatti e sconfessano l'anima del giornale cartaceo. Per i nuovi lettori i contenuti online sono il biglietto da visita.

Vale (fan di Bob) ha detto...

Ottima l'osservazione di Aquino.