La guerra e la vittoria di Federica.

Il 25 aprile arriva in anticipo ad Ostia, proprio tre mesi prima. È la Liberazione dal clan mafioso degli Spada, dalla loro oppressione che ha tenuto a lungo in ostaggio un'intera comunità per anni.

È la vittoria, il trionfo di Federica Angeli, la giornalista di Repubblica, a lungo voce isolata, ma che con le sue denunce, i suoi articoli, le sue inchieste, la sua immersione nel male, come goccia che scava la pietra, ha iniziato la demolizione degli Spada quando, sconosciuti all'opinione pubblica, ma ben noti ad Ostia, potevano permettersi ogni sopraffazione. Anche sequestrandola per intimorirla. Scacco matto.

È il trionfo di una donna coraggiosa, cristallina, limpida, trasparente e onesta, veramente onesta, che non è mai arretrata di un passo, che ha insistito nelle indagini sempre più a fondo, pur se attorno i nemici, cresciuti nel tempo, le facevano terra bruciata.

Grande la soddisfazione ascoltandola a Radio Capital, mentre - ne siamo certi - faticava a contenere la commozione che saliva liberatoria. E quante immagini, quante sensazioni, in pochi secondi, le saranno passate davanti. In primo luogo - vogliamo pensare - l'affetto della sua (magnifica) famiglia che, assieme alle persone che hanno creduto in lei, sono state un fomidabile propellente per farla proseguire quando, isolata, veniva considerata paranoiaca e visionaria.
Ma gutta cavat lapidem, non bis sed saepe cadendo e alla fine, la pietra, la frantuma.

Abbiamo immaginato che, tornando a casa all'alba, mentre il blitz aveva inizio, abbia dato un bacio ai propri bambini, il bacio più dolce: "È vostra madre che ve lo dà". Abbia dato una carezza ai propri bambini, la più dolce: "È di vostra madre, perchè ha vinto e oggi il buongiorno è veramente buongiorno".

Frank