lunedì 16 marzo 2020

Critichiamo ciò che amiamo (piccolo sfogo di un lettore).

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Ciao Pazzo, 

torno a scrivere su questo bellissimo spazio virtuale dopo un lungo periodo di assenza, e lo faccio per un motivo ben preciso. 

Dal siluramento di Calabresi e l’inizio della, per me, molto discutibile direzione di Verdelli ho diradato l’acquisto della copia cartacea de la Repubblica in edicola; tuttavia l’inizio delle primarie democratiche negli Stati Uniti mi ha nuovamente riportato con regolarità in edicola. 

Ogni mattina sfoglio velocemente il giornale alla ricerca di reportage, analisi, approfondimenti, editoriali, commenti e interviste di Federico Rampini, Anna Lombardi e dell’inviato Claudio Tito. 

Ma ecco il motivo per cui ti scrivo: spulciando su Rep, ho trovato ben tre articoli di Federico Rampini che però non sono finiti sull’edizione cartacea; mi riferisco a “Trump annuncia una manovra economica per l’emergenza coronavirus”, “Primarie democratiche Usa, la vittoria in Michigan proietta Biden verso la nomination” e “Trump blocca per 30 giorni i viaggi dall’Europa: sintesi e analisi del discorso alla nazione”. Tutti e tre gli articoli avevano (hanno) la dicitura “Hermes”. Curiosamente però non c’è traccia, né su Rep né sul sito de la Repubblica, di altri due articoli sulle primarie democratiche a firma di Tito e Lombardi comparsi sull’edizione cartacea (“Nel nero Mississippi fedelissimo a Trump, “Il voto si vince al Sud” di Claudio Tito e “Biden intona Aretha per i neri di Detroit, “L’America siete voi” di Anna Lombardi). Inoltre ieri ho visto apparire su Rep un articolo a firma Ettore Livini sul crollo della domanda di latte e sulla conseguente crisi delle stalle: peccato che stamattina, appena tornato dall’edicola, non abbia trovato l’articolo sulla copia cartacea.

Per quanto mi riguarda, considero irrispettoso che chi contribuisce a “tenere in piedi la baracca” con almeno 1,50€ al giorno, nonché a tenere in piedi il tessuto sociale delle edicole, abbia anche solo un articolo in meno di chi se la cava con 1€ al mese. Potrei benissimo capire, ed anzi condividere a pieno, che un pezzo abbia una diversa data di uscita tra l’edizione digitale e quella cartacea: specialmente se si tratta di un articolo di pregio, ha senso che si decida di pubblicarlo sull’edizione cartacea nel giorno di maggior vendita (nel caso de la Repubblica direi venerdì), magari con qualche giorno di ritardo rispetto all’edizione digitale, ma mi sembra scorretto non pubblicare sul cartaceo qualcosa che si è pubblicato sul digitale. Anche perché tutti i giornali mi sembrano molto concentrati a spingere sul digitale, a seguire l’approccio “digital first”, ma forse non si rendono conto che le vendite in edicola sono ancora largamente predominanti.

Tra l’altro l’atteggiamento tenuto da la Repubblica e dal suo direttore in questi giorni di chiusura semitotale delle attività commerciali mi sembra a dir poco incoerente: prima si chiede giustamente al Governo di tenere aperte le edicole in quanto servizi pubblici essenziali, poi si lanciano a palle incatenate campagne di offerte a prezzi super stracciati per gli abbonamenti digitali, che segano le gambe alle edicole e agli edicolanti che continuano a rischiare dato il contatto con il pubblico per un guadagno irrisorio.

Piccolo appunto finale: nell’ultimo pezzo su Putin, Rosalba Castelletti non compariva come corrispondente. Questo significa che ad oggi la Repubblica ha due corrispondenze estere in meno del diretto concorrente, che oltre a Bruxelles, Berlino, Parigi, Londra, New York e Pechino ha anche Mosca e Gerusalemme. Senza contare che dall’acquisizione di GEDI Gruppo Editoriale da parte di Exor si parla della chiusura di alcune edizioni locali (Palermo e Bari).

Gab

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