domenica 2 dicembre 2007
Veltrusconi day: Repubblica si scatena con cinque pagine zeppe di roba e un pezzo al fulmicotone di Filippo Ceccarelli.
Cinque pagine di servizi e commenti sull'incontro dell'anno tra Walter Veltroni e Silvio Berlusconi.
Riportiamo qui di seguito il pezzo colorito di Filippo Ceccarelli:
E dopo l'incontro va in scena
lo show buonista di Walter e Silvio
di FILIPPO CECCARELLI
E pace in terra agli uomini di buona volontà. Fino a prova contraria. Perché nel calendario liturgico l'Avvento comincerebbe domenica prossima, ma a Montecitorio Natale sembra già arrivato con il suo lieto scampanio che riscalda i cuori e induce ognuno alla bontà - e guai a chi dice al buonismo o pensa all'inciucio.
In due distinte salette della Camera, ma dopo tutto potevano benissimo farlo insieme e alla stessa ora, davanti a un congruo numero di telecamere e cronisti accaldati ieri sera sono andate in scena le happy hours del Veltrusconi day. In altre parole Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, e cioè due fra i più formidabili dissimulatori della storia repubblicana, hanno fatto di tutto per manifestare il loro affiatamento, la loro intesa, la loro concordia, la loro affinità: per il bene d'Italia, si capisce, ma un po' anche per il loro personale tornaconto. E su quest'ultimo versante due abili comunicatori come i leader del partito democratico e del partito o del popolo della libertà sono apparsi ben cauti e convenientemente ritrosi.
Bisognerà in effetti intendersi sulla virtù tutta politica della dissimulazione, che non è un modo elegante per dire che Veltroni e Berlusconi fingono, o meglio simulano. "La dissimulazione - ha lasciato scritto in un celebre trattato del 1641 messer Torquato Accetto - è una industria di non far vedere le cose come sono. Si simula quel che non è, si dissimula quel che è", come dire si tace o si aggiusta una realtà.
Ebbene, ieri alla Camera questa tensione, questo sbalzo, questa duplice e rinforzata ambivalenza si poteva gradualmente, ma agevolmente misurare sui volti delle due tribù di giornalisti, i "berluscones" e gli ex "ulivoti", che per una volta si sono mischiate per assistere alla compiuta rappresentazione dello spirito costruttivo. Più passava il tempo, infatti, e più si capiva che i due non solo si erano messi d'accordo sui contenuti, ma anche sulle forme, che così importanti sono diventate al giorno d'oggi: logistica, orari, fotografie, precedenze, addirittura formule, è parso di capire, da utilizzare in conferenza stampa.
Il bello è che questo accordo è come se fosse venuto da solo, generato dalle circostanze e dagli interessi; come se Uolter e il Cavaliere, fedeli ai loro personaggi, non si fossero preparati la parte, ma per la parte; il che li ha fatti sembrare ancora più spontanei di quello che forse sono. E dunque: "Che lusso!" ha esordito Berlusconi con un sorriso dei suoi salendo su un podietto ornato da una sottile greca d'oro, da statista. Ingegno di scena che avrebbe divertito moltissimo l'indimenticabile professor Lucio Colletti, cui è dedicata l'aula nella quale l'uomo dello shopping a Palazzo Madama, il populista del predellino, il giacobino di San Babila, il Napoleone a cavallo della copertina di Libero, dopo appena una settimana si è trasformato in un prudente alfiere dell'esercito della Salvezza convertitosi al Vassallum con correttivo di Quagliarellum.
Da quel podietto, comunque, con garbo e perfetta tempistica Berlusconi ha squisitamente edulcorato se stesso vantando "un'antica frequentazione" con il suo interlocutore, del quale ha affettuosamente omesso la triplice e infame appartenza partitica ("Pci-Pds-Ds") e che anzi ha voluto ricordare come l'autore del volume "Io e Berlusconi", presentato quasi fosse un romanzo d'amore. Un intempestivo giornalista, a un certo punto, gli ha posto la questione dei massacri dei comunisti e lui, che un tempo distribuiva pile di libri neri o richiamava l'orrore dei bimbi bolliti e usati come fertilizzanti dai cinesi, ha ritenuto la domanda "non attinente".
Sarà che l'odierna politica vive di messaggi sempre più elementari e semplificati. Ma certo Berlusconi sa benissimo che la sua ardente disponibilità ha l'effetto di gettare scompiglio nel campo del centrosinistra: sospetti di Prodi, gelosie di D'Alema, capricci da Diliberto a Pecoraro passando per Mussi, timor panico da Mastella a Di Pietro per non dire Dini e Bordon. E tuttavia anche Veltroni, che con il suo tipico sorriso malinconico si è seduto dietro il tavolo chiedendo ai giornalisti "siete pronti?", ha accolto di buon grado l'arte dissimulatoria del suo amoroso rivale come una prova del suo compito di pacificatore.
E quindi, "rispetto", "civiltà", "convergenza", "lavoro in comune", "dialogo", "condivisione", fermo restando che mai come oggi Berlusconi è isolato, ha chiuso con Fini, "il miglior fabbro", magari pure con Casini, non sa che pesci prendere, sbanda, adesso si offre. Ma intanto è impossibile che Veltroni non sappia che oltre a quelle complicatissime leggi elettorali che ogni buon comunicatore detesta essendo praticamente impossibili da comunicare, ecco, ci sarebbe anche la legge sulla tv. Di cui ieri, guarda caso, non si è proprio parlato, essendo appunto la dissimulazione una emerita "industria" per far credere o non credere. Il Veltrusconi day, in realtà, è appena all'inizio.
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