martedì 5 febbraio 2008

Si vota ad aprile. La dolce Concita ci spiega il Veltronipensiero.

Veltroni e la sfida in solitaria
"Anche a Obama nessuno credeva"
di CONCITA DE GREGORIO

FIRENZE - Come Obama "Che tre mesi fa era un quarantenne nero, nessuno ci avrebbe scommesso e ora invece guarda dov'è". Come i Giants che negli ultimi trenta secondi hanno vinto il superbowl contro la squadra favorita. "Certo che possiamo vincere. Del resto non sono mai andate secondo i pronostici ultimamente le elezioni, no?".

La campagna elettorale di Walter Veltroni comincia nella carrozza 3 dell'Eurostar del primo pomeriggio che lo porta a Firenze, in programma una lezione sulla "buona politica" organizzata da tempo per gli imprenditori della Cna: nessuna ragione per disdire l'incontro. Marini, in Senato, gli ha appena annunciato che da Forza Italia non sono arrivati segnali: "lo spiraglio" si è chiuso.

Si va a votare in aprile, dunque. "Peccato, una grande occasione persa. Se ne assumeranno la responsabilità. La nostra delegazione è stata ricevuta da Marini come ventisettesima. Non esiste al mondo. Un governo fatto da 14 partiti non è quello che vogliono gli italiani. Si doveva e si poteva cambiare la legge. Ci ho sperato fino all'ultimo. Sarebbe stato meglio per tutti". Dovrà dimettersi da sindaco. "Lo farò entro una settimana dallo scioglimento delle Camere. Spero di fare in tempo ad approvare prima il piano regolatore di Roma". Dovrà provare a vincere con questa legge elettorale. "Io dico che ce la possiamo fare benissimo: da soli contro la coalizione di centrodestra, certo. Ce la possiamo fare".

Il segretario del Partito democratico e candidato alla guida del prossimo governo arriva in stazione da solo, a piedi. Lo accompagna solo Roberto, l'assistente sua ombra. Tiene in mano un vecchio libro della Einaudi. E' un saggio di Francesco Orlando: "Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura. Rovine, reliquie, rarità, robaccia, luoghi inabitati e tesori nascosti".

Attenti al sottotitolo perché ogni parola contiene una chiave del giorno: la robaccia, i tesori nascosti. "E' un libro bellissimo, l'ho cercato molto non si trova più. Legge in francese? Guardi questa poesia". Ma come può leggere poesie in un giorno così? "E perché? E' un giorno come un altro della vita". Il telefono è spento. "Oggetti desueti. Noi andiamo da soli a queste elezioni, l'ho detto fin da Torino e non ho cambiato idea. Noi cambiamo ritmo, cambiamo rotta e oggetti desueti daranno loro, il centrodestra costretto a ripetere lo stesso schema di sempre. Andiamo soli perché per andare avanti ci vuole una visione, il coraggio di rischiare, la speranza nel bene del Paese e non nel proprio. La politica non la facciamo per noi stessi, la facciamo per quelli che verranno dopo. Per me cosa vuole che cambi, ho cinquant'anni, la mia vita è questa, a me davvero in fondo non mi interessa: spero di vincere certo ma perché credo che la mia idea di Paese possa servire a stare meglio tutti. L'idealismo pragmatico, la forza dei sogni. Per realizzare il possibile bisogna pensare l'impossibile dice Weber, lo sentirà nella lezione. Ma per me, personalmente, l'unica cosa che cambia è avere più o meno tempo per leggere, per vedere un film".

Ieri sera per esempio, alla vigila della convocazione da Marini, ha rivisto "Full metal Jacket". "Capolavoro assoluto". Anche "Caos calmo", visto in anteprima, gli è sembrato eccellente. "C'è questa idea del chiamarsi fuori, stare in panchina. E' una foto esatta di una porzione di paese. Però non ci dobbiamo arrendere, io credo davvero che gli italiani siano migliori di come se li immaginano e li raccontano i giornali, la tv. Tutti vedono benissimo quello che sta succedendo. Avevamo la possibilità di fare una legge che desse al paese governi stabili. Qualcuno, non noi, l'ha respinta".

Soli alla Camera e al Senato, soli sempre? "Soli vuol dire soli: non è una scelta tattica di convenienza. E' l'unico modo possibile per indicare una direzione nuova, in queste condizioni. E poi io non credo ai profeti di sventura né ai sondaggi. Credo in quello che sento. Vedrà Obama, nel video. E' sempre la stessa lezione, ne ho già tenute almeno una dozzina. Al principio mesi fa di Obama dovevo spiegare chi fosse... E ieri notte ha visto il Superbowl?". Visto no, letto le cronache. "Ah, appassionante. Un touchdown negli ultimi 39 secondi, hanno vinto i Giants di New York contro i Patriots che dire favoriti era poco: imbattuti, avevano vinto 18 partite di fila".

Quindi anche il Partito democratico, come i Giants... "Quindi semplicemente le previsioni le lascerei stare. La mia previsione è che vinceremo le elezioni, me la tengo per me e orienta la mia azione. Quello che conta è il posto dove stai andando, la forza che ci metti e la sintonia di passo coi tuoi simili. Non proponiamo altri compromessi, non vogliamo come compagni di strada coloro che pensano alla loro piccola convenienza. Chi vuol venire sa come fare".

Ecco, la campagna elettorale ora che siamo in prossimità di Firenze è già disegnata. Sarà breve, forse in treno forse in bus, sarà in giro per l'Italia. Due ragazze sedute davanti chiedono un autografo. C'è ancora il tempo per riposare un po' ad occhi chiusi. Poi uno sguardo alla cartellina della conferenza. Ci sono molti spezzoni di film,la scena del processo in Sacco e Vanzetti di Montaldo, la lettera di Giorgio Ambrosoli alla moglie in "Un eroe borghese" (l'onestà e l'amore per il bene comune, rarità). L'ultimo comizio a Padova e l'estremo sorriso di Berlinguer, davvero una reliquia. Infine "Bobby". L'uccisone di Kennedy, le sue parole. Ragione e passione, "essere una comunità, non avere nell'altro il nemico".

Ecco, il tesoro nascosto: provare a cercare nei cittadini quel che resta del senso di comunità. Accendere la nostalgia del mare è il solo modo per costruire una nave. Il titolo del libro sugli oggetti desueti diceva già tutto. Il Candidato risale in treno per Milano, va a sostenere la candidatura per l'Expo. Domani a Roma con la madre di Ingrid Betancourt. Una "donna straordinaria, la bella politica è questa".

(5 febbraio 2008) - La Repubblica

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