giovedì 29 gennaio 2009

La bomba bucata.



Dalle 11,30 circa di questa mattina sia LaStampa.it che “il nemico” Corriere.it riportano la notizia di una bomba lanciata contro un negozio di rumeni a Guidonia.

Repubblica, fino ad ora, tace.

Mi sono un po’ stupito di questo “buco”, visto che riguarda un argomento ancora caldo, anzi rovente in questi giorni.

Sennonché, quardando le ultim’ora dell’AGI, l’agenzia che “alimenta” Repubblica, vedo che anche lì non c’è nessun lancio su questo fatto.

Adesso comincio a capire alcune cose, e il sospetto che il giornale sia ormai sempre pià agenzia-dipendente è quasi una certezza.

Alla faccia del giornalismo di inchiesta (che si ferma al valico di Rafah), di ricerca, di approfondimento, soprattutto dell’autonomia e dell’indipendenza del giornalista.

Siamo ormai al McDonalds delle notizie, agli articoli “4 salti in padella”, ai servizi cotti-riscaldati-digeriti, al fast-food generale dell’informazione. Fornitore unico e via andare.

Che tristezza, che malinconia. Ma forse è solo perché fuori c’è la nebbia, scusate lo sfogo.

Gian Paolo P.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sia chiara una cosa. Repubblica è una cosa, Repubblica.it è un'altra. E poi quasi tutte le testate online dipendono dalle agenzie, visto che in redazione lavorano solo pochi giornalisti (giornalisti se va bene, s'intende) che operano sul desk. Inutile aspettarsi delle inchieste sul web, almeno per ora. Forse un giorno ci saranno, ma solo quando gli editori avranno il coraggio di investire in risorse e strumenti, creando delle vere redazioni web (con almeno 20/30 giornalisti) e non dei surrogati con 5/6 redattori che si alternano senza sosta.

Anonimo ha detto...

Sia chiara una cosa. Repubblica è una cosa, Repubblica.it è un'altra. E poi quasi tutte le testate online dipendono dalle agenzie, visto che in redazione lavorano solo pochi giornalisti (giornalisti se va bene, s'intende) che operano sul desk. Inutile aspettarsi delle inchieste sul web, almeno per ora. Forse un giorno ci saranno, ma solo quando gli editori avranno il coraggio di investire in risorse e strumenti, creando delle vere redazioni web (con almeno 20/30 giornalisti) e non dei surrogati con 5/6 redattori che si alternano senza sosta.