giovedì 5 marzo 2009
Ecco cosa si può fare con il bordo bianco di Repubblica in attesa che lo eliminino.
Come dice l'ottimo Saul Stucchi, l'abbondante bordo bianco presente ai margini di Repubblica da un paio di giorni a questa parte, è dovuto al fatto che i grafici hanno già ridotto il formato del giornale, ma il formato della carta è rimasto quello vecchio per via delle scorte da evadere.
Quindi, in attesa che le scorte finiscano, introduciamo il gioco di cosa si può fare con quel bordo bianco.
In realtà il gioco ce l'ha ispirato Saul stesso, che ieri proponeva di utilizzarlo come lista della spesa.
Noi aggiungiamo altri utilizzi: farne coriandoli per il carnevale dell'anno prossimo, farci dei passpartout per quadri o lauree da appendere, farci dei mini rotoli di carta igienica, usarli come segnapunti nelle partite di briscola.
Vi lanciamo dunque il gioco: cosa fareste con tutta quella carta bianca così sprecata?
Attendiamo ansiosi le vostre idee.
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8 commenti:
in effetti il problema non è il cambiamento. è il cambiamento verso una direzione che pare (a me, almeno) quella sbagliata. la prima volta che hanno cambiato Diario mi veniva da piangere. e pochi mesi dopo l'hanno chiuso. poi è rinato con una nuova periodicità e nuovo formato. ma anche in questo caso non si sa per quanto possa reggere. l'Unità della Concita sai in quale situazione si trova...
perchè il lettore dovrebbe pagare un euro per giornali smilzi, leggeri (in tutti i sensi), pieni di foto e di articoli-box da 1000 battute fatte dalla scrivania? per quello ci sono la free press e internet. il gruppo Espresso non mi pare pianga miseria. trovino il coraggio di rifondare Repubblica per offrire qualcosa di valido per i lettori "forti". io le do ancora un paio di mesi. se continua così, smetto di comprarla. tornerò in edicola solo ad agosto per il reportage di Rumiz (che peraltro si legge anche su internet e poi finisce in libreria per Feltrinelli...).
¡Que Viva el País!
post scriptum: apriamo magari il dibattito sulla caduta a piombo della qualità della pubblicità ospitata nelle pagine di Milano. mi riferisco per esempio a quella di pagina XI pubblicata sul numero di ieri, sotto la rubrica delle lettere ("fotocopiamo di tutto": compreso il sedere - peraltro non male - di una collega). che ne direbbe il tuo amico Colaprico?
Se è per quello, Diario chiude col numero di oggi. O meglio, diventa mensile e monografico. Segno che non reggono...
mi fa piacere saperlo! i collaboratori sono sempre gli ultimi a sapere le cose...
mi tiro su il morale con una citazione del presidente Mao: grande è la confusione sotto il cielo, dunque tutto è stupendo...
confermo quello detto da Gabriele: mi è arrivata ora la newsletter di Diario...
La „Zeit“, grande (in ogni senso) settimanale tedesco, dal numero di questa settimana costa 20 centesimi in più (da 3,40 a 3,60). E in una nota in prima pagina viene spiegato ai lettori che cosí si è deciso per continuare a investire nel giornalismo di qualità. La scelta di Rep è tutta di segno opposto. Il quotidiano ormai è affidato quasi solo a copia & incolla e ad articoli superficiali, e lo si legge in una mezz´ora, se va bene (salvo i rari giorni fortunati). Purtroppo dopo questa decisione peggiorerà ancora.
Da mesi stiamo dicendo che la colpa è anche di scelte sbagliate legate alle pagine locali. Un esempio sconcertante è la redazione di Napoli, basta guardare anche i singoli dati regione per regione. Il lettore storico ha ormai abbandonato Repubblica, perché si è reso conto che la qualità del giornale è peggiorata, e che ormai il vero giornalismo è sepolto sotto la coltre della cattiva politica. A Napoli ci si è appiattivi su Bassolino e Iervolino. E saranno tutti sepolti insieme a loro.
il problema non è il formato della carta, ma la qualità degli articoli e delle notizie. Io di Repubblica leggo si e no il 20-30%. Un po' poco per pagare anche tutto il resto, che mi interessa poco o nulla.
On line è anche peggio, è un copia & incolla furioso di notizie d'agenzia. E non solo di notizie in senso stretto: l'altro giorno sul "tema" della caduta dei capelli a cui era legata una vaga scoperta scientifica, c'era la stessa notizia sulle tre maggiori testate: repubblica, corriere e stampa.
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