mercoledì 21 ottobre 2009
Boxing Sebastian.
Nei commenti ad un post di ieri, si è aperta un'interessante discussione sulle rubriche di Repubblica: Bonsai, Belpaese, Amaca etc.
A stimolarla è stata Caterina (for President) a cui ha fatto seguito una replica di Jack Skellington.
Troviamo giusto riportare la discussione qui sul blog per coloro che non vanno mai a curiosare nei commenti:
A me la rubrica Bonsai di Sebastiano Messina non piace. Messina mi è sempre piaciuto, ma fuori da "Bonsai": "Bonsai" non è adatta a lui; ma forse non potrebbe essere adatta a nessuno; cinque giorni alla settimana, con il preciso obbligo di far ridere. A me non fa ridere mai. Anzi, talora mi fa star male, perché penso a quanto quell'uomo deve aver sofferto nel tentativo di uscirne vivo ancora una volta. L'"Amaca" non deve far ridere obbligatoriamente; ma spesso lo fa. Il "Belpaese" della Longo fa ridere più di tutti gli altri box; sorridere, s'intende. Ma né l'Amaca, né il Belpaese hanno la comicità come missione.
Messina ce l'ha, ed è fregato; perché non è nelle sue corde. Altro Box,
Bartezzaghi: anzitutto, sembra che lo faccia quando gli pare, e ha legioni di lettori che lo aiutano. Non ha l'obbligo di far ridere; e quindi si rilassa alla grande (specialmente negli ultimi anni). Messina dovrebbe ridiscutere le regole d'ingaggio: quasi sempre il suo pezzo è buono, si legge bene (io lo leggo sempre), dà anche dettagli che possono esserti sfuggiti; ma poi deve fare una battuta finale, e molto spesso, non dico sempre, ma molto spesso, la battuta è fiacca, forzata, tirata per i capelli.
Caterina (for President)
Ecco la replica di Jack Skellington:
Io la penso esattamente all'apposto: mi semba che il Bonsai sia la dimensione nella quale Messina si esprime meglio, e mi stupisco di come riesca ad essere brillante e incisivo a cadenza quasi quotidiana. Se parliamo degli altri boxini di Rep: l'Amaca è una lettura obbligata, ma raramente sorrido nel leggerla (le considerazioni di Serra non sono quasi divertenti, al più amaramente sarcastiche), mentre non riesco a trovare un senso al Belpaese della Longo, che quasi sempre si limita a trascrivere i commenti degli utenti di siti e blog berlusconiani. Irresistibile, invece, il Breviario di Caporale.
Jack Skellington
La discussione continua qui.
ps: Boxing Sebastian è il nome con cui Caterina (for President) ha ribattezzato la rubrica Bonsai di Sebastiano Messina.
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36 commenti:
Io partirei con una distinzione: quella tra satira e comicità. Le vignette di Bucchi non fanno sbellicare dalle risate, ma sono vera satira, mostrano le contraddizioni della società e della politica in maniera lieve costringendoti a rifletterci su. Messina non è un autore satirico ed è vero che la battuta finale è spesso forzata. Ma a me la sua rubrica piace, perché riesce a inquadrare una vicenda da un angolo visuale diverso da quello che si trova nell'articolo "serio" e a rifletterci su in maniera lieve.
La Longo: molto meno interessante, anche a me pare che spesso si limiti a riprendere quel che dicono i blog di destra o i quotidiani locali del gruppo Finegil. Soprattutto, non mi piacciono i finali dei suoi brevi articoli. Il finale deve essere un congedo piacevole, come un'amica che ti dice "ciao, ci sentiamo dopo pranzo"; i suoi finali spesso sono bruschi, come una conversazione al telefono che viene interrotta perché il credito sta per scadere.
Ho accennato al "Belpaese" della Longo solo sub specie ridiculi, ma in realtà è una quotidiana lezione di antropologia culturale che, come si suol dire, vale da sola il prezzo del biglietto. Inoltre, ottimo Aghost, provaci tu ad addentrarti nei blog berlusconiani! Lo dici come se fosse come andare a prendere un caffè all'angolo. "Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira". Siile grato.
Più in generale, Alessandra Longo non sbaglia mai non dico un articolo, ma una singola frase. E' perfetta.
Una cosa è certa: il Bonsai di oggi è strepitoso. Sarà che sono un vecchio (anziano) cultore della Settimana Enigmistica, ma secondo me è geniale. Ecolo:
Risponderà, certo che risponderà. Figuriamoci
se un presidente del Consiglio non risponde
alle domande di un giornale. Rimane solo da
vedere dove, come e quando rendere pubbliche le risposte.
Dove, soprattutto. Scartata l’ipotesi - rivelatasi
una bufala mediatica - di consegnare le risposte
a Bruno Vespa, lo staff berlusconiano stava valutando
ieri sera una soluzione più intrigante. Pubblicarle
a puntate sulla «Settimana Enigmistica». L’idea è piaciuta
molto anche al premier, però si è subito acceso
un dibattito tra i falchi, schieratisi per le parole crociate
crittografate, e le colombe, favorevoli a utilizzare
la rubrica «Forse non tutti sanno che...». Mentre loro
discutevano, Berlusconi ha scoperto che sul settimanale
c’è una rubrica intitolata «Se voi foste il giudice
». E l’idea è stata immediatamente accantonata.
condivido. il bonsai di oggi è meraviglioso
(Prima, nella fretta, ho confuso Jack Skellington con Aghost: me ne scuso con entrambi.)
Sommo Feticista, e altri illustri estimatori di Messina: sia lode a Messina. Lungi da me la presuntuosa intenzione di denigrare un Signor Giornalista. Quindi, niente più critiche da parte mia; ma lasciatemi lodare la mia beniamina.
Non vogliamo dire niente del "Belpaese" di oggi? Si parla del "Barbarossa" del regista Renzo Martinelli; e io un euro lo spenderei non dico solo per il boxino; ma solo per leggere queste parole:
"Il regista evoca le stroncature "dei soloni della sinistra": "Se questo film lo avesse fatto Nanni Moretti certo non lo avrebbero attaccato così!"".
Solo la Longo sa catturare questi momenti. Il "Barbarossa" di Nanni Moretti! In una sola frase è stipata una tale quantità di assurdità che ti ci puoi divertire per un giorno intero. (Certo, devi essere messo/a male; ma io lo sono.) E di cose così nel box della Longo di oggi ce ne sono altre, vediamo, altre cinque.
Caro nonunacosaseria, l'apparente mancanza di "closure" dei pezzi della Longo è tratto di stile che caratterizza (a mio avviso, magistralmente) la sua arte giornalistica. Può anche non piacere (ovviamente). Ma non si può parlarne tout court come di una carenza. E' stile. (Oggi la battutina finale, peraltro, c'è pure, se vogliamo, nell'accenno alle "escort"; secondo me, avrebbe fatto ancora meglio a tagliare del tutto l'ultima frase.)
Cate, è formidabile anche il Belpaese di oggi: stagionato al punto giusto. La storia di Moretti ha fatto sorridere anche me: ma te lo vedi Moretti che gira Barbarossa? Al limite può girare Baffonenero.
Io comunque, dovessi girare un fil di questi tempi, girerei Barbapapà.
Confesso che non avrei mai pensato di dover riflettere sulle rubriche. Però visto che ci siamo partecipo, ma ampliando il raggio d’azione.
Io le valuto così, elencate in rigoroso personalissimo ordine di indispensabilità, funzione diretta dell’utilità che ne ricavo:
1) Sette giorni di cattivi pensieri. Frank, qualche tempo fa, ci ha deliziato con la chicca di due lettere scrittegli da Gianni Mura in cui il giornalista escludeva recisamente l’ipotesi di raccogliere i contributi settimanali in un libro (vezzo tipicamente italico). Io ho apprezzato questa posizione, ma sono altrettanto convinto che se mettessimo (con un po’ di filtro, naturalmente) in sequenza tutte le varie puntate scritte negli anni avremmo una descrizione perfetta del radicale peggioramento subìto da questo paese in ogni aspetto, da quello politico a quello sociale.
2) Il mercato. Alessandro Penati è sicuramente persona molto presuntuosa, ma ha una straordinaria capacità di spiegare analiticamente e con assoluta chiarezza le questioni economiche, sia quelle macro che quelle micro, annettendovi anche le possibili soluzioni (comunque le si valuti, sono contributi al dibattito). Io lo sfrutterei molto di più in prima pagina a commento delle vicende economiche del Paese. Aggiungo che ho goduto come un matto quando è passato dal Corriere a Repubblica.
3) Belpaese: la definizione di Caterina, quotidiana lezione di antropologia culturale, è perfetta. Qui abbiamo la fortuna, con secchi e apparentemente asettici flash (che, come tali, non necessitano di alcuna chiusura), di vedere illuminate zone in penombra, se non addirittura oscure, dell'Italia odierna. Un'Italia che fatica spesso ad emergere dalle cronache di Repubblica, ove si avverte l’assenza di una forma di narrazione continua e icastica di una parte preponderante del Paese.
4) L'Amaca: concordo con Aghost quando afferma che la rubrica sta virando da tempo sul tristanzuolo. Ma, in tutta franchezza, questi sono oggettivamente tempi cupi e riuscire a trovare una nota ilare risulta laborioso e forse fuori sincrono. Vero è che Gramellini sulla Stampa riesce con maggior facilità a trovare la via del sorriso. Potrei azzardare provocatoriamente che il clima plumbeo che trasuda Repubblica in ogni anfratto che descrive l'era berlusconiana contagia anche un maestro della satira come Serra. Ciò detto, la sua capacità di esaminare, quasi anatomicamente, le situazioni e ricondurle ad un ragionamento sulla scala di valori che dovrebbe avere un paese moderno e democratico rimane ineguagliabile. Ed è accompagnata da una piacevolezza di scrittura che io ammiro incondizionatamente.
5) L'ottovolante ed Il Rosso ed il Nero. Due rubriche eonomiche curate da Turani. La prima fornisce una pregevole sintesi dei principali indicatori macroeconomici che escono quotidianamente, mentre la seconda analizza i principali trend dell’economia mondiale e italiana. Quest’ultima è una delle poche apprezzabili finestre di Repubblica sul mondo delle piccole e medie imprese e Turani è bravo anche perchè non dà un taglio visibilmente politico (è implicito, ma lui si sofferma sulle evidenze e relative conseguenze).
6) Bonsai. Messina è molto bravo, fine conoscitore della razza politica italiana e della sua distorta psicologia. E’ vero che non riesce a cogliere sempre il bersaglio della battuta, ma non gliene faccio una colpa. Il punto è che mi pare una rubrica un po’ superata: è talmente imbarazzante questa classe politica che farvi satira sopra è come sparare sulla Croce Rossa. Da questo punto di vista ritengo molto più efficace, come sostiene Jack Skellington, il Breviario di Caporale. In quelle frasi si coglie perfettamente il senso di questo nostro assurdo tempo. (A proposito: ma perchè pongono la dicitura Riproduzione Riservata anche su una rubrica che riporta frasi altrui? Non è un po’ forzato?).
Chiudo rinnovando l’invito all’ottimo Frank a contribuire da par suo al dibattito (sì, il dibattito sì!).
… "Breviario" di Caporale, e non dimentichiamoci le "Interviste senza rete". Geniali, stronze, letali. Ma chi sono ancora quei minus habentes che accettano di parlare con lui?
ma come, nessuno che dica nulla di filippo ceccarelli? E' bravissimo ma non lo sopporto. Solo lui riesce a fare una paginata parlando, amabilmente, del nulla o quasi. E' un maestro indiscusso nell'allungare il brodo.
diciamo qualcosa a questo punto anche dei vignettisti. Bucchi è geniale e lunare, ma mi manca un vignettista alla Gianelli, che resta il migliore sulla piazza, per la qualità del disegno e per le trovate salaci.
PS. qualcuno magari mi spiega, en passant, il tramonto avvilente di forattini?
Mentre molti eccelsi commentatori discettano dell'eventuale endorsement di Rep. alle primarie del PD, io non ho potuto smettere di pensare a una frase del Feticista Supremo, che mi ha colpito molto.
Quoto Enrico:" Io comunque, dovessi girare un film di questi tempi, girerei Barbapapà."
Mai ho udito parole più sagge. Io ci credo fortemente nell'idea del Supremo Enrico su un film sul nostro Sommo Barbapapà, affidato a Nanni Moretti. Avrei in mente un filmone epico tipo "300", pure girato in chroma key. Trama: il nostro immenso (anche fisicamente, poiché non so se vi ricordate che i B. sono alti come una casa) Barbapapà (interpretato, sotto tonnellate di lattice rosa, da Silvio Orlando) in una riedizione della batttaglia di Segrate, sconfigge le armate dei blogger berlusconiani, assumendo (con molti "barbatrucchi") le apparenze, via via, di tutti i giornalisti di Rep. La battaglia è dura, poiché gli attacchi dei blogger nemici sono sconclusionati e privi di qualsiasi logica, e perciò risultano difficili da controbattere. Ma alla fine il Barba li sconfigge a colpi di ortografia e sintassi, e assume in fine le mistiche sembianze del "vero" Barbapapà, che è interpretato da Lui stesso, che, candido come la neve moscovita, nel duello finale (ispirato alla scena di "Kill Bill" in cui Uma affronta Lucy Liu nel giardino giapponese), annienta Berlusconi (interpretato, ancora una volta, come nel "Caimano", da Nanni Moretti stesso), chiedendogli le "Dieci Domande". Alla Nona Domanda, Berlusconi/Moretti è già a terra, agonizzante. Ed è quindi con la tipica, sogghignante ironia di un Bruce Willis o di uno Schwarzenegger dei bei tempi andati che Lui gli pone, beffardo, la Decima Domanda: "Alla luce di quanto è emerso in questi due mesi, quali sono, signor presidente, le sue condizioni di salute?" Berlusconi/Moretti crolla definitivamente a terra, mentre cade la neve. Sembra distrutto, ma nell'ultima inquadratura ha un guizzo: le sue labbra mormorano "ueh, figa", e si lascia così aperta la porta all'inevitabile sequel.
Standing ovation!
Candidatura assicurata ai David di Donatello come miglior soggetto.
@Caterina: il film sulla battaglia di Segrate esiste già, con il sommo Gian Maria Volontè nel ruolo di Scalfari e la regia di.. Carlo Vanzina!
Tornando al tema principale, mi vengono da fare le seguenti considerazioni:
1. L’interpretazione di Belpaese della Longo come “secchi, asettici flash” su una realtà in penombra è molto affascinante, e carica di nuovi significati una rubrica che mi è sempre sembrata una copia sfigata del Bonsai. Questo perché, di fronte all’evidente impegno di Messina (è chiaro che dietro una comicità del genere si cela uno “sforzo” non indifferente, per lo meno per trovare la battuta finale), le asettiche frasi della Longo mi sono sempre apparse più facili, più smorte, più tirate via. La stessa Longo l’ho sempre colpevolmente considerata una rivale un po’ sbiadita di Concita De Gregorio (forse perché Repubblica le ha sempre dedicato meno spazio, anche adesso che Concita è dove sappiamo).
2. Michele Serra è un grande, e la sua comicità è sempre sferzante oltre che massimamente divertente, come testimoniano i suoi pezzi sull’Espresso. Ma l’Amaca non è comicità né satira, perché manca di elaborazione: è piuttosto una rubrica di pensieri in libertà, di considerazioni spesso amare su una società che giustamente a Serra non piace. I grandi autori satirici sono sempre anche dei grandi moralisti.
3. Mi sono sempre chiesto quanto ci sia di vero nelle grottesche e spassosissime interviste “senza rete” di Caporale, e soprattutto come mai certi personaggi accettino di farsi intervistare da lui avendo la certezza matematica di fare la figura dei deficienti.
5. Ceccarelli è dannatamente bravo. Dio solo sa come riesca, partendo dalla scempiaggine di turno, a compilare pagine e pagine di divagazioni, speculazioni, arabeschi e considerazioni di spiritosa e intelligente inutilità, con consueto ricorso ad un’aneddotica di dimensioni enciclopediche.
6. Uno che proprio non mi piace è Dipollina. Se c’è una cosa nella quale Repubblica non eccelle è la critica degli spettacoli cinematografici e soprattutto televisivi. D’Agostini e Nepoti, pur bravini, ma non hanno certo la statura immensa di un Mereghetti. Dipollina si capisce che tenta una strada tutta sua (la critica televisiva come chiacchierata informale, più da blog che da quotidiano), ma non ha neanche un briciolo della cattiveria e del sarcasmo di un Aldo Grasso. La rubrica di Dipollina non è ha mordente, non è interessante, sembra che non abbia coraggio di dire alcunché. Ogni volta che ci sarebbero da fare considerazioni cattive (cioè quasi sempre), Dipollina ostenta disinteresse e noncuranza, finendo per seppellire nella consueta fuffa ogni rilievo critico.
Se ci fosse qualcuno online, segnalo Caporale a Linea Notte.
Grazie Cate. C'è anche "il" Franceschini.
Caterina, a te Tonino Guerra e Sandro Petraglia ti fanno un baffo!
Questo si che è cinema.
Domani ci confeziono un bel post. Non sia mai che si faccia avanti qualche produttore e diventiamo ricchi e famosi.
Irreprensibile, cinesapiente Jack, sommo davvero è Volonté-Scalfari nelle "Tre righe in cronaca" da Pasti-Augias. Da tempo non rivedo questo bizzarro capolavoro dei Vanzina, ma, nel mio ricordo, tutto si svolge su un piano piattamente umano, con pochissimi riferimenti alla saga sovrannaturale franco-giapponese che tanto interessò la casa Adelphi. Anzi, non vorrei dire sciocchezze, ma, a parte forse qualche scena marginale e un paio di flash-back del protagonista, non mi pare che nel film i giganteschi esponenti della famiglia Barbapapà fossero *costantemente* coinvolti nell'azione in una sagra di sangue e grafica violenza, come previsto invece dal mio soggetto. Persisto quindi nel credere che, nell'attuale panorama cinematografico italiano, nonostante l'iperrealistica presenza del "vero" Barbapapà nel recente "Divo" di Sorrentino (un ottimo Giulio Bosetti), vi sia ancora spazio per una produzione high budget che 1) unisca oniricamente i fatti di Segrate alle vicende odierne, dando particolare enfasi alle "Dieci Magiche Domande," con cui ci guadagneremo il pubblico culturalmente più sguarnito (la tag-line: "Dieci Domande per ghermirlo e nel buio incatenarlo") e l'esercito dei più piccini (Harry Potter); e, soprattutto, 2) da un punto di vista stilistico, che rilegga il tutto in chiave squisitamente MORETTIANA, cioè comunista: sterminati eserciti di comparse pelose e seminude; coloratissimi, giganteschi pupazzi dai colori pastello assetati di sangue; camei di Umberto Bossi (feticcio glamour di Moretti fin dai tempi di "Ecce bombo", in cui il Bossi interpretava la parte di un pirla; scelta spudoratamente copiata dal Martinelli nel suo "Barbarossa"); e, come al solito, un'occhio di riguardo al futuro sfruttamento del film come videogioco.
Vignettisti: Bucchi geniale e la definizione delle sue vignette di nonunacosaseria è azzeccatissima (mostrano le contraddizioni della società e della politica in maniera lieve costringendoti a rifletterci su). Altan è nel mio personale Olimpo dei vignettisti ove non ha invece diritto di cittadinanza Giannelli. Tratto sicuramente gradevole, ma il messaggio è raramente ficcante. E' perfetto per la prima pagina del terzista Corriere. E andava bene anni fa nella pagina dei commenti di Repubblica, da cui è invece scomparso (senza rimpianti da parte mia) Giuliano.
Certamente Giannelli non ti spinge a riflettere. Su Forattini, caro Aghost, stendiamo un bel velo pietoso.
Riguardo alle strepitose interviste a Fil di rete di Caporale, a me piacerebbe in realtà poter ascoltare il reale dialogo tra lui ed il malcapitato di turno. La mia sensazione è che Caporale sia uno straordinario artista del montaggio attraverso cui scarnifica volutamente il dialogo del superfluo per portare alla luce la spesso misera essenza dell'intervistato. Poi che la gente voglia farsi ancora intervistare da lui, non deve stupire: qui pur di avere uno spazio su un giornale i politici venderebbero la madre. Ma, d'altronde, vi pare possibile che, nel 2009, esistano ancora i pastoni politici?
Anch'io ritengo Ceccarelli particolarmente bravo, ma credo che sia decisamente sprecato a lavorare solo sul suo immenso archivio per raccontare ogni volta sul tema del giorno la storia della miseranda politica italiana dal Dopoguerra ad oggi.
Critica cinematografica. Bel tema, Jack. Prima lamentela: l'incostanza con cui si seguono le uscite dei film. Non di rado la rubrica del venerdì non viene pubblicata, ancora più grave quando ciò avviene in Primavera accompagnando per questa via la stagionale agonia del grande schermo. Il Messaggero, su questo versante, è rigoroso e sistematico nel coprire tutti i film (ho un mio amico che mi segnala sempre i buchi di Repubblica). Seconda lamentela: spesso le recensioni dei film presentati ai Festival non vengono riproposte in occasione dell'uscita in sala del film. Per cui devi fare un lavoro da ricercatore su internet per recuperare la critica del caso. Terza lamentela: a me piace la Aspesi (massimalismi cateriniani a parte), ma ritengo che i film ai Festival debbano essere coperti da chi fa quello di mestiere in modo da garantire coerenza e continuità nel commento tali da rendere riconoscibile l'impianto complessivo del giornale.
E veniamo ai critici: a me Nepoti piace, anche se ovviamente con sempre concordo con le sue analisi, ha un taglio moderno ed efficace nel leggere i film. Simile ad un critico che a me piace moltissimo, e fattomi scoprire dall'amico di cui sopra, Alessio
Guzzano. D'Agostini non mi piace, anche se apprezzo lo sforzo di dare visibilità al cinema italiano. Chiaro infine che Mereghetti sta sopra i nostri eroi.
Infine, Tre colonne in cronaca. Sorprendente film dei Vanzina. Lo vidi all'epoca al cinema e mi piacque. Grande Volontè nella parte dell'unico, vero, inarrivabile Barbapapà.
Grande delusione da parte mia per l'evidente flop del mio secondo commento cinematografico. Eppure a me fa ridere ogni volta che lo rileggo… Va bene, basta comicità. Tra l'altro non vorrei che il ministro Alfano si preoccupasse della minaccia Barbapapà… Comunque: solo due minuzie: 1) mi scuso per le "Tre *righe* in cronaca" invece di "Tre colonne…", come prontamente ristabilito dal sommo Barba, che ringrazio per la signorilità con cui non ha fatto notare lo strafalcione; 2) grazie ancora al Barba per la citazione dei "massimalismi aspesiani" (avrete capito tutti che ho dei problemi di autostima); guardate solo l'incipit del suo articolo di oggi, nella prima di Cultura… Non ho altro da dire, perché concordo in tutto con l'ultimo commento del Barbapapà.
Mia Somma Caterina, da persona acuta qual sei non dovresti attribuire alcun significato al silenzio relativo al tuo secondo commento cinematografico. Dalle latebre della mia memoria riemerge un antico brocardo in cui incappai all'università studiando Diritto Pubblico (esame che odiai assai all'epoca): qui tacet neque negat, neque utique fatetur. Un modo elegante per dire che al silenzio non si può dare un significato preciso e, di conseguenza, trarne conseguenze giuridiche.
Nel caso in esame, l'intervento era come sempre brillante, con quella tag-line tolkeniana che non poteva non divertire un amante della saga degli Anelli come il sottoscritto (si può affermare in un blog di sinistra o è una bestemmia in Chiesa?).
Non parlerei di strafalcione, ma di svista relativamente al titolo del film. Più importante, invece, che tu l'abbia strappato all'ingiusto oblìo in cui è piombato (intendo dire: dei tanti film vanziniani proprio questo dobbiamo dimenticare?).
Per chiudere, se vi son problemi di autostima sono pronto a dare un mio contributo chiosando ogni tuo intervento con un "magnifico!", "incantevole!", "sei sempre coltissima!", "che sguardo originale!". Ti basti però rimembrare che sono stato io, con l'aiuto dell'illuminato Feticista Supremo, ad invocare una tua militanza più assidua su questo blog. Così sta avvenendo e me ne compiaccio assai.
Alla prossima!
Quoto Barbapapà: gli sponsor di Caterina siamo stati lui ed io.
Caro Barbapapà, questo è un blog di sinistra e proprio per questo accettiamo democraticamente tutti i commenti (anche i troll). Quindi ben venga la tua citazione alla saga degli Anelli.
Per quanto riguarda le vignette a me Buccchi piace molto perchè criptico e poco "orecchiabile" come invece è Giannelli, grande senese super contradaiolo del Drago.
Io adoro anche Altan. E' un genio. Ma anche Ellekappa mi stupisce.
Forattini da anni ha perso la verve di quand'era a Repubblica.
Non dimentichiamoci di Lele er vignettaro. Potrebbe essere lui l'outsider, vero Caterina?
Discorso critici cinematografici: dopo la dipartita di Kezich (prima) e della Bignardi (poi) a Repubblica non è mai stato rimpiazzato a dovere il ruolo del critico e questo è un punto di debolezza del nostro beneamato quotidiano.
Chiudo tornando sulle rubriche quotidiane ricordandovi un post del dicembre dell'anno scorso in cui proponevo di portare l'Amaca di Serra in prima pagina con tanto di simulazione fotografica. Chi non se lo ricorda può rileggersi il post a questo link:
http://pazzoperrepubblica.blogspot.com/2008/12/proposta-perch-non-mettiamo-lamaca-di.html
(fare copia e incolla, please)
Massimo Barba, scherzavo, ovviamente. La tua citazione mi esalta! ma solo in modo giocosamente autoironico mettevo in scena l'irritante petulanza di chi pretende l'applauso ogni volta che apre bocca (certo, potevi anche ricorrere alla regula iuris canonista ‘qui tacet videtur consentire’, piuttosto che sottolineare l'ambiguità del silenzio… SCHERZO!). Ben mi ricordo dello striscione e del possente corteo in mio supporto organizzato da te e dal Sommo Enrico (anche se Libero ha parlato di truppe cammellate dai sindacati…). Quanto all'autostima, la mia è molto variabile, in effetti; ma penso che, a meno che tu non sia davvero un essere proveniente da altri mondi (come i veri Barbapapà, quelli che si trovano in natura), la tua non abbia potuto che essere potentemente rinforzata dall'entrata nel nostro blog di quella che già al suo arrivo, innalzandoti la più sublime delle lodi, si candida a diventare la tua *seconda* più grande fan – Monica! Benvenuta Monica, e non mettiamoci subito a litigare su chi sia la più grande fan del Barba, mi raccomando; non facciamoci riconoscere…
P.S. Sia dato a Jack Skellington il merito di avere tolto dall'oblio il film dei Vanzina, giacché io me ne ero totalmente dimenticata.
Bentornata Cate. Ci sei mancata.
Monica, se ci sei batti un colpo.
@Enrico: Lele er vignettaro è di statura incomparabilmente superiore a Forattini sia per il contenuto satirico che per la perizia grafica.
Caro Enrico, passata purtroppo l'influenza, la mia partecipazione si diraderà un pochino; ma ciò non significa che mi disinteresserò del blog; infatti credo che ora (anche se non dovrei…) non resisterò alla tentazione di andare a dire due cosette minime sulla grande intervista a Dan Brown di oggi…
Tranquilla Cate. E' che ci avevi abituati a una dozzina di commenti al dì e quindi non leggendoti per 24 ore eravamo in scimmia.
ps: se scrivi così quando hai la febbre, chissa quando stai bene...
Somma Caterina, so bene che scherzavi sul versante dell'autostima e altrettanto mi sono permesso di fare io. Comunque, massima stima confermata (nel dubbio, giusto una bottarella aspesi style al tuo ego!).
Quanto a massime giuridiche, fatto omaggio ai miei ricordi universitari oltre non vado...
Chiedo venia a Jack Skellington per avergli sottratto il merito della citazione di Tre colonne in cronaca.
Quel "passata purtroppo l'influenza" è bellissimo! Adesso però cerca di non far oscillare il pendolo della tua partecipazione nuovamente verso zone di bassa frequentazione. C'è un effetto dipendenza che il Feticista Supremo ha dipinto perfettamente...
Per chiudere, mi dolgo per aver dimenticato la grandissima Ellekappa nella discussione sui vignettisti (e ringrazio il Supremo per aver rimediato alla mia lacuna), mentre rimango perplesso sulle vostre considerazioni su Lele er Vignettaro. Vuoi vedere che mi tocca riandare seriamente sul suo blog per capire il vero senso delle vostre affermazioni?!
Barba, vai a vedere le vignette di Lele er vignettaro. A me non hanno particolarmente colpito mentre a quanto pare a Caterina hanno lasciato un segno.
Attendiamo il Barbacommento.
Ciao Enrico, una domanda fuori tema.
Notavo sul blog di Vistosistampa che il curatore mette in calce ad ogni post, oltre all'ora di pubblicazione, anche la data. perchè non fai altrettanto? A me piace osservare anche la sequenza cronologica degli interventi e come un argomento possa protrarre la discussione tra i blogger anche per qualche giorno. Che ne pensi?
ps il tuo emulo sulla Stampa ha un bel taglio ironico, che apprezzo molto. Non trovi?
Caro Barba, provo a smanettare un po' nel codice e vedo se riesco ad accontentarti.
Il ragazzo della Stampa direi che è un ottimo allievo.
Si, probabilmente lo e
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