giovedì 22 ottobre 2009

Spezzare una lancia a favore.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Caro Pazzo,
non posso fare a meno di constatare che da quasi tutti i principali quotidiani il terremoto in Abruzzo sia sparito, fatta eccezione per le parentesi propagantistiche del Governo.
Invece Repubblica ha continuato a seguire l'evolversi della situazione, e non in modo sporadico od occasionale, ma con una certa continuità, dandoci una copertura adeguata di ciò che sta avvenendo a L'Aquila. E' proprio di oggi l'ennesimo pezzo dell'inviato Jenner Meletti.
Critichiamo molto il nostro amato giornale, riconosciamone anche i meriti, ogni tanto.
Fabio V.


Caro Fabio, non è che Meletti si è innamorato di un'aquilana?

1 commento:

Barbapapà ha detto...

Caro Fabio,
non vorrei sembrare un bastian contrario, ma l'attenzione di Repubblica verso le tristi vicende aquilane, superata la generale emozione iniziale, mi è parsa in seguito discontinua, al limite della distrazione, e quasi reticente, come fosse timorosa di portare acqua al mulino dello psiconano con il racconto dello sforzo del Governo. E mi è sempre parsa incline a privilegiare la descrizione di eventuali difficoltà o mancanze del Governo rispetto ai passi in avanti.
Oggi, come puoi notare, apriamo una finestra sull'Abruzzo con un taglio ancora critico.
Io sono assolutamente convinto che la gestione del terremoto da parte del Governo non sia tutto quel successo che la propaganda ha descritto ad nauseam al popolo. Dalla decisione di voler fornire case fatte e finite a tutti gli sfollati (con conseguente permanenza oltre il dovuto nelle tende) alla decisione di abbandonare l'Aquila a favore delle cosiddette new town (vedi Pirani su Linea di confine) le ombre non mancano. A ciò si aggiunga che in un Paese normale nessuno si stupisce se un Governo interviene efficacemente, anche se non del tutto efficientemente, nei casi di calamità naturale. Così è stato in Umbria, ma allora era in voga nei media e nel Governo, chissà perchè, un understatement di tipo anglosassone...
Però se inclini nel tempo a raccontare queste vicende sempre con una implicita nota polemica di fondo, non guadagni poi particolare credibilità nè attenzione su quello che scrivi.
In ogni caso, manteniamo alta l’attenzione dando a Cesare quel che è di Cesare.
Comunque Meletti è bravo.