venerdì 13 novembre 2009

Dal nostro inviato in vacanza a Samarcanda.



Ha scatenato l'universo il nostro post di ieri sul pezzo di Laura Laurenzi inviata a Samarcanda per l'inserto I Viaggi di Repubblica.

Nel post si metteva in discussione l'utilità di mandare la Laurenzi apposta a Samarcanda per scrivere un pezzo per dire delle cose che si possono tranquillamente trovare su qualsiasi sito o blog di viaggi e vacanze. Della serie: "E io pago!".

Poi a metà pomeriggio è arrivato un commento anonimo (qualcuno di Repubblica?) che chiariva le cose in questo modo:

"La Laurenzi era a Samarcanda per fatti suoi e ha proposto la sua testimonianza al giornale. Quindi niente marchette, niente viaggio vacanza pagato dal giornale, niente ritorno pubblicitario (dubito che l'Apt di Samarcanda voglia investire in pubblicità su Repubblica!). Non sempre le cose sono così contorte...."

Noi di PPR crediamo a questa testimonianza e quindi, per mano di Barbapapà, lanciamo le nostre scuse alla Laurenzi e a Repubblica:

"Se cosi è, tanto meglio e mi scuso con la Laurenzi. Anch'io non comprendo però perchè sia stata apposta la falsa dicitura "dal nostro inviato" ingannando, per questa via, i lettori e alimentando la sensazione di uno spreco, non infrequente, di risorse (con i tempi che corrono). E l'inserto Viaggi si presta molto a queste tentazioni (ma non solo, si pensi al calcio).
Se vi è poi un accordo informale per cui i giornalisti che vanno in vacanza al rientro redigono un resoconto per l'inserto, allora lo si dica esplicitamente nel prossimo numero, per chiarezza e trasparenza verso i lettori, e si eviti di scrivere "dal nostro inviato". Altrimenti vi sia la consapevolezza di un ritorno di immagine negativo tra i lettori più attenti.

Rimane la modestia dell'articolo in questione (che lascia oltretutto Aghost con un dubbio atroce!) e la complessiva poverta' informativa delle due paginate. Sia detto senza polemica perchè a me questo inserto non interessa.

Continueremo a vigilare in questo blog affinchè il nostro amato giornale usi le proprie risorse per consentire ai lettori una conoscenza più approfondita del mondo circostante, cosa che da tempo non avviene con la doverosa (e storica) costanza.
I viaggi ce li organizziamo da soli."
Barbapapà


ps: il titolo del post ce l'ha ispirato aghost che suggeriva, in questi casi, di mettere appunto la dicitura "dal nostro inviato in vacanza".

Si ringrazia ElTito per la foto.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Una precisazione per Barbapapà: è convenzione nei giornali datare Dal nostro inviato...
Serve ad indicare che effettivamente il giornalista si è recato sul luogo, e quindi non si tratta di un pezzo scritto alla scrivania del giornale. Poi, che l'articolo sia bello, efficace, ricco di notizie e informazioni...
purtroppo più che ripensare al modo di fare giornalismo bisognerebbe riflettere su quanto l'incertezza del futuro attanagli ormai anche le riunioni di redazione....
Rastignac (un po'meno Anonimo)

aghost ha detto...

io la vedo non solo come una piccola scorrettezza nei confronti dei lettori, ma anche come modesta furberia da parte del giornale. Cosicché i lettori e la concorrenza potessero pensare: "caspita, Repubblica si può permettere un inviato a Samarcanda".

Ma oggi sulla rete le bugie hanno le gambe corte. Come quando, tempo fa, ci fu una feroce polemica tra giornalisti (mi pare fosse coinvolto Pratellesi del corriere, purtroppo non ricordo con precisione dovrei cercare) di testate concorrenti, per cui venne fuori che uno degli inviati firmava le corrispondenze da posti diversi in cui era veramente :)

aghost ha detto...

errata corrige: la polemica tra giornalisti era tra Cremonesi-Rampoldi (non quindi pratellesi), se ne era scritto anche su ppr:

http://pazzoperrepubblica.blogspot.com/2009/02/la-gazarra-continua-cremonesi-risponde.html

Barbapapà ha detto...

Grazie per la precisazione, Rastignac (lascio al Fetiscista Supremo nonchè Maestro Cerimonierie il compito di darti il benvenuto di rito).
Io sono digiuno di convenzioni giornalistiche, però nella mia lunga esperienza di lettore mi è parso di capire che:
- se un articolo è scritto in redazione, e non in loco, non compare all'inizio del pezzo l'indicazione della città ove si è verificato l'evento in esame;
- se il giornale invia un giornalista direttamente sul posto, allora si pone la dicitura “dal nostro inviato” e si apre il pezzo con l'indicazione del luogo da cui è scritto;
- se un collaboratore del giornale scrive un pezzo da New York, ad esempio, allora si indica la città ma non si inserisce la dicitura "dal nostro inviato".

Se così è, penso che il caso della Laurenzi dovesse essere trattato alla stregua di un collaboratore esterno: niente falsa dicitura di cui sopra e sola indicazione del luogo per far capire che il giornalista è stato effettivamente lì (anche se in forma inusuale).
La vicenda rimane una scorrettezza non solo nei confronti dei lettori ma, come giustamente osserva Aghost, anche verso la concorrenza.

Credo, in ogni caso, che l’incertezza che regna nelle redazioni sia figlia proprio della difficoltà dei giornali, nell’era di internet, di trovare una modalità di comunicazione diversa e che quindi il modo di fare giornalismo oggi andrebbe ripensato.
Spero che ti si possa vedere più spesso da queste parti.

Geppo ha detto...

Sogno o son desto? Il pezzo di oggi di Aquaro sul sequestro da parte dell'amministrazione statunitense di quattro moschee raggiunge la sufficienza! Niente digressioni inutili, niente ricami, fiorettature, personaggi misteriosi, solo informazioni (anche un po' didascaliche, come la precisazione che Bill Clinton è marito di Hillary). Un bel 6+.

Fabio V. ha detto...

Quindi avevo ragione io, la Laurenzi era lì per i fatti suoi e, con l'occasione, perchè non scrivere due righe per Viaggi?

Riprendendo un commento precedente: allora, potrebbero far la stessa cosa con i lettori, una rubrica aperta ai reportage dei Pazzi per Repubblica in giro per il mondo.

Enrico Maria Porro ha detto...

Caro Rastignac, nome da moschettiere. benvenuto sul blog.

Le tue info sono preziosissime per noi.

Ma tu dove lavori?

Agli esteri, all'economia, agli spettacoli o allo sport di Repubblica?

Anonimo ha detto...

Caro Porro,
Eugène de Rastignac è il personaggio "portante" della Comedie Humaine di Balzac. Eroe romantico seppure molto negativo, oggi sarebbe un arrivista perfettamente inserito in questo momento storico. Certo non l'ho scelto per le sue connotazioni bensì perché la Comedie è stata la mia lettura preferita durante gli anni adolescenziali, connotati da Sturm und Drang e letture inadatte. Come molti altri adolescenti di tutti i tempi.

Enrico Maria Porro ha detto...

Caro Rastignac,
grazie per la precisazione colta.

Ma non hai risposto alla mia domanda...

Anonimo ha detto...

...e probabilmente non risponderò. Grazie comunque per il benvenuto anche se la presentazione suonava un po' pedante: a forza di lottare quotidianamente contro refusi,sciatteria, superficialità, guardare verso Balzac è come volare sopra il mondo con le braccia aperte. Rastignac

Enrico Maria Porro ha detto...

Rastignac. Ok, ci lasci la suspence.
Comunque c'è sempre la mail: starò muto come un pesce, te lo giuro!