sabato 7 novembre 2009
Il colorista Dipollina e la questione tivù.
Pubblichiamo un intervento del nostro collaboratore Fabio P. che, dopo una lunga latitanza, è tornato (finalmente) a dire la sua sul giornale di cui anche lui è un noto feticista.
Volevo intervenire a proposito del caso Dipollina. Repubblica non ha un critico televisivo degno di questo nome dai tempi di Beniamino Placido. E anche lì: è vero che era uno capace di cavarti la pelle sorridendo partendo da tre citazioni in lingua originale di Wittgenstein, ma, nè più nè meno di Dipollina, era uno che guardava una trasmissione e scriveva se gli era piaciuta o meno. Quindi: in modo impressionistico, detto anche "a capocchia". Niente a che fare, insomma, con Aldo Grasso, uno studioso della comunicazione che la trasmissione la smonta, la analizza e ti spiega perchè era giusta o sbagliata. E per di più scrive molto bene. A Repubblica si è quindi deciso di far scrivere di televisione non a un critico ma a un colorista, e mi può anche stare bene. La mancanza di un critico, comunque, si sente. Detto questo, cos'è questa storia che Dipollina dovrebbe "ripulire" lo stile? Lo stile è il suo, informale e brillante, si fa leggere volentieri e la cosa non deve essere per forza prerogativa dei blogger. Anzi: meglio, se si vuole allargare la base di lettori. Non sta scritto da nessuna parte che, solo perchè si scrive su un quotidiano importante, si deve scrivere in modo ingessato. Vi ricordate l'insipido Gualtiero Peirce che lo ha preceduto? E se volete addormentarvi dopo due capoversi, leggetevi Scalfari la domenica mattina.
Fabio P.
L'illustrazione è di Sergio Frediani
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9 commenti:
Non è un problema (solo) di stile. Arrivati in fondo a un commento di Dipollina si ha la sensazione di non aver letto nulla. Ricordo ancora l'incipit di un suo pezzo sulla fiction italian: "Com’è provinciale dire che la tv italiana è provinciale.” Ecco, secondo me qui c’è la quintessenza del suo tono cazzaro e pieno di sufficienza. Sembra quasi che ti dica: la tv italiana è una cosa talmente infima che nemmeno criticarla ha più senso, ergo io sto qua solo a passare il tempo.
Mille volte meglio Aldo Grasso. Che è caustico, colto, preparato e soprattutto si indigna, si incazza, prende posizioni forti.
Ok che la tv generalista non è una cosa seria, ok che guardarla è da cretini, ok che il futuro sono il satellite, internet eccetera: ma ci sono ancora decine di milioni di persone in italia che si sorbiscono raiset quotidianamente e già quest’enorme influenza che la tv ha sul popolo italiano mi sembra un motivo valido per preferire un approccio più serio e rigoroso, invece delle risatine e degli ammiccamenti snob di Dipollina.
il caso dipollina?
definirlo colorista è sin troppo generoso. Ride delle sue battute, povero nella critica e nello spirito. Fastidioso nella banalità e non nello stile della sua scrittura, tra l'altro pretenziosa, se non altro per la continua pretesa di far ridere. Ho notato che l'aggettivazione si ripete a seconda delle lune. Si è appena conclusa la fase di "ficcante" e "inopinato", mentre cresce quella di "strepitoso" e "clamoroso". Ogni tanto però deve prendere in mano il dizioanrio dei sinonimi e dei contrari e allora ci ragala un mitologico "tonitruante" e un indimenticabile "reboante".
sono d'accordissimo con quanto dice fabio p. Aldo Grasso è un maestro e non si discute. E resta intatta l'efficacia nei suoi interventi video sul Corriere, altrettanto e forse anche più godibili degli articoli scritti.
Concordo anche con Jack S. quando dice che la tv, volenti e nolenti, è guardata (ancora) da milioni di persone, e quindi sarebbe auspicabile che un giornale importante come repubblica avesse una rubrica di critica tv seria.
Rimango dell'idea che Dipollina sia bravo, conosca il mezzo televisivo e sappia cogliere gli aspetti essenziali di un programma. Non avrà le capacità analitiche di un Grasso (ma chi le ha?), ma riesce a far capire bene qual è la sua idea di televisione e del panorama complessivo della tv italiana. E questo è il compito principale di un critico televisivo. Che Dipollina sembri elitario perchè ama soprattutto la tv satellitare non mi pare una colpa.
Poi, è vero che a volte servirebbe fare la faccia feroce, piuttosto che quella ironicamente snob, anche verso programmi che, ad una persona di buon senso, risultano imbarazzanti senza aver necessità di vederli. Per quanto a volte equivalga a sparare sulla Croce Rossa, è doveroso essere severi soprattutto verso certe trasmissioni e certi figuranti che, a nostre spese, occupano spazi pubblici. In tal senso, Grasso non ne perdona una e, concordo con Aghost, la sua rubrica on-line è godibilissima.
Lo stile di Dipollina è informale e brillante e a me piace. Quando parlo di ripulita mi riferisco a tutto quell'apparato lessicale ammiccante che usa per divagare dalla recensione di un qualcosa che a lui non interessa, ma di cui è costretto a parlare, depotenziando così la recensione stessa. Come ho già scritto, lui deve mettere lo stesso impegno ed acume sia che parli della sublime tv satellitare che della scialba tv in chiaro, senza doverci far capire con una battutina che il programma Raiset di turno è per un minus habens e quindi non vale la pena spendercisi più di tanto. Per un fatto di rispetto verso i lettori, come sottolineato da Jack e Aghost.
Se riuscisse a fare questo, la rubrica eviterebbe quell'andamento un po' oscillante che assume a seconda del programma recensito e che rappresenta il suo vero limite.
Poi, se ricordiamo, come fa giustamente Fabio, Gualtiero Peirce, assolutamente incolore, a maggior ragione lunga vita a Dipollina (che fu preceduto dall’ottimo Sebastiano Messina).
Per finire. Caro Fabio, mi è dispiaciuto leggere quell'improprio riferimento a Scalfari. De gustibus, anyway.
"In una società umana un tabù è una forte proibizione (o interdizione), relativa ad una certa area di comportamenti e consuetudini, dichiarata "sacra e proibita". Infrangere un tabù è solitamente considerata cosa ripugnante e degna di biasimo da parte della comunità" (Wikipedia s.v. Tabù).
L'epigrafe è a commento dell'affermazione finale di Fabio, sacrilegio reso ancor più grave dall'intelligenza e dall'acume del suo autore, poiché l'errore del sapiente è più pericoloso di quello dell'insipiente.
Sommo Barbapapà, condivido il tuo dolore, ed elogio il tuo self-control.
(Scusate se intervengo ad ora così tarda, ma mi sono riaddormentata leggendo l'articolo di Scalfari…)
Per il resto: Fabio: "Lo stile è il suo, informale e brillante, si fa leggere volentieri e la cosa non deve essere per forza prerogativa dei blogger": giusto, in teoria, ma io dico *troppo* informale e *solo* brillante; anche io lo leggo volentieri, e l'ho definito "bravo e simpatico"; dopo di che, quoto Jack, "Arrivati in fondo a un commento di Dipollina si ha la sensazione di non aver letto nulla"; al massimo, si è stati aggiornati sui più recenti modi di dire gggiovani (questa parola, per es., la potrà dire solo un/a blogger, oppure va bene anche per Rep.? non dico che Dipo l'abbia usata, ma è teoricamente possibile). "Apparato lessicale ammiccante", dice perfettamente Barbapapà, che può anche piacere, ma quando è troppo è troppo (come direbbe Dipo per svicolare in breve: abuso di modi di dire e proverbi lasciati a metà per pudore, ma intanto… [come direbbe Dipo: lo vedete che scrive da blogger…[)). Ah: ecco come scrive, anche, Dipo: un po' come parla la Gialappa's: "ma anche no", e frasette simili.
Ho tirato in ballo il caso di "Pinocchio", perché esemplare, dato l'orrore inverecondo del soggetto recensito; ebbene, mi dimostrino i defensores che non sia vero che, arrivati in fondo al commento di Dipo, non si è capito non solo nulla del film in questione, ma neanche di come la pensi lui. Cos'è, il Benigni dell'"Altra Domenica"? O lui è troppo "avanti"? Beh, la "Domenica" del Sole non è esattamente un supplemento della "Padania", eppure oggi Roberto Escobar (che ha purtroppo soppiantato il ruspante, ma spesso divertente, Als Ob) non si vergogna di occuparsi del "Pinocchio" in questione, e di esprimere il suo pensiero al riguardo in modo sufficientemente chiaro ("un bamberottolo melenso che ricorda il burattino ribelle come un flato nella vasca da bagno (…[cf. Fellini]) ricorda Wolfganf Amadeus Mozart").
Jack: non sono d'accordo che la tv generalista sia da cretini; e se Umberto Eco fa un'intera Bustina sulla Ghigliottina di Carlo Conti, di cui è avido cultore, forse anche l'interesse che per quel gioco ha la mia anziana madre (coetanea di Eco stesso) ne viene in qualche modo redento (interesse a giocare quel gioco con me). (Recuperate inoltre Amaca di Serra di qualche tempo fa sull'argomento; ma purgandola di usuale paternalismo da libro Cuore, di cui peraltro S. è sempre perfettamente consapevole.) Ballarò, AnnoZero, Report, Che tempo che fa, non è che diventano più intelligenti quando vengono ritrasmessi sul satellite.
Ho perso del tutto il filo del discorso.
E allora come critico tv prendiamoci Als Ob dopo aver scoperto se è un nome de plume (si scrive così?) o no; magari è Dipollina...
PS Voto la mozione gpp su stringa "verifica parola"
Caterina: d’accordissimo con te sulla tua ottima descrizione dello “stile Dipo”, che sta a metà strada fra la Giappa’s e il giovanilismo bloggettaro. Io però non trovo questo stile condannabile in sé. Voglio dire: finché si tratta di dare una patina “gggiovane” e informale a certi contenuti allora ci può stare, e anzi si ottiene un effetto tutto sommato gradevole di svecchiamento. (Intendiamoci: gradevole solo se limitato a determinati ambiti: la tv, il costume, la musica…). Il problema di Dipo è che mancano proprio i contenuti, la sostanza: è tutto un sottendere, un ridacchiare, un ammiccare, ma al fondo non si riesce mai ad afferrare una presa di posizione.
Per il resto mi riesce difficile decidere se la tv generalista è da cretini o no visto che, snobisticamente (?), la guardo il meno possibile. Il capoccione lucido di Carlo Conti, le risate finte di Striscia, la voce gutturale della De Filippi, le penose pagliacciate del G.F., gli indigesti panini del tg1… mi schifano tutti allo stesso modo, senza distinzioni fra il pattume democristiano della rai e quello berlusconiano di mediaset: e da ciò ne deduco che sia roba per sottosviluppati. Ma può darsi che il mio giudizio sia troppo estremo, determinano da un disgusto solo epidermico e non approfondito.
Più ruspante che divertente, Als Ob ("nom de plume", als ob "come se" in tedesco); non ne consiglierei l'acquisto a Rep. Sicuramente non è Dipollina.
sulla stringa "verifica parola" mi sembrava di aver già risposto qualche giorno fa: era arrivato uno spammer pseudorumeno che inquinava i messaggi con spam fastidioso, l'unico metodo per stanarlo era questo. mi spiace, magari tra un po' lo tolgo.
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