domenica 15 novembre 2009
Una figura di kappa.
Aquaro, Aquaro...
Erano due o tre giorni che non ne combinavi una, finchè ieri scopriamo, sul tuo pezzo dedicato al ragazzo che con Facebook si è costruito un alibi, un doppio refuso in lingua inglese.
Pancakes si scrive con la c non con la kappa come hai scritto tu. Capiamo se si fosse trattato di un caso isolato, ma due volte in dieci righe è un evidente errore. Poteva trattarsi di slang, come scrivi tu, ma anche sul New York Times (da te citato nel pezzo) si parla di pancakes con la c.
Visto che sei a New York, ti consigliamo di andare a mangiare degli straordinari pancakes da Sullivan Dinner, in 169 Sullivan St.
Aggiunge Caterina 24 ore dopo:
Sommo Feticista, in verità, oltre ai "pankakes," è sbagliato pure il nome del ragazzo, "Bradford," e non "Bradfor."
Su tutto il pezzo, incombe la solita critica (da rivolgere non al solo Aq., ovviamente): essere tratto da un'unica fonte (onestamente citata), il NYT, con la sola aggiunta dell'ultima frase dal NY Post (pure citato). Nell'adattamento, poi, accadono piccole inesattezze (p.es. non credo che nessuno parli mai del "John Jay College," e basta, ma piuttosto del "John Jay College of Criminal Justice" come da NYT; così p.es. il lemma Wikipedia); l'aggiunta dell'iniziale del nome intermedio di tale "John G. Browning" fa un po' sorridere (presente nel link offerto dal NYT); l'umorismo di Aq. non è sempre fulminante. Comunque, si capisce che le grandinate di nomi propri di illustri sconosciuti sono tipiche delle cronache USA; in Italia direi che l'usanza è differente; ma questo va approfondito. Forse il punto è che quando un giornalista nomina qualcuno si presupporrebbe che lo abbia incontrato; e quando chiaramente non è così (come in questo caso) si avverte un'aria di artificiosità.
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3 commenti:
Ieri (sabato) era Aquaro-day: tre pezzi: (i) sobrio il primo, apparentemente attendibile (processo 9/11); (ii) gioioso, quasi tripudiante, per motivo men che futile il secondo (acqua sulla Luna); fuochi d'artificio di nomi propri; piccolo passo falso nel finale ("Berkely" per "Berkeley"); (iii) il terzo: rubrica di R2Cult, "Le critiche degli altri": il turpiloquio + battuta strausurata in incipit paiono duo *troppo* "gonzo" per Rep.: la corazzata Potemkin, una c. pazzesca (senza abbreviazione); i dettagli su regista e titolo peggiorano le cose; peccato perché il pezzo è veramente buono, informato (vd. su Jedediah Berry); i nomi propri (dei vari critici) sono inquadrati nel contesto, e con erudizione mirabile quando si tocca il campo musicale (vd. vita, morte e miracoli del giornalista James Parker); una delle migliori novità del sabato.
PS. Sommo Feticista, in verità, oltre ai "pankakes," è sbagliato pure il nome del ragazzo, "Bradford," e non "Bradfor."
Su tutto il pezzo, incombe la solita critica (da rivolgere non al solo Aq., ovviamente): essere tratto da un'unica fonte (onestamente citata), il NYT, con la sola aggiunta dell'ultima frase dal NY Post (pure citato). Nell'adattamento, poi, accadono piccole inesattezze (p.es. non credo che nessuno parli mai del "John Jay College," e basta, ma piuttosto del "John Jay College of Criminal Justice" come da NYT; così p.es. il lemma Wikipedia); l'aggiunta dell'iniziale del nome intermedio di tale "John G. Browning" fa un po' sorridere (presente nel link offerto dal NYT); l'umorismo di Aq. non è sempre fulminante. Comunque, si capisce che le grandinate di nomi propri di illustri sconosciuti sono tipiche delle cronache USA; in Italia direi che l'usanza è differente; ma questo va approfondito. Forse il punto è che quando un giornalista nomina qualcuno si presupporrebbe che lo abbia incontrato; e quando chiaramente non è così (come in questo caso) si avverte un'aria di artificiosità.
UNA FIGURA DI Z
Ieri (domenica) in un sommarietto a pagina 3 svettava un imperdonabile «forze» (romanizzazione di «forse»...)
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