mercoledì 9 dicembre 2009

Proust e Dostoevskij. E Citati.

Alle pp. 35-37 di ieri benemerito articolone di Maurizio Crosetti e Javier Marias "L'ita(g)liano sconosciuto" in cui si arriva a scandalizzarsi per "perchè" invece di "perché" (p. 37 in alto a sinistra); giustissimo, per carità, ma adesso, oh, se dovrete stare attenti, miei cari di Repubblica; voi scherzate col fuoco…

In questo articolo, peraltro, ripeto, benemerito, trovo singolare la "testimonianza" dal "suono sinistro" (addirittura) del prof. Elio Franzini: "L'anno scorso, insegnando ai primi anni di filosofia, chiesi chi avesse letto Proust, e alzarono la mano in tre. E quasi nessuno sapeva chi avesse scritto Delitto e castigo." Wow: praticamente lo stesso numero di studenti ("tre"; "pochissimi") ha "letto Proust" (che a casa mia significa avere letto tutta la "Recherche," o buona parte di essa), e sa dell'esistenza di Dostoevskij. Magari non sono neanche gli stessi tre: immaginate la scena: in una classe ci sono tre ventenni che hanno letto tutta la "Recherche" (forse in francese), e però se chiedi loro chi ha scritto "Delitto e castigo," boh, non lo sanno; lo sanno altri tre o quattro…
Posso non crederci?

Un'altra domanda sorge spontanea: se i nostri ventenni non sanno l'italiano, perché fate loro scrivere le didascalie della Colonna Tette&Culi? Di cui sotto vedete un esempio.



Comunque, volevo dire un'altra cosa. Alle pp. 35-37 si scatena l'inferno su "perchè" con l'accento grave. A p. 59 la 'Cultura' si apre con un immenso articolo dell'immenso Pietro Citati, 6a colonna, 2° paragrafo: la "figura del vecchio spazzino, che chiacchera, chiacchera, chiacchera" (ter!); ital.: "chiacchiera." In un altro momento si sarebbe potuto chiudere un occhio; in un altro momento.

L'articolo di Citati: che dire? Un incipit che altro che Proust ("Da molti anni non vedevo 'Le vacanze di Monsieur Hulot' (1953) e 'Mon Oncle' (1958)…"); e nel lettore una sola domanda: perché?

Caterina

16 commenti:

Andrea ha detto...

Uno - Alla fine non c'è bisogno di scrivere perché: Ogni persona con un minimo di cultura cinematografica sa che quelli sono film di Jacques Tati.

Due - "Chiacchere" è una forma alternativa di "chiacchiere", è comunque esatta anche se meno usata

Tre - Per il secondo paragrafo, sei libera di non crederci, ma perché menarla tanto?

Anonimo ha detto...

Caro Andrea,
Uno- Non capisco l'obiezione, davvero, anche perché "Jacques Tati" è scritto a caratteri cubitali a centro pagina. Magari controllare ciò di cui si sta parlando, vero?

Due- "Chiacchere" è una forma alternativa, però meno corretta; per me, francamente errata.

Tre- Perché mi andava. E tu perché perdi tempo a rispondermi?

Anonimo ha detto...

P.S. Due- Quando la Lessicografia della Crusca registra 3 occ. per "chiaccher*" (di cui solo due di autore, ed *entrambe* dal "Malmantile racquistato," di Lorenzo Lippi, 1688, e una possibile errore di stampa) e 187 per "chiacchier*", per me "chiacchera" non è "forma esatta."

Anonimo ha detto...

P.P.S. Due- E' ovvio che se Citati scrive "chiacchere" (nel caso cioè non sia un refuso), non lo fa allo stesso modo dello studente che sbaglia e di cui ci si occupa nelle pp. precedenti del giornale; e tu mi potresti perfino dire "se lo dice Citati, allora è giusto"; e questo avrebbe pure un senso. Resta il fatto che Citati ha "usato" uno di quegli errori "classici" che dalla prima elementare in poi si correggono agli scolari con la penna blu (almeno un tempo, almeno si spera). Poi, nella Lessicografia della Crusca si registrano 3 occ. per "sufficente", di cui una da Dante, Paradiso; e sappiamo tutti che Leopardi scriveva "che io vadi". Saranno "forme esatte" pure queste?

Occam ha detto...

L'altra volta mi sono permesso di segnalare un sommarietto con tanto di «perchè» (accento sbagliato) a pagina 2 e sono stato tacciato di eccessiva meticolosità!...
PS: Comunque credo che il numero di ieri di Rep. resti uno dei migliori del 2009 (Cordero nei Commenti, Ceccarelli e Clerici in Cultura, Stille sul caso Meredith, Crosetti sull'itagliano etc etc), non perdiamoci in minuzie, orsù!!!

Barbapapà ha detto...

Occam! Ti pregherei di non nominare Gianni Clerici davanti a Caterina. E' come agitare un drappo rosso di fronte ad un toro già infuriato! :)

Occam ha detto...

W Gianni Clerici, allora: l'unico, con Scalfari, che può fare gli attacchi (tutti) in prima persona e scrivere di sé in terza, autonominandosi con finta diminutio «scriba»: l'ultimo esteta della penna in un mondo di arruffoni
E mi perdonino i detrattori!

Anonimo ha detto...

Immenso Pietro Citati? Ho visto che c'era una pagina su Tati e mi sono detto: Bene". Poi ho visto la firma e mi sono detto: "Ah, va beh". E infatti era il solito pezzo di Citati, un articolone inutile e dannoso, una sbrodolata di banalità in ritardo di trent'anni di cui non si sentiva la mancanza. Formidabile poi l'attacco, perfetto per la rubrica "E chi se ne frega". E già che ci siamo: insopportabile anche il vezzo di citare i film con il titolo originale. Oh!

Fabio P ha detto...

l'anonimo qui sopra sono io

Anonimo ha detto...

No, non sono infuriata affatto. E assolutamente non mi infurio se vedo lodato Gianni Clerici: talora avrò detto che non sono una sua fan agguerrita, ma vedo bene che è vero "esteta della penna," figuriamoci. Diciamo che per essere una sua fan agguerrita Clerici dovrebbe leggermente modificare il suo atteggiamento verso le tenniste, specie quelle più giovani; e autodefinirsi "dirty old man" non aiuta; anzi. Tutto qui. Per il resto, scrive benissimo. (E poi non seguo il tennis, quindi non ci capisco niente.)

Su "perchè", Occam, hai toccato esattamente il punto. Diciamo che non è un errore gravissimo; ho in mente recentissime lenzuolate di Zucconi contenenti esclusivamente accenti gravi. FIno ad ora poteva essere leggermente "eccessiva" la meticolosità nel farlo notare (se ero stata io la colpevole, me ne scuso); d'ora in poi, non lo sarà più, visto che sono stati proprio loro di Rep., imprudentemente, a lamentarsi di questo errore. Niente resterà impunito. (E' lo stesso spirito con cui ho notato "chiacchera" in CItati. Mi riservo di tornare sull'argomento.)

Anonimo ha detto...

Fabio P., grazie di esistere. Era esattamente quello che volevo dire io nel mio post.

Anonimo ha detto...

Per quanto riguarda le didascalie della colonnina T&C, lì siamo davvero in un altro mondo; ci scommetto che non le scrive Gianni Clerici; p.es.:

Vita difficile a Beverly Hills per Elisabetta Canalis, i paparazzi sono scatenati dietro alla fiamma di George Clooney che tenta inutilmente di nascordersi sotto il cappuccio di una troppo vistosa felpa rossa, ma viene presa dall'assalto dei flash

Andrea ha detto...

Ringrazio la sinteticità di Fabio P, che si fa capire in due righe senza seminare astio...

Occam ha detto...

Citati scrive ottime cose ma molto autoreferenziali in effetti: restano memorabili, però, un suo pezzo sui pomodori liguri (2006, credo) e uno di questa estate sulle sue letture in Versilia

Anonimo ha detto...

Andrea, senza voler seminare nessunissimo astio, devo dire però, senza ironia, che non ti capisco. Penso che sia abbastanza ovvio che era il tuo commento a seminare un pochino di astio, ed era il primo della giornata. Basta rileggerlo. Non c'è bisogno di ricopiarlo qui ("…perché menarla tanto?" etc.). Comunque, per me, sia pace tra noi. Spero che tu non ce l'abbia con me; pace.

Per quanto riguarda "chiacchiera," comunque, ho controllato sul Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, UTET, vol. III, p. 41, s.v., che dice:

"'Chiàcchiera' (erroneamente 'chiàcchera'), sf. (per lo più al plur.: 'chiacchiere') [etc.]"

Questo semplicemente per chiarire la questione; e senza voler seminare né astio né zizzania.

Enrico Maria Porro ha detto...

Una gran bella discussione. Senza astio direi. Molto concitata ma senza astio.

Complimenti. E' difficile superare i 15 messaggi in un post.