venerdì 25 dicembre 2009

Trilogia di Natale - terza e ultima parte.

Come promesso, ecco l'atteso articolo dell'inviato in Palestina Paolo Rumiz che chiude la Trilogia di Natale che Repubblica ha voluto regalare ai suoi lettori.

Buona lettura.




Dopo aver fatto il giro d’Italia in 500, attraversato le Alpi in bicicletta e risalito la dorsale dei vulcani appenninici, il direttore Ezio Mauro mi ha spedito – per queste festività natalizie – sulle orme degli antichi Magi. Da Samarcanda a Betlemme a dorso di dromedario (e pure senza sella).
In partenza, faccio mio il pensiero del grande Omar Hayyam, poeta e matematico che nacque proprio qui, nell’antica Trebisonda: “non ricordare il giorno trascorso e non perderti in lacrime sul domani che viene: sul passato e futuro non far fondamento vivi dell’oggi e non perdere al vento la vita”. Ghitahy Umar, che mi accompagna in questo lungo viaggio, mi spiega da dove abbiano origine le rivendicazioni tadjke sulla città. E mi parla anche dell’uso dell’incenso presso gli antichi popoli degli altipiani iranici. Secondo la tradizione i Magi portarono oro, incenso e mirra. La mirra è la più sconosciuta, ma avremo modo di parlarne con dovizia di particolari quando arriveremo dalle parti dell’oasi di al Qhueval, vicino alla depressione di el Bishappyya e prima delle alture del Maleun. “Tra le mie carte – inizia Ghitahy – ho rinvenuto un antico uso, noto già nel VI secolo avanti Cristo, dell’incenso a uso terapeutico. Vedi questa mappa? I cerchietti indicano dove i nomadi dell’antichità, i primi beduini, piantavano le tende. Le loro usanze sono alla base di tante di quelle contemporanee”. La circoncisione, per esempio. Non tutti sanno che l’origine di questa pratica non è legata a motivi religiosi (“questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio”, Genesi 17,10), ma igienici. In mancanza di acqua, i popoli del deserto ricorrevano alla sabbia. Ma l’organo maschile presentava qualche difficoltà. Così, si decise di ricorrere alla recisione del prepuzio.

Paolo Rumiz (alias Nonunacosaseria)


p.s.: e ora scusatemi, ma devo fermarmi perché ho un mal di culo tremendo a causa del dromedario. Forse era meglio il cammello. Chissà che Ghitahy non abbia qualche antico unguento che allevi il dolore. Vi aggiornerò quanto prima sui miei avventurosi e originali viaggi, pantofolai che non siete altro!


© RIPRODUZIONE RISERVATA

I primi due articoli della Trilogia di Natale sono opera di Franco Cordero e Stefano Bartezzaghi.

2 commenti:

Andrea ha detto...

Bello, molto ben fatto. Ci sono anche i riferimenti biblici che Rumiz, di fede ebraica, usa di tanto in tanto. Ma appunto per questa ragione, Rumiz l'avrebbe fatto un viaggio così?
Forse sì. D'altronde, neanche i re magi erano cristiani.

Buon Natale

nonunacosaseria ha detto...

Ringrazio per i complimenti. E auguro, sia pure in ritardo (mi si è rotto il modem proprio a Natale!!!), buone feste a tutti.