martedì 12 gennaio 2010

Parlarsi addosso.



Repubblica di ieri a pagina 10.

Botta di cerchiobottismo?

16 commenti:

Supersoul ha detto...

Beh, accusare Mauro di cerchiobottismo, mi pare quasi una follia. Diciamo tuttalpiù diplomazia, dialettica, ma oltre proprio no.

aghost ha detto...

...e che notizie sarebbero? Sono anni che Berlusconi straparla di tagliare le tasse.

Tito conferma la teoria di Fini (Massimo): dal potere bisogna stare alla larga. Altro che seguire da 10 anni il presidente del consiglio. Altrimenti poi i risultati sono questi: interviste genuflesse e fuffa al 100%.

Barbapapà ha detto...

Sì, sono anni che si parla di tagli alle tasse (come dimostrato in altro post da nonunacosaseria). Ma, a conferma che non c'è niente di più inedito della carta stampata, ogni volta se ne parla come grande novità.

Riguardo all'intervista di Tito a Berlusconi, al di là del modesto spessore tipico delle interviste ai politici, non ci ho trovato nulla di scandaloso o sorprendente. Né mi sembra sia il caso di parlare di cerchiobottismo. La spiegazione di Mauro è molto lineare.
Non dimentichiamo che Repubblica ha sempre avuto un giornalista vicino, se non embedded nell'entourage di Berlusconi e che ha già fatto in passato altri scoop. Molti ricorderanno la famosa intervista che il Cav. diede a Mario Calabresi nel 2000, rivelando di essere stato operato per un tumore alla prostata.
Berlusconi non rilascia da anni interviste ai vertici del giornale, ma verso i giornalisti al suo seguito s'è sempre mostrato cordiale. D'altronde, è nelle sue corde provare ad ammaliare chiunque si avvicini a lui.

Chi ha qualche anno di più ricorderà Vittorio Testa che seguì per tanti anni Berlusconi e che, come falena attratta dalla luce, ad un certo punto fu assunto in Mediaset.
Speriamo che Tito sappia resistere alle sirene berlusconiane.

aghost ha detto...

Scusa ma, "la famosa intervista che il Cav. diede a Mario Calabresi nel 2000 rivelando di essere stato operato per un tumore alla prostata" mi sembra più una notizia da Novella 2000. E' per notizie come queste che uno fa il giornalista embedded? Poveri noi...

Ma avete mai sentito le domande che i giornalisti americani fanno ai poitici, e perfino ai presidenti? Vi assicuro che non hanno nessun timore reverenziale, spesso anzi si sfiora l'impudenza se non l'insolenza.

Qui da noi, dove il campione dei giornalisti sdraiati è Vespa, sarebbe letteralmente inconcepibile. I giornalisti USA gli levano le pelle, ai politici. Altro che prostata.

Enrico Maria Porro ha detto...

Barba, stai tranquillo che con un cognome così, Tito non ci va proprio a lavorare dal Berlusca.

Barbapapà ha detto...

Aghost, sto semplicemente ricordando che lo scoop dell'intervista di Tito al Cav. non è una novità per Repubblica e che, pertanto, non deve essere letto come una forma di appeasement da parte di Mauro verso Berlusconi.
Per il resto, concordo con te che le vere interviste sono altro e non rinvenibili solitamente nel nostro giornalismo politico.

Grande Feticista Supremo!

Nemo ha detto...

Si ok, carini, bravi, Tito, Mauro e tutto il resto, anche Fazio su, ma...

hanno dimenticato le 10 domande. (!)

Supersoul ha detto...

off topic per una info di servizio per tutti i fetish del blog: stasera a BALLARO' c'è...GIOVANNI VALENTINI!

Enrico Maria Porro ha detto...

ciao nemo, sei un po' in ritardo, guarda che è da quando è uscita l'intervista che si parla di questa cosa delle dieci domande...

nonunacosaseria ha detto...

definire calabresi un giornalista embedded, equiparandolo a claudio tito o a francesco verderami, mi pare fuori luogo.
così come è fuori luogo definire la notizia sulla prostata una cosa da novella 2000.
punto primo: niente è casuale quando si parla di berlusconi. ciò che per altri è gossip, per berlusconi è scienza della comunicazione (ricordate "una storia italiana"? non c'era una frase casuale, tutto era studiato nei minimi dettagli, anche il modo in cui fu presentato l'adulterio di berlusconi nei confronti della prima moglie).
e in quella circostanza ci fu un incontro di interessi: calabresi, all'epoca giovane e rampante giornalista non ancora inviato in america e non ancora direttore della stampa, venne a sapere una notizia, chiamò berlusconi per conferma e questi gliela ribadì per poi sfruttarla mediaticamente. tutto perfetto.

Barbapapà ha detto...

Non vorrei aver generato equivoci.
Io ho richiamato lo scoop di Calabresi per dire che è fuori luogo sorprendersi oggi per l'intervista di Tito e attribuirgli chissà quali significati reconditi, perché in passato già era accaduto a Repubblica di fare scoop sul Cavaliere. Per questo citavo Calabresi. Non in quanto giornalista più o meno embedded al suo seguito. Non lo è mai stato.

Enrico Maria Porro ha detto...

OT: riporto la proposta di Frank57 di inserire nel PPR+ di gennaio "L'amaca" del 9 gennaio di Michele Serra.

Barbapapà ha detto...

Ottima segnalazione di Frank. Link, ahimè, sbagliato...

Enrico Maria Porro ha detto...

perchè sbagliato Barba?

Barbapapà ha detto...

Perché mi rimanda ad un articolo di Giovanna Vitale!

Enrico Maria Porro ha detto...

Oibò, barba. Hai ragione, non me n'ero accorto. Per riscattarmi ecco l'amaca completa di quel giorno:

L' AMACA

Repubblica — 09 gennaio 2010

Se fossi Mario Balotelli me ne andrei a giocare in Inghilterra. Lo dico a malincuore, e a scapito di quel micidiale ricatto emotivo che è il tifo (sono interista, e Balotelli sarà presto uno dei migliori attaccanti di tuttii tempi). No, questo paese nonè pronto per i "negri italiani". Non è pronto a trattare i braccianti immigrati da lavoratori e non da schiavi, non è pronto a chiamare razzisti i razzisti, non è pronto a restituire il calcio ai cittadini civili e inermi levandolo dalla morsa bellica (e mafiosa) degli ultras. Che non sia pronto, il nostro Paese, lo si capisce dagli alibi dietro i quali si nasconde. Nessun paese, nessuna comunità è esente da vizi, traumi, impedimenti civili. Ma una comunità adulta conosce le proprie malattie, le chiama con il loro nome. Negli Usa la questione razziale è annosa e grave, ma si chiama "questione razziale". Nei paesi europei l' immigrazione ha prodotto la nascita di molti partiti xenofobi, ma li chiamano "partiti xenofobi". Da noi l' ipocrisia e più ancora la vocazione autoassolutoria che è tipica dei bambini, impedisce di guardarsi allo specchio. In molti, calciatori, dirigenti, politici, opinionisti, dicono che Balotelli viene contestato perché è antipatico, non perché è nero. Forse il razzismo è una faccenda troppo seria perché gli italiani se ne sentano all' altezza. - MICHELE SERRA