domenica 3 gennaio 2010

Sondaggione: votate gli articoli PPR+ e PPR- di dicembre.

Ritorna l'abituale appuntamento con i due sondaggi che eleggeranno i due articoli PPR+ e PPR- del mese di dicembre.

Premessa.

La regola del nostro sondaggio prevede che siano candidabili solo i giornalisti di Repubblica, non i collaboratori esterni. Ma ogni regola deve contemplare l’eccezione, venendone anzi rafforzata. Così è stato a dicembre. Prima la denuncia di Pap Khouma dell’Italia quotidianamente razzista, acclamata da molti feticisti a voce talmente alta da travolgere ogni resistenza alla sua partecipazione al sondaggio. Poi, il racconto di Shulim Vogelmann dell’orrendo comportamento del personale di Trenitalia nei confronti di un diversamente abile, che ha catalizzato nel blog analoghe, passionali reazioni.
Abbiamo quindi deciso di candidare insieme i due contributi esterni sia perché sono accomunati dalla “denuncia dell'abuso di potere da parte di chi si trova a detenerne anche una sola, miserabile briciola.” (Caterina), sia perché non vogliamo, neanche incidentalmente, consentire una classificazione dei comportamenti incivili. Ogni offesa alla persona dovuta ad “ogni tipo di pregiudizio razziale, etnico, religioso, di genere, di età, di orientamento sessuale, o relativo a disabilità fisiche o psichiche” (cfr. Wikipedia, alla voce Politicamente corretto) è per noi della medesima assoluta gravità e va combattuta con la medesima forza.
Abbiamo altresì deciso che questa modifica non dovesse avvenire a danno di giornalisti interni, ecco perché i candidati al PPR+ sono diventati 6, in luogo dei canonici 5.

La redazione di PPR.

Ecco la selezione, in rigoroso ordine cronologico di apparizione, salvo i due contributi esterni.



Michele Serra, rubrica L’amaca dell’1 dicembre. In sede di commento al veto referendario della Svizzera alla costruzione di nuovi minareti, il Corsera cerchiobotteggia more solito: Battista contro il no, Messori a favore. Le “deliziose randellate di Serra” (aghost) mettono alla berlina la curiosa morale dello studioso cattolico che, evocando la storia europea, valuta benevolmente le guerre tra cristiani: “Cose gravi ma comunque tra cristiani che pregano lo stesso Dio e leggono la stessa Bibbia: una guerra, ma in famiglia». Chiosa un Serra formato Cuore: “Effettivamente, tra cristiani ci si è scannati per secoli con sistematico entusiasmo. Ma, spiega Messori, pregando lo stesso Dio. Vuoi mettere la differenza?”.

Gianni Mura, articolo del 14 dicembre “Dilettante e felice: Tommasi è tornato”. Esiste un calcio lontano dalle folle e follìe della serie A, dalle violenze e inciviltà degli ultras, dai calciatori milionari, dall’invadenza grossolana della televisione? Sì, c’è. Gianni Mura ce lo dimostra, come solo lui sa fare, dandoci il sapore di un racconto sportivo che Repubblica sembra, se non dimenticare, quantomeno trascurare. "Spettatori 54, contati di persona, più due cavalli (uno bianco, uno pezzato marrone) e cinque vacche, su un prato lì vicino.".

Ezio Mauro, editoriale del 16 dicembre “Il dovere di un giornale”, a commento degli attacchi a Repubblica da parte della servitù parlamentare del Cav., dopo l’aggressione da questi subìta. “Personalmente ho trovato l'editoriale di Ezio Mauro forse il migliore della sua carriera; il migliore che io ricordi al momento” (Caterina).
Magistrale l’incipit: “Servono due parole per rispondere all'onorevole Cicchitto, che scambiando l'aula di Montecitorio per un bivacco piduista si è permesso di accostare il nome di Repubblica a quello dell'aggressore di Berlusconi in piazza Duomo”. Non praevalebunt.

Giuseppe D’Avanzo
, articolo del 17 dicembre “L’assalto ai giornalisti”. Allineandosi al vile sfruttamento politico dell’onda emotiva generata dal fattaccio di Piazza Duomo, la servitù giornalistica del Cav. addita Marco Travaglio come nemico pubblico. D’Avanzo ne prende le difese, quasi a suggellare la pace tra i due, come osserva Jack Skellington, mostrando “onestà intellettuale (...), a maggior ragione dopo gli attriti che si erano manifestati.” (Frank57). Scolpiamo queste parole nella nostra memoria: “ [Travaglio] Non ha alle spalle un partito o un'organizzazione qualsiasi. Non è protetto da una scorta. Può contare soltanto sulla credibilità del suo lavoro, sul consenso che ne ricava tra chi lo legge e lo ascolta. Abbandonarlo così indifeso e solitario al conflitto che divide il Paese, è un'irresponsabilità tanto più grave perché matura da una tribuna che dovrebbe mostrare equilibrio e moderazione (...)”.

Curzio Maltese, articolo del 23 dicembre “L’apocalisse di Moratti”. A Milano nevica d’inverno. Lo sanno tutti, tranne la giunta Moratti. Curzio Maltese descrive con stile brillante il penoso comportamento dell’amministrazione meneghina in occasione della ampiamente preannunciata nevicata natalizia, che ha paralizzato la città. Da tempo non si leggeva un Maltese “così efficace nel raccontare, con ironia e apparente leggerezza, l'incapacità della politica a porsi al servizio dei cittadini.” (Barbapapà).

Pap Khouma, articolo del 12 dicembre “Io, nero italiano e la mia vita ad ostacoli”. Una straordinaria prova di come si possa testimoniare la propria rabbia e indignazione per il razzismo subìto ogni giorno, con una dignità sconosciuta agli orgogliosi italiani bianchi. “Ciò che indigna è 1) il razzismo degli italiani, e 2) la loro mancanza di ogni freno inibitorio nel dare espressione a questo razzismo attraverso una "miserabile inciviltà" (per citare Eco) espressiva.” (Caterina). Shulim Vogelmann, lettera del 30 dicembre “Quel ragazzo senza braccia sul treno dell’indifferenza”. Ancora un “racconto agghiacciante” (aghost) dell’inciviltà e della disumanità che si diffonde ovunque nell’Italia odierna. Ancora un lettore che sceglie Repubblica per manifestare lo sdegno per le umiliazioni che in questo Paese soffrono le persone “diverse” e per la generale indifferenza che accompagna in pubblico questi orribili episodi.



Angelo Aquaro, rubrica Le critiche degli altri del 5 dicembre su R2Cult “Poco Ironico. Così i francesi bocciano Dan Brown”. Ovvero, come occuparsi delle recensioni altrui e fraintenderne completamente il significato. “AA dice che la Maurus “impiega tre quarti della recensione ad applaudire ‘Il simbolo perduto’ e sferra l’attacco nel finale.Ciò è falso: è vero esattamente il contrario: un quarto a parlarne bene (189 parole); tre quarti a parlarne male (555 parole)” (Caterina). Come di frequente nella produzione aquariana, l’articolo è un infelice mix di superficialità, errori e supponenza.

Curzio Maltese, editoriale del 6 dicembre “La rivoluzione giovane e gli errori del Pd”. Portato alla nostra (distratta) attenzione dal blog di Francesco Costa, questo articolo ci mostra un Maltese sopra le righe, troppo enfatico nel racconto del No-B Day e troppo aggressivo nella critica all’ondivago PD. L’attenzione da sempre dimostrata verso i movimenti giovanili non giustifica in un giornalista della sua esperienza frasi del genere: “Quando sarà finita l'era Berlusconi, si parlerà ancora del 5 dicembre come di un giorno che ha cambiato la storia.”.

Paolo Rumiz, inchiesta del 10 dicembre “Caccia al punteruolo rosso”. Copertina più due paginate di “reportage” (sic) sul Punteruolo Rosso, insetto killer degli alberi. L’aria fritta di R2, “che va messa sempre all’indice perché rappresenta un elemento di grave vulnerabilità del giornale” (Barbapapà), intossica anche un giornalista del livello di Rumiz. Grazie al feticista-archivista Frank57 abbiamo inoltre scoperto che questo argomento aveva avuto medesime attenzioni dal giornale nel gennaio 2008. Che l’insetto sia invincibile?

Francesco Merlo
, articolo del 17 dicembre, “Tredicesime, quando nacque lo stipendio in più”, pubblicato sul Diario. Dopo il sorprendente secondo posto al PPR+ di novembre, Merlo ritorna agli antichi vizi di un giornalismo barocco di stile e vacuo di contenuti. Tra le varie perle, Caterina segnala metafore stucchevoli (la tredicesima "è una nevicata di democrazia sul natale dell'Italia povera") e retorica natalizia di bassa lega ("…la tredicesima sono i buoni propositi e le palle luminescenti, la tredicesima sono le luci, i vestiti nuovi, i regali che fanno sempre bene.”).

Enrico Franceschini, articolo del 17 dicembre “Vade retro disordine arriva l'agenzia che mette a posto uffici e matrimoni”. Una notizia da Brevissime, compiutamente sintetizzata dal titolo, riesce ad occupare insensatamente una pagina dell’esiziale R2. Franceschini allunga il
brodo con la svogliatezza e la fatica dello studente alle prese con un tema di cui nulla sa. Poco più di un colonnino di testo, circondato dalle consuete inutili foto, per parlarci del “nulla assoluto, R2-style” (Barbapapà). Possibile che l’orizzonte professionale di un corrispondente dal CV importante come Franceschini debba diventare una versione di lusso dell’inconsistente Masotti televisivo?

Si vota, come sempre, qui a destra sotto alla foto della gamba tatuata.
Possono votare tutti, una volta sola.

Buon voto!


Si ringrazia Barbapapà per la collaborazione ai testi del sondaggione.

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