Caro feticista,
l'articolo di oggi di Carlo Bonini
sui cognati famosi me ne ha ricordato uno antico, di Pansa quando ancora era dei nostri.
Si intitolava "
Il grande cognato" ed era dedicato a Pillitteri, allora sindaco della Milano da bere. In quell'articolo Pansa lo chiamava, tra le altre cose, puttaniere e qualche giorno dopo Pillitteri gli scrisse che puttaniere, no, non poteva accettarlo perchè l'appellativo toccava non solo lui ma anche la sua famiglia. O tempora, o mores...
Ciao Carmen
16 commenti:
Eccellente citazione da feticisti, Carmen. E pensare che in un'intervista del 2004 Pansa si definiva di sinistra, anzi che lo era sempre stato. In quel periodo probabilmente era anche vero, poi ha scelto un'altra strada...
Anch'io, come Frank, applaudo Carmen per la felice citazione.
Certo, poi si insinua la malinconia per il Pansa che fu...
... e quei resoconti dai congressi di partito, il conio di definizioni suggestive e adottate nel linguaggio comune...
Non ricordo se l'ho già riferito, ma con Pansa parlai al telefono, anni fa.
E il famoso binocolo con cui Pansa, dalla tribuna dei giornalisti durante i congressi di partito, scrutava le facce dei notabili dell'epoca? Fantastico.
Frank, mi pare di ricordare che ci avessi già parlato di quella telefonata. Se però potessi rinverdire il ricordo faresti, come sempre, cosa assai gradita.
@Barbapapà, grazie. Potrò però provvedere più tardi.
Buon pomeriggio a tutti.
A chi rimpiange Pansa consiglio di leggere il pezzo di Bocca oggi, dalla prima.
PPR+ di diritto
racconta, racconta, frank
Comunque ho l'impressione che Pansa non abbia smesso di essere di sinistra, solo che lo si nopta di più ora che è a Libero.
C'è una componente narcisistica, che a Repubblica era frustrata in quanto voce fra le voci!
Ora potrà cantare fuori dal coro quanto e quando lo vorrà!
Contento lui!
@Occam, il rimpianto è per il giornalista di allora. Cosa è diventato ora non suscita rimpianti.
D'accordissimo per il pezzo odierno di Bocca (con quell'incipit, poi), tanto è vero che mi accingevo a candidarlo pure io. Aggiungo, a proposito di PPR+ "L'amaca" di Serra, un ideale congiunzione con quanto scritto da Giorgio Bocca.
Quanto alla conversazione con Pansa, accadde molti anni fa dopo la lettura del suo - credo - primo romanzo che mi era piaciuto per la storia d'amore (moplto autobiografica), così avevo scritto all'Espresso, aggiungendo il numero di telefono e un pomeriggio mi chiamò, con mia massima sorpresa. S'informò su quello che facevo, sulla famiglia, anticipandomi che stava scrivendo un altro romanzo, lui "scrittore dilettante" e che era al giornale dalla mattina presto. Tutto con molta cordialità e privo di supponenza. Ma, appunto, molti anni fa...
non ho ancora letto bocca, mancanza di tempo. ma lo candido per intanto sulla fiducia.
riguardo al pansa che fu, in questo periodo, frutto di una presa da biblioteca da parte di mio padre, sto leggendo "il malloppo", proprio di pansa e pubblicato nel 1989. prima di mani pulite. sono arrivata al punto dei fondi neri dell'iri, a quelli che p. definiva cleptocrati. dire "niente è cambiato" è pleonastico, il peggio è che, quelli che non sono morti, sono ancora tutti lì. o la loro discendenza, per sempre.
@frank: d'accordo su serra al PPR+
@swam: peccato che sia cambiato pansa ...
Grandi Bocca e Serra, concordo con tutti voi.
Nelle vicende straordinarie, come quelle che stiamo vivendo in questi giorni, Repubblica dà il meglio di sé sia sul lato cronaca - pensiamo al grande lavoro che sta facendo Bonini - che sul lato commenti - pensiamo ai già citati Scalfari, Mauro, Bocca, Serra.
una mano pietosa potrebbe postare da qualche parte l'articolo di bocca, ho provato a cercarlo sul sito ma pare sia a pagamento :(
@aghost: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/02/16/se-questo-il-paese-del-rubo-dunque.html
Eccolo
grazie frank!
Che strano, ho provato a cercare ieri ma usciva che il contenuto era a pagamento boh...
Comunque stavolta non sono del tutto d'accordo con l'analisi di Bocca "rubo dunque sono".
A me pare che una delle risposte sia nelle parole del tizio preso con la tangente: "Ero obbligato - risponde- quei pochi soldi me li ha dati il mio capo ufficio, se gli dicevo di no alla prima occasione mi licenziava".
Insomma siamo quasi tutti, in qualche modo, schiavi del bisogno. E quindi la corruzione trova facili vie. O no?
prego :-) Mi pare che il giorno di uscita in edicola il contenuto sia a pagamento.
Ma io, aghost, non vorrei proprio rassegnarmi all'inevitabilità della corruzione, anche quella esemplificata del modesto impiegato, altrimenti è la fine di ogni possibile diga morale e il ribaltamento dei valori. L'onestà un tanto al chilo e così via.
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