martedì 13 aprile 2010

Testimonianze d'affetto.



Proponiamo di seguito una serie di testimonianze d'affetto per Edmondo Berselli trovate in rete:


Ciao Berselli, mi mancherà il tuo giornalismo ironico

Chi vuole fare il giornalista con i tempi che corrono, deve essere prima di tutto un lettore arguto. Non ho incrociato Edmondo Berselli, scomparso ieri in sordina, né nei corridoi di una redazione né nei soliti salotti letterari. L’ho incontrato diversi anni fa sulle pagine del settimanale L’Espresso. La sua penna ironica girava come una trottola, passando con nonchalance dalla politica alla cronaca, dal costume alla televisione. Berselli, classe 1951, è stato un giornalista intelligente, che si è saputo adattare ai tempi e agli spazi: lui era a suo agio anche quando le misure della pagina era di pochi centimetri quadrati. E’ stato tra i pochi ad anticipare sulla carta stampata un appassionato stile da blogger perchè “la passione” è l’unica ancora di salvezza dall’arroganza degli editori. Mi mancherà Edmondo Berselli perchè Internet sta cementificando e omologando questo mestiere, che diventa sempre più amorfo sotto le ascelle dell’improvvisazione. Il cinema non è fatto solo di grandi attori e registi, ma anche di produttori, così come il giornalismo anche di editori, a volte distratti, spesso incapaci di varcare, nella giusta misura, i confini del cambiamento. La scrittura di Berselli è una gran bella lezione di stile e oggi, da lettore, non posso che rimpiangerla.

Rosario Pipolo


Addio a Berselli, "compagno" disilluso e irriverente della cultura italiana

Quando tra le news è apparsa la notizia della morte di Edmondo Berselli ho pensato che Eddybersel non si meritava questo tiro mancino così presto. Lo avevo conosciuto insieme a Giovanni Evangelisti, alla Carloni, a Ugo Berti, quando il Mulino decise di pubblicare la mia tesi di dottorato su Croce, dove dimostravo che Croce non era affatto provinciale, come negli anni ’80 era un must affermare. Il Mulino di allora era una casa editrice estremamente aperta e per una giovane dottoranda essere accolta da Evangelisti, che ti portava a pranzo, raccontando della cena della sera prima con Braudel era una bella emozione.
Era Bologna: aperta, pragmatica e diretta. Berselli era allora redattore e sapeva il fatto suo: con una battuta sintetizzava un autore, un libro, un’intera collana. Per il primo numero della mia rivista “Palomar”, nel 2000, gli chiesi un articolo sull’identità italiana e lui inviò un concentrato d’ironia sulle canzonette, alla faccia del fido maestro Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno... (prosegue qui)

Daniela Codi per L'Occidentale


Che brutta notizia! Se ne è andato Edmondo Berselli. Non aveva neppure sessant’anni. Ci rimagono i suoi splendidi libri

A me non piace farmi autografare i libri dagli autori. Ma il 17 agosto del 2007 non ho resistito. Edmondo Berselli era venuto a Brunico, a presentare “Venerati Maestri”. Una relazione garbatissima e allo stesso tempo pungente, la sua, subito smorzata per favorire le domande di un pubblico molto estivo e poco incline a farsi annoiare da argomenti seri. Così qualcuno gli proponeva un nome e lui commentava, cavando fuori un aneddoto dalla sua vastissima memoria di (re)censore dei fatti (e misfatti) politici italiani. In particolare, ricordo che si diffuse parecchio su una polemica tra Alessandro Baricco e Pietro Citati.

Berselli era uno di quegli italiani che ti costringono a limitare l’odio che spesso ci prende verso questo paese. Se ancora ci possiamo divertire come si diverte lui, pensavo, allora vuol dire che non tutto è perduto. Difficile misurare per me l’effetto che ha prodotto la lettura del suo “Post-Italiani. Cronache di un paese provvisorio” (Mondadori). Libro bellissimo e utilissimo. Un vero breviario per questi anni miserandi che stiamo attraversando. Lì si spiegava benissimo perché la sinistra ha fatto la fine che ha fatto e perché la destra (questa destra cialtrona) impera. Ne riporto qualche riga, non certo per congedarmi da Berselli, ma per invogliare qualcuno a comprare i suoi libri e a leggerli. Grazie Edmondo.

Sentieri Interrotti


Il tiro mancino di Edmondo Berselli

Mi mancherà Edmondo Berselli, quanto mi mancherà! Mi piaceva così tanto leggerlo, imparare attraverso l'arguzia e la leggerezza, seguirlo nei suoi ragionamenti rigorosi di professore con sberleffo antiretorico incorporato. Mi mancherà. Lo avevo letto fino all'altro giorno e ne ignoravo la malattia. La sua morte mi ha coltCorsivoa impreparata: aveva solo 59 anni, sette meno di me. Io ho letto il suo piccolo ma incomparabile Il più mancino dei tiri, in cui il gioco del calcio è no, non pretesto, perché Berselli riconosceva pari dignità a tutto il reale, comunque si manifestasse, ma occasione, ecco, per parlare di politica e società, di psicologia e di sociologia. Un libro delizioso, detto senza affettazione, proprio per dire che leggerlo era una delizia. E ho letto anche Post-italiani dove Berselli senza acrimonia ma senza indulgenze ci fotografa, noi popolo"di un paese provvisorio".
Il più mancino dei tiri, marchio di fabbrica di Mariolino Corso, ed emblema berselliano di un certo modo di giocare la palla sul campo e fuori, Berselli l'ha fatto a me, andandosene così e lasciandomi addolorata e beffata. Addio.

Inezie Essenziali


L'erede di Beniamino Placido

Era l’unico vero erede di Beniamino Placido. Per l’ironia, per la cultura enciclopedica, per l’intelligenza scanzonata. Ma con un talento tutto suo per la mescolanza di alto e basso in una scrittura fatta di guizzi e di divagazioni irresistibili.

Vie di scampo


Per noi modenesi è una giornata molto triste.


E' scomparso ieri pomeriggio Edmondo Berselli, acuto e intelligente osservatore dei costumi non solo emiliani ma dell'Italia intera, un grande del giornalismo e della cultura italiana del dopoguerra.

Apertamente schierato politicamente, ma mai fazioso senza logica e argomentazioni valide, ha scritto di politica, sport, costume e televisione con acume e fine intelligenza cogliendo puntualmente gli aspetti più nascosti e caratteristici di questo nostro paese.
Ci mancherà.

Punto di vista



Ci mancherà, Edmondo Berselli. Ci mancherà tantissimo.

Mancherà all'italia e mancherà a noi dell'Emilia-Romagna che avremmo tanto bisogno di lui e di gente come lui. Sapeva tramutare la politica in piacere e mettere la politica fra i piaceri della vita. Ce lo ha insegnato, cerchiamo di non dimenticarcelo.
Lo avevamo cercato poco prima della Pasqua dell'anno scorso, quando si ragionava sul Comune di Modena, della sua cultura, dei progetti. Aveva un maledetto mal di schiena. Parlammo di politica e di vita. Insieme. Ogni suo passo è stato un passo sempre attento alla sua, alla nostra terra. in un rapporto unico. Se esiste un insegnamento e un grazie è per questo. Grazie, Berselli.

Stefano Bonaccini - Partito Democratico


Scomparso troppo presto, lascia un grande vuoto nel giornalismo

“Il mio lavoro è prendere un caffè”. Così, parlava di sé Edmondo Berselli. E forse questa frase ne esprime più di ogni altra il carattere e lo spirito con cui ha raccontato per anni un’Italia ricca di contraddizioni e di promesse.
Con occhio sagace e penna leggera ha saputo tratteggiare i mille volti di un Paese che amava e che lo ha amato, riconoscendo nel suo sarcasmo quello garbato di un gentiluomo il cui acume riusciva ad inchiodare politica e costume, cultura ed economia.
Ha raccontato un Paese che cresceva senza perdere la propria spontaneità popolare e di quell’indole ha sempre mantenuto viva la memoria, senza indulgere alla tentazione polverosa del censore.
Tutto questo, e molto altro, ci mancherà, di una persona, prima ancora che di un giornalista, scomparso troppo presto, che lascia un grande vuoto nel giornalismo, nella cultura e nella vita di questo Paese.

Giovanna Melandri


Edmondo Berselli in memoriam

La notizia della morte di Edmondo Berselli è giunta inattesa e sta correndo per il web. Ricordi dei lettori sui siti dell’Espresso e di Repubblica, le testate con cui Berselli collaborava da anni. Il cordoglio di Napolitano. I ritratti di amici e colleghi. Nel nostro piccolo, non possiamo non parlarne anche noi. Esistono infatti dei debiti contratti anche nei confronti di chi non si è conosciuto, e questo breve ricordo è appunto il racconto di un debito intellettuale.

Negli ultimi mesi abbiamo rafforzato l’attenzione dedicata agli scenari della politica italiana (da qui è nata la nostra collaborazione con the Front Page). Se pensiamo al tipo di lavoro che, un po’ per gioco, siamo andati sviluppando nella sezione “Italian Politics” del nostro sito, non possiamo non annoverare tra i nostri modelli di riferimento il lavoro e soprattutto il metodo di Edmondo Berselli... (prosegue qui)

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