Tutto è bello e immaginifico su “D”. Perfino la pubblicità, sempre però vagamente indisponente: armadi a 28 ante, divani lunghi minimo 8 metri, librerie a perdita d’occhio, letti e soggiorni che sono piazze d’armi. Ci si chiede chi, a parte Tronchetti Provera, Berlusconi e qualche rampollo della famiglia Agnelli, possa abitare case simili. Si può perfino suonare la batteria in cucina (avete capito bene, quella coi tamburi), come nella pubblicità Ikea, l’azienda di arredamento nazional-popolare per antonomasia, ma con pretese modaiole, dove il bimbo ripone l’ingombrante e fragoroso strumento... nei capienti armadi della cucina di 75 metri quadrati.
Aghost
6 commenti:
@Aghost, sono domande che pure io da tempo mi pongo. Trovo assurde certe proposte, come pure le case che "D" mostra di qualche presunto artista, o architetto et similia, costruire in località esotiche.
Non so, alla fine è come la pubblicità delle automobili, dove si vede gente che guida in posti che non esistono: nel deserto, nelle foreste australi, in qualche tundra del circolo polare artico...
Mai che ti facciano vedere dove sei quasi sempre: cioè fermo e incolonnato nel traffico...
le pubblicità sono quasi sempre assurde o stupide. quello cui non si può credere è che D si sia abbassato al livello di "viva le cretinate" della soncini. è lei il simbolo di questi tempi bui. Mi sembra assurdo che vada tanto forte persino a repubblica....bah
Mi sono consolata leggendo questo:
http://www.corriereweb.net/ultimora/politica-e-societa/1631.html
@aghost, verissimo. E quella delle automobili molto chic e improbabile, anche se alcuni spot sono belli.
@gea, non toccare la Soncini... Non sai che guaio è successo un po' di tempo fa?
no, non so che guaio, ma comunque la soncini è insopportabile col suo snobbismo verso tutto ciò che non sia cretino
Ho molto apprezzato il link che hai fornito, gea.
Non so se rimanere sconcertato o ammirato dal fatto che di tutto questo nulla si riesca a fare un mestiere e a camparci sopra.
Comunque non è la Soncini il problema di D, è proprio tutta la filosofia di un foglio che, attraverso il simulacro di un giornalismo nobile e impegnato eppur curioso e disincantato (quasi uno slogan), impone vagonate intollerabili di pubblicità.
Sì, Frank potrei rinunciarvi serenamente se fosse reso facoltativo l'acquisto (poi così non sarebbe perché a mia moglie piace proprio la parte modaiola del giornale...).
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